Diario personale di un piccolo scienziato pazzo
 
Riccardo - atreliu pazzo
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lunedì, maggio 22, 2006

Le possibilità dei Sindaci


Immaginate questa scena: casa Veltroni, interno sera, la famiglia riunita intorno al tavolo per la cena. Improvvisamente il figlio (mettiamo che ne abbia uno adolescente) richiama l'attenzione su di sé: papà, mamma, vi devo dire una cosa importante: sono gay.

Il volto del mio sindaco che diventa bianco, muto. I pensieri del mio sindaco che si accavallano nella testa. Un ricordo sepolto da 6 anni che affiora violento: il Wolrd Pride di Roma nel 2000, lui, segretario dei DS, dietro lo striscione di apertura di un corteo clamoroso, nel quale era stato tirato a forza. Il ricordo di un immediato dileguarsi, che non bastò ad evitargli la fatwa di Giovanni Paolo II, che il giorno dopo, dal balcone, insultò lui e il milione di cittadini del mondo venuti a rivendicare dignità e accusati di offesa alla sacralità di Roma.

Papà sono gay.

Un altro ricordo, vivo: il viaggio a Madrid del 7 marzo scorso, e le frasi pronunciate a proposito di Zapatero: "ci sono diritti che vanno affermati e salvaguardati nel rispetto della famiglia così come definita dalla Costituzione", oppure "non bisogna radicalizzare le posizioni; il mio sforzo è tenerle insieme". Come un Buttiglione qualsiasi.

Papà sono gay.

Chissà se il mio sindaco, intorno alla tavola apparecchiata, riuscirebbe a smettere i panni del politico scaltro ed ecumenico e a comprendere le sciocchezze dette e forse persino pensate, a vergognarsi intimamente dell'ambiguità usata nell'affrontare il tema dei diritti civili delle persone omosessuali e transessuali. Chissà se, dopo un attimo di smarrimento, ripensando alla sua figura pubblica, e al ruolo privato di padre, chissà se il mio sindaco chiederebbe scusa a suo figlio.

Papà sono gay.

Chissà se, nel confronto serrato con il figlio fino a notte fonda, capirebbe che dichiarare "niente estremismi su questo tema" equivale ad avere metabolizzato la discriminazione e a riproporla, equivale ad esprimere in forma insidiosa lo stesso razzismo vomitato da chi urla "meglio fascista che frocio", da chi mostra disprezzo con "devo dì 'na cosa di destra? 'A frociii!!!", da chi bolla "i culattoni che infestano l'Europa", da chi picchia, da chi ammazza. Un razzismo se possibile più pericoloso. Perché quelli li riconosci, li identifichi con chiarezza e li allontani, li combatti perfino. Ma quelli come il mio sindaco che dichiarano che i diritti umani dei gay sono un estremismo, no, non hai modo di contrastarli: come riuscire a far comprendere a quelli come il mio sindaco che Rosa Parks ha fatto bene a sedersi in prima fila sull'autobus dell'apartheid, che nessuno, da nessun pulpito, da nessuno scranno può permettersi di dirle di non esagerare, di non ostentare la negritudine, di accomodarsi magari non proprio nei sedili in fondo, ma i posti a metà sì, quelli potrebbero andar bene.

Papà sono gay.

Chissà se domani il mio sindaco, dopo una notte insonne, andando in ufficio, continuerebbe ad evitare gli appestati, ad interpretare ancora il ruolo del Don Abbondio, debole con i forti, sprezzante con i deboli. Chissà se romperebbe la solerte inazione sull'estensione dei diritti e sulla laicità, agendo con atti politici alti, limpidi, privi di sterili furbizie, di penosi calcoli, di equilibrismi umilianti, di ossequiosi inginocchiamenti, includendoli tra i temi quali la pace nel mondo, la pena di morte, il dialogo interreligioso, la cultura, su cui si diletta volentieri. Chissà se domani, oltre al ruolo di sindaco delle buche e del traffico, degli asili e della spazzatura, si ricorderà e ci ricorderà di essere il più apprezzato esponente della sinistra. E di esserne davvero degno. Chissà se domani, perché dopodomani è già tardi, con l'aiuto del figlio gay capirebbe che l'ecumenismo non si può applicare al razzismo e alla democrazia: o si è razzisti o non lo si è, o si è democratici o non lo si è. Non c'è via di mezzo.

Papà sono gay.

Chissà se il mio sindaco, che domani sarà riconfermato Primo Cittadino e che dopodomani forse guiderà i Democratici, capirebbe che Roma non sarà mai come Londra, o Parigi o Berlino (che hanno sindaci orgogliosamente gay), Barcellona, Madrid o Amsterdam, se non garantirà il benessere e la vivibilità di tutti i cittadini, misurandola anche sulle libertà e l'accoglienza, e non sul numero di alberghi pronti a darti una stanza a 100 euro a notte, chiavi in mano. Chissà se capirebbe che una persona omosessuale, una coppia di lesbiche, un cittadino libero si terranno alla larga dalla capitale di un paese da terzo mondo in quanto a diritti umani e civili.

Che ingratitudine, replicherebbe indignato il mio sindaco: ho fatto questo, ho promosso quest'altro, ho creato, è cresciuto, è diminuito, farò, mi impegno a, affronterò. Vero, ma rimane il fatto che il mio sindaco si vergogna di me, si infastidisce quando mi vede, se può mi evita, e se non può mi insulta con il suo buonismo.

Papà sono gay.

Il mio sindaco governa una città ostile alle persone laiche e anche ai gay. Anche a causa sua. Più si è intolleranti più si ottiene ascolto. Le persone omosessuali e transessuali, si sa, sono cittadini miti, solitamente non urlano, non lanciano anatemi, non replicano agli insulti, non reagiscono alle barzellette, né alle vignette. Subiscono perfino la sanguinosa scia di "omocidi" avvenuti in città negli ultimi anni: se fossero stati ammazzati 30 cattolici perché cattolici, 30 ebrei in quanto ebrei, 30 musulmani per il loro essere musulmani, parleremmo di emergenza, di scandalo, di vergogna.

Papà sono gay.

Il mio sindaco ha l'obbligo di far avanzare la sua e mia città nelle libertà, non di cercare consenso per consolidare il potere. E visto che finora ha deciso di escludermi dalla sua cittadinanza, calcolando che può fare a meno di me, ho concluso che no, non sono affatto orgoglioso di essere romano. Sarei orgoglioso di essere europeo, cittadino del mondo, ma fin quando sarà lei, Veltroni, il mio sindaco dovrò aspettare. E io aspetterò, perché sono anche paziente. Intanto il 28 maggio, per la prima volta nella mia vita, non andrò a votare. Perché il mio sindaco è inconsapevolmente omofobo, perché voglio che celebri matrimoni di persone omosessuali e non che presenzi ai loro funerali.
Circolo Mario Mieli


1 Commenti:

STO BLOG FA PROPIO CACA'!!!!
By Anonymous Anonimo
12:58 PM, giugno 11, 2006

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