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 Le falene meglio dei topi per test in laboratorio
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0barra1
Utente Senior

Monkey's facepalm
Città: Paris, VIIème arrondissement


3847 Messaggi

Inserito il - 12 settembre 2009 : 14:30:17  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di 0barra1 Invia a 0barra1 un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
di FLAMINIA FESTUCCIA


Un topo da laboratorio
ADDIO topi da laboratorio. Le sperimentazioni sui farmaci potrebbero presto essere effettuate su falene, moscerini e bruchi. Lo spiega una ricerca presentata pochi giorni fa nel corso di un meeting di microbiologia, a Edimburgo, dal ricercatore irlandese Kevin Kavanagh. Se questa possibilità verrà adottata, il numero dei topi usati come cavie per i test di sostanze chimiche e batteri si ridurrà dell'80%, riducendo tempi e costi della ricerca. "Ormai è una pratica collaudata - spiega Kavanagh - i test iniziali dei farmaci vengono fatti prima su larve di insetto, poi si passa ai topi. Il metodo è più veloce, i test sugli insetti danno risultati in 48 ore, quelli sui roditori impiegano dalle 4 alle 6 settimane".

Kavanagh e i suoi colleghi hanno scoperto infatti che le cellule del sistema immunitario dei mammiferi e quelle degli insetti lavorano praticamente allo stesso modo. "Abbiamo usato gli insetti per verificare la patogenità di un fungo o di un batterio, e abbiamo trovato un'ottima correlazione con i risultati sui mammiferi. Il sistema immunitario corrisponde al 90 per cento".

Meglio dei topi. Secondo il biologo, questi risultati potranno portare all'uso quasi esclusivo di falene e moscerini della frutta per testare farmaci antimicrobici, esperimenti per i quali si usano di solito mammiferi, per la maggior parte roditori come i topi. Rispetto agli altri animali, infatti, i topi sono piccoli, economici, si riproducono in fretta e sono facili da studiare. Ma il costo di allevamento per un a singola cavia da laboratorio si aggira tra le 50 e le 80 sterline (da 60 a 90 euro). Un bruco, invece, si alleva, si nutre e si ospita con 10, massimo 20 pence (intorno ai 20 centesimi di euro). Un risparmio enorme, senza considerare anche la maggiore rapidità di risposta che permetterebbe di tagliare i tempi della ricerca, migliorandone l'efficienza.

I problemi dei test sugli animali. Gli esperimenti su animali sono da anni nel mirino non solo degli ambientalisti e delle associazioni contro la vivisezione, ma anche degli stessi ricercatori. Dalle pagine dell'autorevole rivista scientifica Nature, poco più di un mese fa Thomas Hartung, farmacologo e tossicologo tedesco dell'Università di Costanza, commentava: "Non siamo ratti da 70 chili, i test sugli animali hanno la stessa accuratezza del lancio di una moneta". Una provocazione, ma anche una constatazione su basi statistiche. Fra gli esempi citati da Hartung: il 40% delle sostanze chimiche irritanti per i conigli non lo era per l'uomo, mentre solo il 43% degli effetti tossici di alcuni farmaci sull'uomo si riscontrava anche nei topi. I problemi, secondo il tossicologo, sono anche i falsi positivi: i casi di una sostanza non dannosa per l'uomo che viene invece classificata come tale.

Le differenze di reazione. La lista dei principi attivi che agiscono in modo completamente diverso su animali e uomini è lunga. La penicillina uccide le cavie (tra i roditori più usati per i test) mentre è un efficace antibiotico per l'uomo. L'aspirina è dannosa per topi, scimmie, cani e gatti, mentre stricnina e arsenico, letali per gli esseri umani, sono innocue rispettivamente per le scimmie e le pecore (ma anche polli e porcospini non riportano danni da questi veleni). E ancora, i conigli possono cibarsi senza danni di un fungo altamente tossico come l'amanita falloide, e topi e ratti sopravvivono benissimo all'assenza della vitamina C: il loro organismo la produce autonomamente, mentre così non è per l'uomo, in cui l'avitaminosi induce lo scorbuto.

I casi più drammatici. Ma sono molti anche i casi di farmaci che, testati sugli animali e giudicati innocui, hanno provocato enormi danni sugli esseri umani. E' tristemente noto il caso Thalidomide, un tranquillante venduto negli anni Sessanta come farmaco "da banco", che ha provocato pesantissime malformazioni in quasi dodicimila bambini, figli delle donne che lo avevano assunto in gravidanza. Stesso destino per il Dietilstilbestrolo, un estrogeno di sintesi usato per ridurre l'incidenza degli aborti spontanei. Tra le figlie nate da madri che avevano fatto uso di questo ormone si è riscontrata l'incidenza di una forma rara di cancro alla cervice anche in età giovanissima (tra i 15 e i 25 anni). Non rare le malformazioni dell'apparato riproduttivo e l'aumento del rischio di aborti e gravidanze extrauterine. Si potrebbe andare avanti a lungo.

La proposta di Hartung. Nel suo articolo intitolato "Tossicologia per il ventunesimo secolo", Thomas Hartung propone una via alternativa da seguire per arrivare a una strategia integrata che utilizzi le tecniche più recenti di colture cellulari e bioinformatica. I fenomeni biologici possono ora essere studiati in vitro, spiega Hartung, su strutture tridimensionali "organotipiche", costruite cioè come organi e tessuti umani. Un metodo che non esita a definire più affidabile, efficace, moderno. E, non ultimo, etico.

di FLAMINIA FESTUCCIA

da Repubblica.it

Giuliano652
Moderatore

profilo

Prov.: Brescia


6941 Messaggi

Inserito il - 12 settembre 2009 : 18:09:15  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Giuliano652 Invia a Giuliano652 un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
interessante, se non che, dal mio punto di vista, non risolve il problema etico: non capisco per quale motivo sarebbe accettabile lavorare su un bruco e non su un topo.

Inoltre mi pare un po' generalista. Probabilmente, se non vengono già usate (non lo so) alcune specie di farfalle saranno un nuovo organismo modello punto e basta

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Dionysos
Moderatore

D

Città: Heidelberg


1913 Messaggi

Inserito il - 12 settembre 2009 : 18:16:51  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Dionysos  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di Dionysos Invia a Dionysos un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Forse tanto più l'animale ci somiglia e tanto più ci fa paura farlo
soffrire: è un egoismo a misura d'umanità, ma lo chiamiamo ipocritamente "senso etico"...

Volere libera : questa é la vera dottrina della volontà e della libertà
(F.W. Nietzsche)

Less Jim Morrison, more Sean Morrison!


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GFPina
Moderatore

GFPina

Città: Milano


8408 Messaggi

Inserito il - 12 settembre 2009 : 18:54:00  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di GFPina  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di GFPina Invia a GFPina un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
La notizia sarebbe anche interessante... ma l'articolo si poteva fermare a primi 3 paragrafi, il resto a mio avviso sono solo le solite chiacchiere inutili!
L'articolo divaga sul fatto che gli studi sugli animali possono portare ad errori e falsi positivi e fa degli esempi anche corretti ma... cosa c'entra tutto ciò con l'utilizzo in vece delle falene?
Citazione:
Thomas Hartung, farmacologo e tossicologo tedesco dell'Università di Costanza, commentava: "Non siamo ratti da 70 chili,

ok d'accordissimo, ma da questo articolo dovrei dedurre che siamo invece falene da 70kg??? (io un po' meno! )
Citazione:
La proposta di Hartung. Nel suo articolo intitolato "Tossicologia per il ventunesimo secolo", Thomas Hartung propone una via alternativa da seguire per arrivare a una strategia integrata che utilizzi le tecniche più recenti di colture cellulari e bioinformatica. I fenomeni biologici possono ora essere studiati in vitro, spiega Hartung, su strutture tridimensionali "organotipiche", costruite cioè come organi e tessuti umani. Un metodo che non esita a definire più affidabile, efficace, moderno. E, non ultimo, etico.

Passi per l'etico! Anche per il moderno, per quanto riguarda le "strutture tridimensionali "organotipiche"" (paroloni che fanno scena!), ma di sicuro non più affidabile!
Gli esperimenti su colture cellulari sono sempre il primo passo, e chi fa ricerca lo sa bene, la bioinformatica ci dà una grossa mano, ma tutto questo non basta! Gli organi ricreati in vitro, sono sicuramente un notevole passo avanti e saranno sicuramente utili per studiare molti meccanismi, ma ancora non basta! L'uomo è composto da vari organi e tessuti che interagiscono, non stanno tutti li a farsi ognuno i fatti propri. Va bene, si potrebbe scoprire che l'utilizzo di una sostanza fa bene ad es. al cuore, ok ma se poi danneggiasse ad es. rene o fegato?
Nessun ricercatore assicura che la sperimentazione su mammiferi dia risultati sicuri al 100%, ma sicuramente ci dà molte più informazioni rispetto a quello che si può ottenere con i metodi "in vitro" o addirittura "in silico".
Si tira fuori tutte le volte il caso del Talidomide, a ragione sicuramente, ma ammettiamo succedesse adesso con questi nuovi "strumenti" della ricerca. Lo studio sui miei bei neuroni in coltura e fa benissimo. Passo al mio bel modello di cervello in 3D riprodotto in laboratorio (ammettendo che sia possibile!) e funziona benissimo, ok e a questo punto? La ricerca è finita! Do il prodotto per sicuro, lo metto in commercio, viene preso da donne incinte e ... succede esattamente la stessa cosa, gli stessi danni ai feti! E quindi? cosa avremmo risolto? Dov'è tutta questa affidabilità?

Trovo giustissimo cercare metodi alternativi alla sperimentazione animale, ma finché non si troverà qualcosa che veramente possa sostituirla in maniera "affidabile" non possiamo farne a meno.
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Gabriele
Utente

Prov.: Pisa
Città: Pisa


615 Messaggi

Inserito il - 13 settembre 2009 : 13:17:20  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Gabriele Invia a Gabriele un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Trovo singolare che il prof. Hartung non conosca gli algoritmi di conversione dei dosaggi in base a specie e peso.

"Chi rinuncia alla libertà per la sicurezza, non merita né la libertà né la sicurezza. E finirà col perdere entrambe."
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chick80
Moderatore

DNA

Città: Edinburgh


11491 Messaggi

Inserito il - 13 settembre 2009 : 22:30:45  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di chick80 Invia a chick80 un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Peccato che su Talidomide gli studi fatti sugli animali erano incompleti. Fossero stati fatti gli studi richiesti oggigiorno la tossicità si sarebbe vista e come.

Ad ogni modo può essere un buon modello per alcune cose, per carità la Drosophila non lo è?
Peccato che molti effetti collaterali siano inutili da studiare su di una falena, visto che non è nemmeno un mammifero...

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miRNA_dangerous
Nuovo Arrivato



18 Messaggi

Inserito il - 14 settembre 2009 : 09:31:42  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di miRNA_dangerous Invia a miRNA_dangerous un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Penso che stiamo già trovando risposte a problemi del genere, etici o tecnici che siano.
leggete questo: http://www.makeanimaltestinghistory.org/resources/reports/Towards%20a%20European%20Science%20without%20Animal%20Experiments_it.pdf

Sugli umani non possiamo testare nulla sempre per un problema etico giusto?
allora ci mettiamo sullo stesso piano degli animali
e sperimentiamo su zigoti, cellule staminali e qualsisai essere vivente che sia...

http://www.olokaustos.org/argomenti/esperimenti/

Le falene non sono una risposta, non servono a niente...è solo un modo per aggirare il problema scegliendo una via più veloce e già esistente in natura...
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chick80
Moderatore

DNA

Città: Edinburgh


11491 Messaggi

Inserito il - 14 settembre 2009 : 11:40:00  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di chick80 Invia a chick80 un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Nessun modello in vitro potrà mai sostituire un animale, a meno che non mi troviate un modello in vitro con almeno a) 1 fegato b) un sistema circolatorio c) un sistema nervoso (e si potrebbe aggiungere altro).
Questo non vuol dire che i modelli in vitro siano inutili. Sono un ottimo punto di partenza e permettono di fare grossi screening iniziali, tuttavia io trovo più che etico passare all'animale prima di sperimentare sull'uomo.

Diciamo pure che quelle % di falsi positivi siano vere, quali sono le % nei modelli in vitro?

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Donde
Utente Junior

biohazard



272 Messaggi

Inserito il - 15 settembre 2009 : 15:58:30  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Donde  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di Donde Invia a Donde un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
scusate, ma gli anticorpi non sono prodotti solo dai vertebrati?

"DNA just is. And we dance to its music."
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chick80
Moderatore

DNA

Città: Edinburgh


11491 Messaggi

Inserito il - 15 settembre 2009 : 16:05:52  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di chick80 Invia a chick80 un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Un anticorpo è una proteina, puoi farla produrre anche a un batterio volendo anche se normalmente non la produrrebbe (è il metodo con cui oggigiorno si produce l'insulina ad es).

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Donde
Utente Junior

biohazard



272 Messaggi

Inserito il - 22 settembre 2009 : 14:07:53  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Donde  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di Donde Invia a Donde un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
ok.. ma gli insetti mancano anche dei linfociti e di tutti i meccanismi complessi di interazione fra anticorpi e cellule dell'organismo. è possibile indurre artificialmente tutto questo?

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0barra1
Utente Senior

Monkey's facepalm

Città: Paris, VIIème arrondissement


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Inserito il - 06 ottobre 2009 : 00:55:22  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di 0barra1 Invia a 0barra1 un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Io so che mancano della risposta immunitaria adattativa, insomma, si basano interamente sulla risposta umorale per difendersi dai patogeni. Invertebrati in generale.
Dunque si, mi pare strano che si possano studiare fenomeni così importanti su falene.
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chick80
Moderatore

DNA

Città: Edinburgh


11491 Messaggi

Inserito il - 06 ottobre 2009 : 08:26:57  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di chick80 Invia a chick80 un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Scusa, avevo letto male la tua domanda donde. Io dicevo che potresti usare un insetto per PRODURRE degli anticorpi, non per STUDIARE il sistema immunitario (a meno che tu non sia interessato alla risposta immune degli insetti ovviamente).
Anche qui, tuttavia, il gioco non varrebbe la candela, visto che è molto più semplice farlo in batteri.

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