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bastianabb
Nuovo Arrivato
7 Messaggi |
Inserito il - 10 maggio 2015 : 18:52:48
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Buongiorno a tutti! Sto studiando fisiologia polmonare e sono bloccata sul concetto di estrazione dei gas diffusione-dipendente o perfusione-dipendente. Dai miei appunti leggo che ogni gas ha una sua capacità di diffusione DL (Area membrana x costante di diffusibilità D/ spessore membrana). Il professore poi mi cita una formula di Renkin-Crone che non sto trovando completa da nessuna parte e che a grandi linea sembra asserire che l'estrazione del gas dall'aria alveolare da parte del sangue arterioso è definito da un esponenziale elevato a -DL/Q [con Q flusso sanguigno]. Il libro (il Conti) aggiunge al denominatore dell'esponente beta, il coefficiente di solubilità del gas nel sangue, nel senso di sua affinità per il trasportatore Hb. Poi passa agli esempi classici dei diversi gas per cui l'N2O ha un alto capacità diffusiva per cui la sua estrazione è perfusione-dipendente, CO ha una bassa diffusibilità per cui è diffusione-dipendente, lo è al punto da diventare il mio metodo di diagnosi di alterazioni della barriera alveolo-capillare polmonare. L'O2 ha una posizione intermedia tra i due. Da questo io dedurrei che il CO semplicemente non attraversa la membrana ma ovviamente non è così! la bassa "capacità diffusiva" del CO non vuol dire "che non riesce a diffondere", piuttosto che passa come tutti gli altri la membrana ma si lega con una tale affinità all'Hb da non venire registrata una sua pressione parziale nel sangue. E però io così non capisco più di cosa stiamo parlando. Non è più l'elemento DL nell'esponente a determinare le cose ma piuttosto il beta al denominatore (che il professore non cita neanche). La distinzione tra diffusione o perfusione-dipendente dipende insomma dall'affinità dei gas per l'Hb? E a questo punto come CO è un indicatore della diffusibilità di membrana alveolo-capillare? Vi ringrazio per una spiegazione :(.
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Caffey
Utente Attivo
Città: Perugia
1496 Messaggi |
Inserito il - 11 maggio 2015 : 17:27:59
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Ciao. Anche io ebbi i medesimi dubbi e per ciò spero di riuscire a chiarirti il concetto. Il problema di fondo è capire che la "diffusibilità" è un fattore che dipende non solo dalla capacità intrinseca di attraversare la barriera alveolo-capillare, ma anche dalla semplice regola che una sostanza (un gas in questo caso) tende a spostarsi da un'area a maggiore concentrazione ad una a minore concentrazione. In questo caso il gas segue questo percorso: aria alveolare --> membrana alveolo-capillare --> sangue (disciolta come gas nel liquido) --> eritrociti. I fattori limitanti del passaggio di questo gas, qualunque esso sia, sono pertanto la permeabilità della barriera alveolo-capillare e la differenza di concentrazione (o pressione parziale se preferisci) del gas tra l'alveolo e il sangue (componente disciolta); la concentrazione ematica, a sua volta, dipende essenzialmente dalla capacità del gas di entrare negli eritrociti, riducendo così la componente di gas disciolta e quindi la sua pressione parziale. Un altro elemento che regola la concentrazione di gas disciolto nel sangue alveolare è il flusso sanguigno alveolare, che apporta sempre sangue "fresco", portando via quello saturo di gas disciolto (questa è la componente perfusionale).
Ora analizziamo il percorso che seguono i due gas presi classicamente ad esempio: N2O e CO.
Il CO attraversa normalmente la membrana e si discioglie nel sangue. Tuttavia, data la sua altissima affinità per l'Hb, passa subito all'interno dell'eritrocita, mantenendo la sua pressione parziale sempre molto più bassa di quanto possa essere a livello alveolare: in queste condizioni, anche se rallentiamo l'afflusso di sangue, esso non sarà praticamente mai saturo proprio perché il CO entra tutto negli eritrociti. Di conseguenza un paziente con una patologia vascolare polmonare non avrà comunque alcun problema ad assorbire il CO dagli alveoli. L'unico elemento che può effettivamente rallentare il processo di diffusione del CO, quindi, è la permeabilità della barriera alveolo-capillare, che se riduce la propria permeabilità inficia la diffusione del CO. Per tale ragione si dice che il CO è diffusione-dipendente (che sarebbe come a dire che è perfusione-indipendente, per i motivi detti sopra).
L'N2O a sua volta attraversa benissimo la barriera alveolo-capillare, giunge nel sangue dove si discioglie ma non entra facilmente nei globuli rossi. Questo fa sì che rapidamente la pressione parziale del gas disciolto nel sangue eguaglia quella del gas alveolare. Se il sangue alveolare non viene rinnovato rapidamente, "portando via" il gas disciolto, questo fenomeno blocca il passaggio di gas dall'alveolo al sangue. Per tale ragione si dice che l'N2O è perfusione-dipendente: se rallenti il flusso sanguigno non riesce a passare, se invece il flusso è buono, passa benissimo.
Da questo potrai dedurre facilmente il motivo per cui la capacità di diffusione del CO viene utilizzata in clinica per valutare le condizioni della barriera alveolo-capillare: le caratteristiche di quest'ultima sono sostanzialmente le uniche che possono inficiare la diffusione del CO.
Spero di essere stato sufficientemente chiaro. Per qualsiasi ulteriore chiarimento, chiedi pure.
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[...] Hunc igitur terrorem animi tenebrasque necessest non radii solis neque lucida tela diei discutiant, sed naturae species ratioque. [...]
Titus Lucretius Carus |
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