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metodico
Nuovo Arrivato
Prov.: Torino
Città: chivasso
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Inserito il - 02 luglio 2007 : 00:01:22
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ciao
da articolo che pubblicheremo a giorni vi metto questa sintesi sulla classifica redatta dall'Istat sulle qualifiche professionali che danno maggiori possibilità di trovare lavoro.
I dati diffusi a fine maggio dall'ISTAT nell'ambito dell'indagine annuale sull'inserimento professionale dei laureati sono illuminanti: Ogni anno in Italia si iscrivono all'università circa 330.000 giovani.oltre la metà di questi non finisce gli studi. Nel 2001 si laureano 154.324 giovani. Di questi nel 2004 solo 86.146 risultano aver trovato un lavoro continuativo: il 56% del totale. Come spesso accade in Italia, intorno alla media c'è molta varianza di percentuali a secondo del tipo di laurea conseguita come indica la tabella seguente:
Percentuali di laureati con un lavoro continuativo a 3 anni dalla laurea anno 2004
Gruppo di corsi di laurea %
gruppo ingegneria 81,3
gruppo chimico- 72,4 farmaceutico
gruppo economico- 67,9 statistico
gruppo architettura 59,9
gruppo agrario 58,8
gruppo scientifico 56,9
gruppo politico- 54,8 sociale
gruppo linguistico 53,3
gruppo geo-biologico 52,8
gruppo psicologico 51,6
gruppo insegnamento 50,1
gruppo letterario 45,3
gruppo giuridico 41,3
gruppo educazione 19,4 fisica
gruppo medico 19,2
totale 55,8
fonte: eleaborazione dati ISTAT
Dalla tabella si evince che sono fanalino di coda con appena 19 su 100 i laureati in medicina che godono di un lavoro continuativo a tre anni dalla laurea.
All'apice invece risultano 81 su 100 gli ingegneri in possesso di un'occupazione stabile ad un triennio dal completamento degli studi.
Al di sotto degli ingegneri, ma sopra la media nazionale, troviamo i laureati chimico-farmaceutici, quelli del gruppo economico-statistico e gli architetti.
Al di sotto dell'aliquota di 56 occupati per 100 laureati si collocano i laureati in discipline politico-sociali, letterarie e giuridiche.
Riguardo alla tipologia di contratto dei laureati al lavoro ad un triennio dalla laurea, i contratti a tempo indeterminato sono largamente maggioritari nel caso di laureati in discipline chimico-farmaceutiche, in ingegneria, in materie economico-statistiche.
Le collaborazioni coordinate e continuative hanno invece un peso significativo per i laureati del blocco politico-sociale, per i laureati in lettere e per quelli del gruppo psicologico.
http://www.alagoas.it
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mariannabio
Nuovo Arrivato
Prov.: Napoli
Città: giugliano
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Inserito il - 02 luglio 2007 : 11:13:28
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GFPina
Moderatore
Città: Milano
8408 Messaggi |
Inserito il - 03 luglio 2007 : 00:35:40
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Grazie della Classifica Metodico! Però... per alcune professioni non si può guardare solo 3 anni dopo la laurea! Ad es. i "medici" "fanalino di coda" è vero che dopo tre anni non hanno un lavoro fisso... ma perché devono fare la specialità che dura altri 4-5 anni... dopo di che se si rifanno le classifiche vedi come la scalano!!! Sopratutto rispetto al "gruppo geo-biologico 52,8%" o al "gruppo scientifico 56,9%"!!! (non ho capito bene noi BIO... in quale rientriamo!) |
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fpotpot
Utente
Città: middleofnowhere
1056 Messaggi |
Inserito il - 03 luglio 2007 : 09:57:04
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si,grazie metodico,direi che quella sul gruppo scientifico se ha una percentuale del 50% nn include biotec...per quanto riguarda i redattori della statistica...suvvia,'un ce pijjiate pe'....il bello è che oltre al danno ti fan pure la beffa di dire "ma guarda che c'è ricerca in italia..tanto tanto tanto posto per tutti.."aiut!! |
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n/a
deleted
488 Messaggi |
Inserito il - 03 luglio 2007 : 10:07:05
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Metodico, per fare onore al suo nick,inserisca anche: - reddito medio annuo; - tipologia di lavoro (se uno pesicologo fa il pizzaiolo e una biologa la lap dancer credo bisogni specificarlo). Quei dati non significano nulla. Il 50% lavora, ok: quanto guadagna? Che lavoro fa? Sennò è una presa per il culo. ISTAT: Inganniamo Sapientemente TAnti Tonti. |
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fpotpot
Utente
Città: middleofnowhere
1056 Messaggi |
Inserito il - 03 luglio 2007 : 10:53:23
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Citazione: Messaggio inserito da ancelkeys se uno pesicologo fa il pizzaiolo e una biologa la lap dancer credo bisogni specificarlo).
ne conosco tanti!!!! |
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n/a
deleted
488 Messaggi |
Inserito il - 03 luglio 2007 : 11:14:56
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Disponibile a scambio informazioni professionali con lapdancer. |
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metodico
Nuovo Arrivato
Prov.: Torino
Città: chivasso
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Inserito il - 03 luglio 2007 : 13:45:43
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credo che a parte le definizioni dei gruppo in questioni non ci siamo ombra di dubbio che gli ingegneri, i chimici e gli economisti (compresi commercialisti, revisori dei conti, fiscalisti e consulenti del lavoro) siamo quelli che hanno più possibilità ai tre anni della laurea, anche come livello stipendi e lavori stabili. I medici dipende si dalla specializzazione, ma la gavetta per arrivare a stipendi buoni è molto più lunga e selettiva. I biotecnologi credo che rientrano nel gruppo scientifico, anche se è vero che la possibilità di fare ricerca in Italia sia limitata, anche se i dati di ASSIOBIOTECH dicono che il biotech è in costante aumento, anche a livello di nuove società realizzate. http://www.alagoas.it |
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n/a
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Inserito il - 03 luglio 2007 : 14:15:37
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Metodico, ciò che mi riferiscono i rappresentanti ONB a quattr'occhi è diverso. Aggiungimi tre dati matematici alle statistiche: 1) retribuzione media dei biologi; 2) numero di laureati in biologia vs al numero di biologi. Poi se ne può discutere. 3) il lavoro svolto.
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fpotpot
Utente
Città: middleofnowhere
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Inserito il - 03 luglio 2007 : 14:19:53
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Citazione: Messaggio inserito da metodico [ anche se i dati di ASSIOBIOTECH dicono che il biotech è in costante aumento, anche a livello di nuove società realizzate. http://www.alagoas.it
poco tempo fa nn so dove,mi sembra nella discusssione sullo stage alla glaxo (off topic,immagino) qualcuno che ci lavora aveva detto che le assunzioni di tecnici e ricercatori nelle filiali italiane sono bloccate...purtroppo nn credo ad una sola parola di assobiotech o qualsiasi altro ente,io sto spedendo il mio cv a destra e a manca e quel che trovo son solo offerte per promotore finanziario di banca mediolanum o venditore di farmaci in cui e' richiesta come minimo titolo la...maturita'(n.b. io sto facendo dottorato all'estero)! qualsiasi siano le palle che vogliono vendere,consiglio di pensare con la propria testa e provare (ma anche no:iscrivetevi ad ingegneria o economia..) sulla propria pelle se siete masochisti. Metodico,sia chiaro che nn e' ovviamente un attacco personale,solo credo di piu' a quello che ho vissuto e vivo ogni giorno e a quel che mi dice gente che lavora nel campo...gli statistici e i politici...lasciamoli in televisione... |
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metodico
Nuovo Arrivato
Prov.: Torino
Città: chivasso
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Inserito il - 04 luglio 2007 : 11:52:37
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ma tu fpotpot sei laureato in Biologia con specializzazione non so in genetica, biologia molecolare, hai fatto dei master ?
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fpotpot
Utente
Città: middleofnowhere
1056 Messaggi |
Inserito il - 04 luglio 2007 : 13:40:45
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sono laureata in biotecnologie industriali vecchio ordinamento all'unviersita'di bologna,ho fatto un anno di esperienza come internship presso il max planck institute di potsdam presso un bel gruppo,e ora sto da un anno a fare un dottorato in uk..Ora,ti dico per esperienza dei miei colleghi,su 20 che eravamo nel corso industriale,15 sono all'estero,e da quel che so di medico e farmaceutico a parte pochi fortunati in universita' gli altri son scappati...negli usa... |
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metodico
Nuovo Arrivato
Prov.: Torino
Città: chivasso
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Inserito il - 04 luglio 2007 : 18:17:07
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ciao OK sulla mancanza di multinazionali farmaceutiche o chimiche in Italia inutile nasconderlo la cosa è evidente. Le avevamo ma la politica le ha eliminate!! Esistono comunque delle realtà magari piccole ma molto attive nel settore biotech in Italia. Quindi il settore della biotecnology industry è ancora piccolo ma in aumento in Italia. Basta questo per assorbire tutti i laureati ? certamente no. Non basta certo la ricerca pubblica universitaria. Ma la classifica del gruppo scientifico riguarda anche coloro che fanno ad insegnare nelle materie scientifiche, quindi laureati in Matematica e Fisica, Statistica, scienze naturali. Infatti l'articolo prosegue dicendo che solo un 20% dei laureati generali viene assorbito dall'industria. Quindi un problema, come avete detto esiste !!
ciao |
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n/a
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488 Messaggi |
Inserito il - 04 luglio 2007 : 21:36:53
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Per insegnane ci vuole la SISS, oltretutto adesso è stata bloccata. Un pHD non può andare ad insegnare perchè non ha i due anni alla SSIS. Hanno appena assunto 50.000 insegnanti. Ma come fanno le statistiche? Metodico: per favore, chi sei? Un preside della facoltà di biotecnologia? Fai il nome delle piccole aziende in espansione. Ce l'hanno un nome, no?
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metodico
Nuovo Arrivato
Prov.: Torino
Città: chivasso
65 Messaggi |
Inserito il - 04 luglio 2007 : 22:08:02
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Non sono un preside abbiamo un sito di informazioni per studenti e giovani e quindi raccogliamo informazioni non hai visto il nostro sito alagoas.it ? fallo così vedi di che si tratta. I dati li avete anche voi pubblicati sul sito di molecurlab che anche noi abbiamo pubblicato qui articolo in questione:
In Italia 222 imprese biotech.
http://www.assobiotec.it/ http://www.cresit.it/ Il Biotech è in piena crescita e cresce l'importanza a livello internazionale. In sperimentazione 77 farmaci biotech italiani.
Il Rapporto sulle Biotecnologie in Italia 2007 è stato presentato il 5 Marzo nell'ambito di <<Bio-Europe Spring Conference>>, una delle più importanti manifestazioni internazionali dedicate al settore delle biotecnologie, ospitata in Italia per la prima volta dalla sua istituzione. Alla presentazione del Rapporto da parte del Direttore del CrESIT, Prof. Alberto Onetti e dell'Amministratore Delegato di Blossom Associati, Stefano Milani, hanno partecipato Roberto Gradnik (Presidente di Assobiotec e Senior Vice President Europa di Serono), Massimo Di Martino (Presidente Abiogen), Leonardo Santi (Presidente del Comitato Nazionale per la Biosicurezza e le Biotecnologie - Presidenza del Consiglio dei Ministri ). Il Rapporto, pubblicato in italiano e in inglese, è realizzato annualmente dal CrESIT in partnership con Assobiotec, Farmaindustria e Blossom Associati.
Dal Rapporto 2007 sulle biotecnologie in Italia, curato da Blossom Associati e Assobiotec emerge che nel nostro territorio ci sono 222 imprese biotech. I dipendenti sono oltre 14.000 e di questi 4.926 lavorano nel settore Ricerca e Sviluppo. Il fatturato ammonta a 4.083 milioni di euro, 1.283 milioni investiti in Ricerca e Sviluppo, una capitalizzazione complessiva superiore ai 2.000 milioni di euro. Le biotecnologie made in Italy hanno prodotto, sempre secondo il Rapporto, 77 nuovi farmaci, di cui 42 sono già sperimentati sull'uomo (14 in fase I, 21 in fase II e 7 in fase III). E 35 sono in stadio preclinico.
Dei nuovi farmaci in sperimentazione 36 riguardano l'oncologia, 13 l'area dolore/infiammazione, 6 per il settore cardiovascolare, 5 per l'area neurodegenerativa, 5 per l'urologia, 2 per dermatologia e 2 per metabolismo, 1 per malattie infettive, 1 per il diabete e 6 per altre aree terapeutiche.
Roberto Gradnik, presidente di Assobiotec spiega: "Il treno del biotech italiano prosegue deciso la sua corsa. I dati che emergono dal Rapporto 2007 ci consegnano un settore che continua a conoscere tassi di crescita a due cifre e che ribadisce con forza il proprio potenziale al servizio dello sviluppo economico nazionale. Cresce anche l'importanza delle biotecnologie italiane nel panorama internazionale e il Governo darebbe prova di grave miopia se non decidesse di puntare con decisione sullo sviluppo di questo settore".
Secondo il presidente di Assobiotec infatti l'Italia può avere un ruolo di primo piano nell'innovazione e nella competitività a livello internazionale ma è importante puntare su questo settore soprattutto perchè può assicurare a milioni di italiani un deciso miglioramento delle loro qualità di vita.
Tra i motori di questa «rivoluzione» vi è l'esigenza di rilanciare l'innovazione, che è caratteristica propria delle Scienze della Vita, ha affermato Sergio Dompé, presidente di Farmindustria, l'associazione delle imprese farmaceutiche. «I legami sempre più stretti tra biotecnologie e imprese del farmaco, precisa Dompé, nascono da sinergie che ne valorizzano i rispettivi punti di forza: dal biotech la capacità di esplorare nuovi percorsi di ricerca e rispondere a bisogni terapeutici ancora non soddisfatti; dalle imprese del farmaco la disponibilità di risorse per lo sviluppo clinico, oltre che delle complesse funzioni, degli impianti e delle conoscenze industriali per rendere fruibile l'innovazione. Questo contesto apre nuove prospettive per l'Italia, che dimostra di poter entrare a pieno titolo nel network internazionale della Ricerca. In Italia le biotecnologie destinate alla cura della salute (Red Biotech) presentano in pipeline 35 progetti in fase preclinica e 42 in fase di sviluppo clinico. È in rapida crescita anche la diffusione dei medicinali biotech, che rappresentano ormai il 25 per cento della spesa farmaceutica negli ospedali. Anche dal punto di vista delle sperimentazioni cliniche si regista una crescita rilevante: nel 2005 sono state 123, oltre un quinto del totale svolto in Italia nell'anno. Sono risultati importanti, che derivano in gran parte dalla presenza di un consistente numero di imprese farmaceutiche, diverse fra loro per dimensioni, nazionalità, specializzazione, ma tutte accomunate dal crescente impegno nella Ricerca e nella Produzione. Accanto a queste vi è la presenza di diverse imprese di piccola dimensione, vere e proprie start-up, che in breve tempo hanno saputo conquistare le copertine di prestigiose riviste scientifiche internazionali, attrarre investimenti in Italia e stringere accordi di collaborazione con le imprese di maggiori dimensioni. Nomi come ad esempio, Philogen, da cui Schering ha acquisito i diritti di sviluppo di una nuova molecola anticancerogena o Newron che ha concluso un accordo con Serono per lo sviluppo di prodotti contro il morbo di Parkinson e l'Alzheimer".
"Oggi è in atto un recupero dell' Europa sugli Stati Uniti, nella capacità di costruire valore aggiunto nelle biotecnologie, per quanto riguarda il settore sanitario e farmaceutico. Voglio sperare che l' Italia riesca ad approfittarne" aggiunge Dompè a commento di alcuni dati forniti oggi da Marc de Garidel, amministratore delegato di Amgen per il Sud Europa, nella conferenza di apertura di BioEurope Spring. In particolare, De Garidel, aveva proiettato una diapositiva che metteva in evidenza come oggi negli Stati Uniti ci siano 1830 aziende operanti nel settore farmaceutico del biotech, mentre in Europa sono 1976. E in Italia, Paese a cui Dompé più ha fatto riferimento, quasi il 60% delle 222 imprese biotecnologiche sono state censite a partire dal 1997. E di queste, 87 a partire dal 2000. Delle 222, 162 operano nell'ambito della cura della salute, 39 in ambito agricolo, zootecnico e veterinario, 17 in ambito industriale e ambientale e 13 sono orientate verso la ricerca e sviluppo in ambito bioinformatico. Inoltre, 72 imprese (34%) hanno sede in Lombardia, 32 (14%) in Piemonte, 23 (10%) in Toscana, Friuli 18 (8%), 15 (7%) Lazio, 13 Sardegna (6%), 12 Emilia Romagna (5%), 11 Veneto (5%).
Fonte: Ansa e Molecularlab.it (13/03/2007)
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fpotpot
Utente
Città: middleofnowhere
1056 Messaggi |
Inserito il - 04 luglio 2007 : 22:51:52
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in italia si vendono solo i farmaci,cosa resiste ancora?solo la glaxo a verona (che come già detto sposta la ricerca altrove) e la novartis/chiron di siena..a quel che so cose tipo monsanto e johnson and johnson (...pfizer nn so)hanno solo sedi commerciali..UFFICI. ma grazie lo stesso per le illusioni,anche foscolo diceva che erano il sale della vita.. |
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chick80
Moderatore
Città: Edinburgh
11491 Messaggi |
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n/a
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488 Messaggi |
Inserito il - 05 luglio 2007 : 00:09:31
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Citazione: Messaggio inserito da metodico
Non sono un preside abbiamo un sito di informazioni per studenti e giovani e quindi raccogliamo informazioni non hai visto il nostro sito alagoas.it ? fallo così vedi di che si tratta. I dati li avete anche voi pubblicati sul sito di molecurlab che anche noi abbiamo pubblicato qui articolo in questione:
In Italia 222 imprese biotech.
http://www.assobiotec.it/ http://www.cresit.it/ Il Biotech è in piena crescita e cresce l'importanza a livello internazionale. In sperimentazione 77 farmaci biotech italiani.
Il Rapporto sulle Biotecnologie in Italia 2007 è stato presentato il 5 Marzo nell'ambito di <<Bio-Europe Spring Conference>>, una delle più importanti manifestazioni internazionali dedicate al settore delle biotecnologie, ospitata in Italia per la prima volta dalla sua istituzione. Alla presentazione del Rapporto da parte del Direttore del CrESIT, Prof. Alberto Onetti e dell'Amministratore Delegato di Blossom Associati, Stefano Milani, hanno partecipato Roberto Gradnik (Presidente di Assobiotec e Senior Vice President Europa di Serono), Massimo Di Martino (Presidente Abiogen), Leonardo Santi (Presidente del Comitato Nazionale per la Biosicurezza e le Biotecnologie - Presidenza del Consiglio dei Ministri ). Il Rapporto, pubblicato in italiano e in inglese, è realizzato annualmente dal CrESIT in partnership con Assobiotec, Farmaindustria e Blossom Associati.
Dal Rapporto 2007 sulle biotecnologie in Italia, curato da Blossom Associati e Assobiotec emerge che nel nostro territorio ci sono 222 imprese biotech. I dipendenti sono oltre 14.000 e di questi 4.926 lavorano nel settore Ricerca e Sviluppo. Il fatturato ammonta a 4.083 milioni di euro, 1.283 milioni investiti in Ricerca e Sviluppo, una capitalizzazione complessiva superiore ai 2.000 milioni di euro. Le biotecnologie made in Italy hanno prodotto, sempre secondo il Rapporto, 77 nuovi farmaci, di cui 42 sono già sperimentati sull'uomo (14 in fase I, 21 in fase II e 7 in fase III). E 35 sono in stadio preclinico.
Dei nuovi farmaci in sperimentazione 36 riguardano l'oncologia, 13 l'area dolore/infiammazione, 6 per il settore cardiovascolare, 5 per l'area neurodegenerativa, 5 per l'urologia, 2 per dermatologia e 2 per metabolismo, 1 per malattie infettive, 1 per il diabete e 6 per altre aree terapeutiche.
Roberto Gradnik, presidente di Assobiotec spiega: "Il treno del biotech italiano prosegue deciso la sua corsa. I dati che emergono dal Rapporto 2007 ci consegnano un settore che continua a conoscere tassi di crescita a due cifre e che ribadisce con forza il proprio potenziale al servizio dello sviluppo economico nazionale. Cresce anche l'importanza delle biotecnologie italiane nel panorama internazionale e il Governo darebbe prova di grave miopia se non decidesse di puntare con decisione sullo sviluppo di questo settore".
Secondo il presidente di Assobiotec infatti l'Italia può avere un ruolo di primo piano nell'innovazione e nella competitività a livello internazionale ma è importante puntare su questo settore soprattutto perchè può assicurare a milioni di italiani un deciso miglioramento delle loro qualità di vita.
Tra i motori di questa «rivoluzione» vi è l'esigenza di rilanciare l'innovazione, che è caratteristica propria delle Scienze della Vita, ha affermato Sergio Dompé, presidente di Farmindustria, l'associazione delle imprese farmaceutiche. «I legami sempre più stretti tra biotecnologie e imprese del farmaco, precisa Dompé, nascono da sinergie che ne valorizzano i rispettivi punti di forza: dal biotech la capacità di esplorare nuovi percorsi di ricerca e rispondere a bisogni terapeutici ancora non soddisfatti; dalle imprese del farmaco la disponibilità di risorse per lo sviluppo clinico, oltre che delle complesse funzioni, degli impianti e delle conoscenze industriali per rendere fruibile l'innovazione. Questo contesto apre nuove prospettive per l'Italia, che dimostra di poter entrare a pieno titolo nel network internazionale della Ricerca. In Italia le biotecnologie destinate alla cura della salute (Red Biotech) presentano in pipeline 35 progetti in fase preclinica e 42 in fase di sviluppo clinico. È in rapida crescita anche la diffusione dei medicinali biotech, che rappresentano ormai il 25 per cento della spesa farmaceutica negli ospedali. Anche dal punto di vista delle sperimentazioni cliniche si regista una crescita rilevante: nel 2005 sono state 123, oltre un quinto del totale svolto in Italia nell'anno. Sono risultati importanti, che derivano in gran parte dalla presenza di un consistente numero di imprese farmaceutiche, diverse fra loro per dimensioni, nazionalità, specializzazione, ma tutte accomunate dal crescente impegno nella Ricerca e nella Produzione. Accanto a queste vi è la presenza di diverse imprese di piccola dimensione, vere e proprie start-up, che in breve tempo hanno saputo conquistare le copertine di prestigiose riviste scientifiche internazionali, attrarre investimenti in Italia e stringere accordi di collaborazione con le imprese di maggiori dimensioni. Nomi come ad esempio, Philogen, da cui Schering ha acquisito i diritti di sviluppo di una nuova molecola anticancerogena o Newron che ha concluso un accordo con Serono per lo sviluppo di prodotti contro il morbo di Parkinson e l'Alzheimer".
"Oggi è in atto un recupero dell' Europa sugli Stati Uniti, nella capacità di costruire valore aggiunto nelle biotecnologie, per quanto riguarda il settore sanitario e farmaceutico. Voglio sperare che l' Italia riesca ad approfittarne" aggiunge Dompè a commento di alcuni dati forniti oggi da Marc de Garidel, amministratore delegato di Amgen per il Sud Europa, nella conferenza di apertura di BioEurope Spring. In particolare, De Garidel, aveva proiettato una diapositiva che metteva in evidenza come oggi negli Stati Uniti ci siano 1830 aziende operanti nel settore farmaceutico del biotech, mentre in Europa sono 1976. E in Italia, Paese a cui Dompé più ha fatto riferimento, quasi il 60% delle 222 imprese biotecnologiche sono state censite a partire dal 1997. E di queste, 87 a partire dal 2000. Delle 222, 162 operano nell'ambito della cura della salute, 39 in ambito agricolo, zootecnico e veterinario, 17 in ambito industriale e ambientale e 13 sono orientate verso la ricerca e sviluppo in ambito bioinformatico. Inoltre, 72 imprese (34%) hanno sede in Lombardia, 32 (14%) in Piemonte, 23 (10%) in Toscana, Friuli 18 (8%), 15 (7%) Lazio, 13 Sardegna (6%), 12 Emilia Romagna (5%), 11 Veneto (5%).
Fonte: Ansa e Molecularlab.it (13/03/2007)
Facciamo come fanno negli USA, non mi dare dati di associazioni o nomi di associazioni di biotech, forniscimi solo tre dati: 1) stipendio medio di un laureato magistrale in biotecnologie; 2) percentuale di bioteconologi che lavorano rispetto ai laureati; 3) percentuale di biotecnologi iscritti all'albo dei biologi rispetto ai laureati (si presuppone che se una persona è iscritta all'Albo firrmi le analisi e quindi svolga effettivamente un lavoro da laureato e non da tecnico camuffato - come piace tanto alle aziende biotec e bio-no-tec). Non mi portare dati di pubblicità aziendale. Tre dati, solo tre dati. Il primo dei tre lo forniscono tutte le università USA agli studenti prima che si iscrivano. Ma sai, gli statunitensi sono un Paese Civile, in cui un Presidente che mente, anche solo su un rapporto orale, se ne va. Io capisco che le industrie vogliano tanti laureati per abbassare ulteriormente i prezzi e avere più materiale umano su cui scegliere, ma almeno un minimo di decoro. Mi basta anche solo il primo dei tre dati (e la fonte). Forza. |
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chick80
Moderatore
Città: Edinburgh
11491 Messaggi |
Inserito il - 05 luglio 2007 : 00:30:41
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Non ho fonti se non l'esperienza personale mia/dei miei amici che fanno tutti ricerca.
Stipendio medio di un neolaureato 800-1500 euro/mese (COME NEGLI USA se fai ricerca) Un postdoc in USA prende attorno ai 1500-2000 euro/mese in università. %di biotec che lavorano >70% %di biotec iscritti all'albo dei biologi <10% ? (ne conosco 0 a dir la verità)
Non capisco tutta 'sta fissazione sul fare le analisi mediche. Per fare analisi di SNP non c'è bisogno di nessun albo.
Sinceramente tra i miei compagni di corso non ho mai sentito tutta questa voglia di andare a fare analisi mediche, ma magari per un biologo è diverso.
I link alle associazioni biotech li ho messi per dire che non è vero che non ci sono opportunità di lavoro. Meglio 800 euro/mese che stare a casa a piangersi addosso, scusami. |
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GFPina
Moderatore
Città: Milano
8408 Messaggi |
Inserito il - 05 luglio 2007 : 00:40:12
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Citazione: Messaggio inserito da chick80
Sinceramente tra i miei compagni di corso non ho mai sentito tutta questa voglia di andare a fare analisi mediche, ma magari per un biologo è diverso.
No no per me (Biologa) non è affatto diverso... e conosco molti altri Biologi che la pensano come me!!! Sinceramente io me ne guardo bene da fare analisi mediche, ho sempre cercato di scappare da questo! Il lavoro del Biologo in ospedale non mi piace per niente (l'unica cosa positiva sarebbe lo stipendio!!!). Comunque preferisco mille volte guadagnare meno e continuare a far ricerca!!! |
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n/a
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488 Messaggi |
Inserito il - 05 luglio 2007 : 07:17:55
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Guarda che l'iscrizione all'albo non serve solo a firmare le analisi mediche. Tutti i bioteconologi fanno ricerca? Post doc, phD... Intanto gli stipendi sono miseri (perchè sono tutto compreso), quindi con quelli non pensi nemmeno a mettere su famiglia, anzi devi averne una alle spalle e sei fuori da tutti gli studi di settore italiani. Quindi non lavori se non "sotto padrone". Secondo: mi riferivo a persone che dopo la laurea, escono dall'università e vanno a lavorare. Normale percorso degli studenti. O qualcuno pensa di poter vivere tutta la vita di dottorati, borse di studio e post doc a 1200 euro/mese? Non continuative (un dottorato dura 3/4 anni, un incarico può durare anche solo tre mesi). Senza contare che per poter vivere in quel modo devi avere referenti interni (padri medici, sorelle mignotte, zii papi). I comuni mortali fanno già fatica a prendersi 1 specializzazione o 1 dottorato (spesso senza borsa). Ai policlinici, dove ci si specializza, si pubblica e si fa ricerca. Voi pensante di fare ricerca sull'HIV senza i campioni di sangue infetti? Poi è vero che in ospedale si fa, prevalentemente, routine ma i laboratori ci sono anche ai reparti di microbiologia universitari, in cui fai a ricerca a partire dai campioni clinici (e fai anche routine). Per "metodico". Se fossi un padre di famiglia che il biotech sia in espansione (e ho molti dubbi, perchè di laboratori non ne vedo) non me ne fregherebbe un beneamato *****. Io chiederei al metodico: caro metodico che la tua azienda sia in espansione perchè paga mio figlio 1200 euro/mese, in modo non continuativo (le borse devono essere rinnovate - e non è detto che lo siano- tra un rinnovo e l'altro passano dei mesi, per cui lo stipendio, calcolato sull'anno scende a 1000 euro/mese o meno) non me ne frega un *****, vaffan°°° tu e le statistiche e lvaffn*** le biotecnologie. Caro figlio: facendo le pulizie in nero, guadagni di più. Oppure vai a fare il medico e poi ti specializzi (specializzaizone pagata dallo stato) in patologia clinica, dopo in qualche modo lavori (considerato che la laurea in medicina riunisce in sè 10 lauree triennali con stipendi da laureato magistrale). Mostruoso, creare lauree da cui usciranno 1000 persone di cui 10 faranno ricera a 1000 euro/mese con dottorati e post doc. Il dottorato si finisce a 30- 32 anni (perchè i comuni mortali fanno "volontariato" - i figli dei primari o dei prof universitari no), il post- doc a 40 anni. E che ***** fai? Che vita hai? Si dovrebbe partorire sotto i 30 anni. E finito il post doc cosa fai? A 40 anni chiedi di fare pratica in qualche laboriatorio di analisi? A leggere sedimenti urinari (che manco sai cosa sono?). Non è realistico, a meno che uno non sia figlio di.. e abbia garantito il precariato all'università (perchè anche questo sembra essere un risultato) o una famiglia ricca alle spalle.
Poi i salari dei dottori di ricerca all'estero mi risultano molto più alti, e in generale vi è una proportzione tra numero di anni di studio e guadagno (chi ha il bachelor guadagna meno di un masterizzato e il masterizzato meno di un dottere di ricerca, es. link: http://www.careercornerstone.org/physics/physearn.htm, http://www.lsrf.org/geninfo.htm )
Da quello che scrivete voi, un ragazzo può fare il biologo o il biotecnologo solo se può essere mantenuto a vita dai genitori, perchè con 1000 euro al mese non vivi. Affitto, assicurazione auto, spese varie. Bene, benissimo. Diciamolo, così non eliminiamo i test di ingreeo e facciamo chiudere il 90% dei corsi. Come è giusto che sia. Che questi professori universitari del ***** vadano a lavorare.
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AleXo
Moderatore
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1550 Messaggi |
Inserito il - 05 luglio 2007 : 07:53:32
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ma l'opzione di andare all'estero non la consideri proprio? Dove phd e post doc non sono parcheggi come li vedi tu ma la prassi per avviarsi ad una carriera sia in accademia che in industria? Gli stipendi sono quanto meno adeguati e non sei figlio di nessuno...
Anche secondo me poi lo sbocco + ovvio per un biotech e' la ricerca...
cmq stando alla mia classe quelli con impiego dopo la laurea sono sopra l'80%, con stipendi che variano dagli 800 ai 1700 euro netti al mese, e nessuno iscritto all'albo. |
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n/a
deleted
488 Messaggi |
Inserito il - 05 luglio 2007 : 08:14:26
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Facciamo qualche numero su statistiche e non sugli amici? Perchè io ne conoco TANTI che finito il doc il post doc: guidano ambulanze, son disoccupati, scaricano casse al mercato. E ne conosco due tutti doc e post doc che sono anche andati negli USA e poi son tornati indietro. Ma dove è tutta sta ricerca in Italia? Ha senso crare 10000 laureati per un mercato della ricerca che ne assorbe 10? Non va bene e non viene neanche detto PRIMA CHE LE PERSONE SI ISCRIVANO. Riduciamo il numero di facoltà del 90%, mettiamo un test d'ingresso durisismo e limitiamo l'accesso solo a chi si diploma con il massimo dei voti. Con vincoli anche per accedere alla specialistica, Vietiamo la ricerca ai medici. Si è creato un sitema in cui si crea una massa di laureati (facendo lavorare inutilmente decine di università e pletore varie con soldi pubblici) con crollo delle remunerazioni (troppa offerta) creando dei nuovi schiavi. E se possibile diamo statistiche da fonti ufficiali. Quelli che conosco io guadagnano meno di quelli che conosci tu. E conunque 1500 euro netti, vogliono dire: nessuna famiglia, se ti si rompre un dente non vai dal dentista, se ti ammali sono cazzi, se qualcuno dei tuoi si ammala ti attacchi al *****, se ti si rompe l'auto ti attacchi al tram (in senso letterale). Ne conosco tanti, ma tanti, che sono stati all'estero (girando tra una borsa e l'altra, doc, post doc, incarichi) e poi son dovuti tornare in Italia e sono 40 enni nella cacca. E non capisco come cittadino italiano perchè attivare decine di corsi di laurea in Italia (che non insegnano la lingua) per persone che vanno all'estero. Che studino direttamente all'estero. La lingua del paese estero la insegnano all'università? Perchè, oltre al laboratorio, in cui si parla inglese e ci si capisce, bisogna andare a comprare il pane, chiedere informazioni, ecc.
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fpotpot
Utente
Città: middleofnowhere
1056 Messaggi |
Inserito il - 05 luglio 2007 : 09:15:50
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Citazione: Messaggio inserito da ancelkeys per poter vivere in quel modo devi avere referenti interni (padri medici, sorelle mignotte, zii papi).
ancelkeys,io seguo e leggo ciò che dici e ne condivido le opinioni ma per eccesso di femminismo (oggi ho le palle girate e mi gira così) ti pregherei di notare che le donne non sempre han bisogno di fare le mignotte per avere potere nell'ambito lavorativo.Chiudo parentesi fuor argomento e ringrazio della comprensione ma siccome era la diciottesima volta che mi vedevo padri plurilaureati,zii presidenti e madri,sorelle,nonne,figlie mignotte ti volevo solo dire di evitare d'ora in poi la cosa. Il Genere tutto (mignotte e non) ringazia. |
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AleXo
Moderatore
Prov.: Estero
Città: San Francisco, California
1550 Messaggi |
Inserito il - 05 luglio 2007 : 09:48:49
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ancelkeys le statistiche pare cambino molto a seconda dell'ente che le commissiona, quindi anche se sicuramente meno rappresentativi preferisco basarmi sui fatti delle persone che mi circondano.
Il sistema universitario italiano e' al collasso, ma questo non e' un problema di biotecnologie... fra l'altro sono fiero e contento della mia preparazione, in quanto ritendo sistemi universitari su modello anglosassone ampiamente + scarsi del nostro, ma di questo abbiamo gia' parlato altrove qui sul forum.
Se sei in un paese dove non puoi sopravvivere con l'inglese di certo non e' un paese all'avanguardia nella ricerca... infatti l'Italia non lo e'. La lingua straniera (oltre l'inglese) la puoi sempre studiare sul posto, o prima sfruttando corsi universitari/comunali (mi baso su Milano, dove ho studiato). Fra l'altro ormai il bilinguismo dovrebbe essere standard nelle scuole dell'obbligo. Quindi sta balla della lingua e' x me il problema che si crea quando si cercano scuse con se stessi per non partire, sinceramente.
Altresi' io conosco tanti che dall'estero sono tornati in italia per avere un lab tutto loro se non una cattedra. Come e' stato per la maggior parte delle persone che mi hanno insegnato.
Sul fatto che sia meglio limitare gli iscritti all'uni (sulla base del merito) mi trovi d'accordo, ma anche di questo si e' ampiamente gia' parlato sul forum.
Ma poi chi sta meglio di noi? Gli ingegneri vengono assunti a progetto, con stipendi non certo migliori di un dottorato al san raff o all'Ifom. Gli economisti sono impriggionati negli stage... chi resta? I laureati in legge? Gli umanisti? Scienzie della comunicazione!?!?!?!
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n/a
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488 Messaggi |
Inserito il - 05 luglio 2007 : 10:18:45
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Ok, le palle girate le abbiamo tutti. Mi riferivo a scorciatoie (ed oggettivamente uno zio mignotta non aiuta granchè). Comunque da ora in poi eviterò termini scurrili. Che parantele mediche aiutino a trovare posto nella ricerca in ambito sanitario è un dato di fatto e non solo. La figlia dell'ex direttore istituto zooprofilattico, laureata in lingue, cura le traduzioni in inglese degli articoli pubblicati dai ricercatori dello zooprofilattico. Il dato grave non è solo il nepotismo, realzzato con i soldi pubblici, ma anche altri fattori: - la creazione di attività degli enti pubblici fuori dall'università per cui i raccomandati invadono anche il settore non pubblico; - il fatto che l'imbroglio genera imbroglio: se Tizio lavora tramite la raccomandazione anche Caio dovrà cercarla e quindi anche Sempronio. L'illegalità (non punita o addirittura accettata e promossa) genera illegalità, riduce lo sviluppo ed incrementa la povertà. Ormai in italia si è giunti al fondo. - L'incremento di aggressività. La frustrazione (vorrei ma non riesco - devo leccare diecimila sederi, ho mille vincoli burocratici, sono sottopagato, dovrei già avere dei figli....) genera aggressività, l'aggressività genera solitudine, isolamento, ulteriore stress ed aggressività. E' saltato il sistema, i soldi sono diventati il primo obiettivo dimenticando che per guadagnare bisogna lavorare, se non crei i presupposti per lavorare non avrai soldi. Non volendo creare i presupposti (per mantenere i privilegi di alcuni) si è semplicemente reso obbligatorio il pagamento, es.: - Padoa Schioppa con gli studi di settore: se apri partita IVA non ci rientri (lo stato ti lascia 1 anno di tempo per avviare l'attività: troppo poco per chi oltre ad avviare una attività svolge lavori sottopagati). Risultato: chiusura aziende che passano al sommerso creando una concorrenza sleale che indebita ancora di più le aziende oneste con innesco di un circolo vizioso che aumenta l'illegalità. Come è possibile elaborare una legge che fa pagare redditi non percepiti a chi non ne ha? E non puncisce gli evasori. Però è rapida si fa tutto d'ufficio. Roba da matti. Non hai abbastanza persone per controllare tutti? Basta una legge. Esempio: se sei un medico e ti becchiamo che lavori in nero: la prima volta ti sospendiamo 6 mesi, la seconda 1 anno, la terza sei espuslo dall'ordine dei medici. Se fai una legge del genere il fenomeno della sanità in nero sparisce. Ma non si vuole toccare la casta dei medici. - Gli ordini con gli ECM, l'ordine nazionale biologi (a differenza di quello degli psicologi) è molto duro sull'obbligo del rispetto della normativa ECM perchè biologi che fanno parte del consiglio dell'ONB rientrano anche tra i quadri di associazioni che vivono di ECM. E lo stesso Ordine è promoter ECM. Si fa nulla per ampliare le competenze dei biologi, poco, e spesso tramite interventi più di facciata che di sostanza, per difenderne le competenze ma si pretende che paghino gli ECM. Noi abbiamo un ordine che si sposta laddove gli altri lo muovono e poi giustifica la propria nuova posizione con inesistenti prospettive di mercato. Come se arriva uno e ti ruba l'auto e poi tu dici che "andare in bicicletta fa bene e inoltre considerato il consumo di petrolio e l'effetto serra è un esempio innovazione". La verginità è un valore solo se è una scelta. Sei sulla spiaggia uno ti dà un calcio nel sedere che e ti manda in acqua e tu dici: "eh, però avevo proprio voglia di farmi un bagno". Notare: come non ho detto parolacce. Perchè le parolacce sono espressione di aggressività, che aumenta lo stress, che fa salire la tensione arteriosa che causa gravi danni d'organo: occhi, rene (non solo l'incremneto del rischio di infarto e ictus). Ommmmmmmmmmm
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