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 Quanto è veloce l'evoluzione genetica?
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nuovoutente
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1 Messaggi

Inserito il - 13 settembre 2008 : 19:45:14  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di nuovoutente Invia a nuovoutente un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Salve, mi interesso di alimentazione (a livello amatoriale) e partecipando su alcuni forum ho letto che alcune persone sostengono che esista una dieta ideale valida per tutti gli esseri umani, la dieta paleocrudista. Tale affermazione si basa sull'assunto che per qualche milione di anni l'uomo si è evoluto mangiando soprattutto carne cruda (la scoperta del fuoco risale a "soli" 400000-500000 anni fa!), radici, bacche, un po' di frutta e verdure a foglie verde. L'introduzione dei cereali risale invece a "soli" 10.000 anni fa, e quindi, evoluzionisticamente parlando, ancora oggi non siamo geneticamente adattati a nutrirci di pasta, pane, ecc...
Non a caso i sostenitori della paleocrudista riportano i numerosi casi di intolleranze/allergie al glutine e più in generale le malattie (vedi sindrome metabolica) legate ai cereali.
(Naturalmente lo stesso discorso vale anche per i latticini, addirittura introdotti nell'alimentazione umana ancora più recentemente rispetto ai cereali!)
Così mi chiedo, dal punto di vista genetico, è possibile che l'evoluzione sia così lenta? E' possibile che l'adattamento alimentare ai cereali ancora non sia avvenuto dopo diecimila anni?
Per esempio, riporto il testo di un commento postato in un forum:

"In effetti anche questa dei tempi di adattamento sembra più un assioma che un dato scientifico. Tutti i nutrizionisti low-carb lo ripetono senza ulteriori dimostrazioni, ma non so bene che fondamenti abbia. Lorenz racconta come nel giro di poche generazioni due popolazioni di scoiattoli canadesi, separate da un deviazione di un fiume abbiano assunto caratteristiche estetiche diverse in funzione mimetica, a causa della differente vegetazione da un lato e dall'altro del fiume. E' un esempio forse poco calzante, ma si parla di modifiche genetiche osservabili nel giro di poche generazioni. Un esempio più adatto potrebbe essere lo sviluppo dell'enzima lattasi, con cui l'uomo si è adattato a digerire il latte, introdotto nell'alimentazione in tempi ancora più recenti dei cereali. Sarei curioso di sapere che cosa dice Cordain in proposito."

Alla luce di tutto questo mi chiedo: esistono studi e/o ricerche che riescono in qualche modo a quantificare la velocità di evoluzione dei nostri geni?
Qualcuno ne sa qualcosa in proposito?

zerhos
Utente Junior

ZERHOS

Prov.: Pisa
Città: Pisa


421 Messaggi

Inserito il - 15 settembre 2008 : 02:52:26  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di zerhos  Invia a zerhos un messaggio ICQ Invia a zerhos un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
studi di questo tipo ne esistono moltissimi,io però nn sn molto ferrato a riguardo,cmq la genetica delle popolazioni tratta anche questi argomenti,dai un occhiata.

per quanto riguarda il tuo ragionamento a mio parere la spinta evolutiva nn può agire su qualcosa che non porta alla morte di quell individuo.per capirci:
ammettiamo che il grano sia indigeribile e porti quindi alla morte di una specie.partendo dal fatto che ogni essere vivente è diverso dall altro,se metti 100 mila esseri di quella specie mangiano il grano 999.999 muoiono ma uno probabilmente riuscirà a digerirlo senza morire e da quel momento in poi darà vità ad una specie che sa digerire il grano,l evoluzione in poche parole sceglie quell unico individuo piu sviluppato degli altri in questo campo.
ma se il grano non è mortale se ingerito questo verrà mangiato sia dalla specie adattata a mangiarlo sia da quella non adattata e benche magari alcuni moriranno non abbiamo un fenomeno di selezione naturale perchè anche i meno adatti sopravvivono e danno progenie.a questo punto quindi esistono una serie di popolazioni che chi piu chi meno si ciba dello stesso elemento accusando disturbi più o meno gravi.

e cmq noi siamo dotati di tutti gli enzimi necessari per la digestione di queste sostanze,le intolleranze derivano dal fatto che ovviamente ogni genoma è differente da un altro per cui gli enzimi "miei" ad esempio possono lavorare meglio o peggio dei "tuoi" o non lavorare affatto.

"l'unica differenza tra me e un pazzo è che io non sono pazzo!"
Salvador.Dalì
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