Direttiva europea sulle biotecnologie, scaduto il termine
Le direttiva era del luglio 1998
Nel 1998 si è arrivati alla Direttiva Europea 98/44/Ec sulla protezione legale delle invenzioni biotecnologiche. La Direttiva, i cui contenuti sono stati integrati già dal 1999 nel regolamento dell'Ufficio Europeo Brevetti, è stata adottata nel luglio 2000 dal Parlamento e dal Consiglio europeo e doveva essere adottata da parte dei paesi membri entro il dicembre 2000. Tuttavia al 2003 essa è stata ratificata ed implementata a livello di legislazione nazionale solo in sei paesi: Danimarca, Finlandia, Irlanda, Regno Unito, Spagna e Grecia. Al termine del 2002 la Commissione europea ha richiamato i nove paesi membri che non avevano adottato la Direttiva (Germania, Austria, Belgio, Francia, Italia, Lussemburgo, Olanda, Portogallo e Svezia).
Alla base di questo atteggiamento prudente sulla brevettabilità delle biotecnologie vi è sostanzialmente quello che può essere definito una sorta di blocco etico derivante dalla riflessione in corso nel paese, soprattutto a livello di Comitato Nazionale di Bioetica (Cnb). Il Cnb ha espresso il 30 novembre 2001 il parere "Considerazioni etiche e giuridiche sull'impiego delle biotecnologie", nel quale l'uso delle biotecnologie viene vincolato al rispetto di principi etici fondamentali. Il termine per recepire la direttiva europea sulle biotecnologie del luglio 1998 è scaduto, per l'Italia: ''un ritardo inspiegabile'' e che comportera' una sanzione elevata, ha detto oggi a Roma il presidente del Comitato Nazionale per la Biosicurezza e le Biotecnologie, Leonardo Santi, a margine del convegno sulla brevettabilita' del vivente organizzato dal Centro studi per l'etica e il diritto delle Scienze della vita e delle nuove tecnologie (ECSEL).
''Il ministero delle Attivita' produttive si e' da sempre impegnato in prima persona affinche' la direttiva venga recepita prima possibile'', ha osservato Ivana Pugliese del ministero. ''C'e' la consapevolezza - ha aggiunto - che il settore delle biotecnologie e' importante e in rapida espansione e che richiede un quadro normativo adeguato''. Anche secondo Santi ''l'aspetto della brevettabilita' e' essenziale in un Paese che vuole puntare all'innovazione'' e il ritardo nel recepimento della direttiva rischia di trasformarsi in un ''grosso ritardo economico''. E' d'accordo il direttore dell'Associazione italiana delle aziende biotecnologiche (Assobiotec), Leonardo Vingiani, per il quale la bio-industria deve ''rivendicare il proprio 'diritto di operare' proprio in base ad un valore etico fondamentale delle societa' democratiche'', ossia che ''il personale scientifico impegnato nello sviluppo delle biotecnologie con impatto diretto sull'essere umano deve essere visto come un corpo progressista, creativo e soprattutto positivamente responsabile nell'opera di ricerca della conoscenza''. Per il sen. Adriano Bompiani il problema etico e' centrale, considerando che quella genetica ''e' la piu' penetrante delle manipolazioni perche' va a toccare la struttura costitutiva dell'organismo umano''. Ma, ''piaccia o non piaccia, oggi siamo chiamati a decidere non 'se', ma 'come' la ricerca biotecnologica debba andare avanti'', ha osservato il bioeticista Demetrio Neri, dell'universita' di Messina e membro del Comitato nazionale di bioetica.
Redazione (26/10/2005)
Pubblicato in Biotecnologie
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