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Una carriera nell'Istituto Sbarro
Pier Paolo Claudio, vice direttore dello Sbarro Institute di Philadelphia e direttore del programma di terapia molecolare, ci racconta la sua lunga e produttiva collaborazione con il prof. Antonio G
Pier Paolo Claudio, vice direttore dello Sbarro Institute di Philadelphia e direttore del programma di terapia molecolare, ci racconta la sua lunga e produttiva collaborazione con il prof. Antonio Giordano, collega e amico nell'avventura statunitense
* Partiamo dall'inizio, una carriera che inizia nella chirurgia e "sfocia" nella ricerca; quando ha deciso che questa fosse la sua strada?
Ho "tradito" il bisturi per il microscopio perche’ ad un certo punto ho realizzato che nella ricerca avrei potuto trovare piu’ spunti per salvare un maggior numero di pazienti affetti da cancro. In sala operatoria si lavora su di un paziente alla volta. Pensai al miracolo di Edward Jenner, medico inglese che scopri’ il vaccino contro il vaiolo, fondando le basi delle scienze immunologiche.
* Lavora da anni presso lo Sbarro Institute di Philadelphia col prof Antonio Giordano, può fare un primo bilancio professionale?
La mia carriera presso lo Sbarro Intitute e’ iniziata nel 1992, quando il Prof. Giordano apri’ il suo laboratorio alla Temple University. Io che ero un chirurgo e non avevo esperienza di laboratorio, andai alla Temple University per un periodo “breve” nel quale avrei dovuto imparare tecniche di laboratorio, cercando di pubblicare qualche lavoro scientifico.
Si lavorava molto, compreso il sabato e la domenica insieme al Professore Giordano, sempre instancabile, esplosivo e prodigo di incoraggiamenti. Dalla Temple University ci muovemmo alla Jefferson University, dove ebbi l’incarico di Assistant Professor e poi nuovamente alla Temple University nel 2004 dove successivamente ebbi l’incarico di Associate Professor. Con il tempo le pubblicazioni scientifiche sono aumentate (piu’ di 90 ad oggi) e le soddisfazioni personali sono state raggiunte. Oggi sono vice direttore dello Sbarro Institute di Philadelphia sito alla Temple University e direttore del programma di terapia molecolare. Questa carriera a mio avviso e’ stata possibile grazie all’affiatamento che ci contraddistingue e che ci ha permesso di raggiungere ottimi risultati scientifici in breve tempo.
* In Italia si parla spesso di fuga dei cervelli verso gli USA. Qual è la sua opinione in merito?
Ho sempre pensato che i ricercatori siano cittadini del mondo e che come tali non debbano essere limitati da confini, pregiudizi o altro. La ricerca ha come elemento vitale la mobilita’ dei giovani che non appartengono a questa o a quella nazione ma al mondo internazionale della scienza (ed e’ per questo che mi fa sorridere chi parla di fuga dei cervelli). La ricerca si fa dove si puo’, dove chi la vuole fare e ne ha l’abilita’ trova i mezzi e le strutture. Certo sarebbe bello poter produrre nella propria patria, ove sono le proprie radici, gli affetti, le tradizioni.
* Qual è il progetto al quale è maggiormente impegnato in questo periodo?
Allo sviluppo di molecole capaci di interagire con bersagli tumorali e quindi capaci di aumentare la specificita’ di terapie convenzionali e/o di biomolecole sperimentali.
* Dal punto di vista manageriale, cosa manca al sistema-Italia per essere competitivo nel settore ricerca?
Cosa manca? E’ semplice, manca soprattutto la meritocrazia. I progetti dei ricercatori dovrebbero essere sempre valutati per il loro valore scientifico, per la loro ricaduta etica e non solo per il profitto personale che possono arrecare. Il sistema Italia non sara’ mai competitivo finche’ vigera’ il nepotismo, la connivenza, il clientelismo politico e scientifico. C'e' anche bisogno di investire di piu' nella ricerca considerato che il progresso ed il benessere di una nazione dipendono dalle capacita' di sviluppare nuove tecnologie attraverso la ricerca.
In collaborazione con
Pierpaolo Basso dello Sbarro Institute
Redazione (24/05/2006)
Pubblicato in Analisi e Commenti
Tag:
ricerca,
Sbarro
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