C'è anche l'Italia nell'uomo fisiologico virtuale
Progetto di ricerca decennale europeo per studiare l'interdipendenza delle diverse componenti dell'organismo
È Marco Vitreonti degli Istituti Ortopedici Rizzoli il coordinatore scientifico dell'azione STEP, un'iniziativa europea che punta a individuare le risorse e i tempi necessari per la costituzione di uno dei più ambiziosi progetti nell'area medico-tecnologica: il Virtual Physiological Human (VPH), l'uomo fisiologico virtuale. Siamo quasi al via dei lavori, che saranno preceduti da una conferenza che il 6 e 7 novembre radunerà a Bruxelles centinaia di esperti di fama internazionale provenienti da tutte le parti del mondo. l VPH è un'infrastruttura metodologica e tecnologica che renderà possibile la raccolta della conoscenza sulla fisiologia e sulle patologie umane, destinata a consentire l'organizzazione di questa conoscenza (analogamente alla composizione di un puzzle dove però le tessere cambiano al cambiare della conoscenza stessa) e a fornire - spiega una nota - "meccanismi che consentano di predire cosa succederebbe ad un dato paziente se lo trattiamo secondo una certa procedura, se gli somministriamo un dato farmaco, se gli raccomandiamo un certo stile di vita, ecc".
Il corpo umano è un sistema infinitamente complesso. Il suo funzionamento è il risultato di una miriade di eventi che avvengono simultaneamente ai vari livelli dell' organismo: organi, tessuti, cellule e molecole.
Questi eventi sono spesso tra loro interdipendenti, il che rende la complessità di certi fenomeni fisiologici estremamente elevata. Da qui l'idea di un sistema di conoscenza capace di ricreare l'interdipendenza che caratterizza le relazioni tra le diverse componenti del corpo umano.
Si tratta di un grosso balzo in avanti: oggi la ricerca biomedica cerca di comprendere l'immagine complessiva guardando di volta in volta solo alcune tessere del mosaico umano. Il VPH invece - continua la nota - "fornirà un telaio su cui potremo lentamente comporre le tessere della nostra conoscenza, connetterle tra loro e veder emergere una migliore comprensione".
Le sfide da superare per arrivare al VPH sono numerosissime e si ritiene che ci vorranno almeno 500 milioni di euro per cogliere l'obiettivo che si stima richiederà almeno 10 anni di lavoro.
Una volta realizzato, VPH fornirà a qualunque laboratorio di ricerca l'opportunità - si legge sulla nota - "di accumulare dati clinici, immagini diagnostiche, esami strumentali e di laboratorio, raccolti in una miriade (e potenzialmente in tutti) i centri clinici e di ricerca del continente. Questo fornirà ai ricercatori di svariate discipline quali la biologia, la medicina, la bioingegneria, la biofisica, l'accesso ad un coacervo di evidenze cliniche e sperimentali enorme, che descrive il corpo umano su diverse cale dimensionali e temporali, dal punto di vista di discipline scientifiche diverse, e rispetto ad apparati diversi".
Perché tutto questo funzioni si dovrà ricorrere massicciamente alle più avanzate tecnologie di computing. Ad ospitare i dati saranno infatti griglie di supercomputer distribuite in tutta Europa: dispersi geograficamente, i dati saranno accessibili come se fossero un'unica risorse centralizzata, facile da accedere e da usare.
"Quando completamente realizzata - conclude la nota - sarà pratica comune vedere il nostro medico immettere i risultati dei nostri esami clinici nel computer, e ricevere una predizione personalizzata di cosa ci succederebbe se sottoposti ad un dato trattamento, o la previsione del rischio di sviluppare una certa malattia in, diciamo, cinque anni. Il 21esimo secolo realizzerà finalmente il sogno della medicina olistica fornendoci una comprensione integrativa della fisiologia umana".
Fonte: (06/11/2006)
Pubblicato in Medicina e Salute
Tag:
VPH
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