Verso la commercializzazione delle cellule staminali umane
Articolo apparso su Le Monde il 17 novembre 2006
Commercializzare cellule staminali umane per la ricerca o per trattamenti medici dovrebbe essere lecito, sebbene a determinate e ben precise condizioni. Questa la principale conclusione di un lavoro iniziato due anni fa e reso noto il 16 novembre dai responsabili del Comite' consultatif national d'ethique (CCNE). Una conclusione valida sia per le cellule staminali prelevate da una persona, sia per quelle ottenute attraverso la distruzione di embrioni umani. Si tratta di una svolta importante nella riflessione etica francese, giacche', finora, l'insieme del dispositivo legislativo nazionale in materia poggiava sul concetto di "non patrimonialita'" del corpo umano, ossia che non si potesse disporre commercialmente degli elementi costitutivi del proprio corpo. CCNE aveva incaricato della questione il professor Laurent Degos, specialista in ematologia all'ospedale Saint-Louis di Parigi e oggi presidente della Haute Autorité de sante'. Le conclusioni dei lavori sono stati presentati dalla vicepresidente del CCNE e relatrice del documento, Monique Canto-Sperber. "Noi qui non diamo una risposta univoca", ha detto. "Riteniamo che una linea di cellule staminali embrionali umane non possa, in quanto tale, essere oggetto di commercializzazione, alla stregua delle cellule sanguigne.
Viceversa, valutiamo che una certa forma di commercializzazione sia possibile, una commercializzazione che tenga conto soltanto del costo della "ingénierie", ma che rispetti il principio, secondo cui il dono di tutto o di una parte del proprio corpo non si possa fare che gratuitamente, con consenso libero ed informato". CCNE si pronuncia dunque a favore di una remunerazione delle operazioni e delle trasformazioni che seguono il prelievo, cosi' come di una possibile commercializzazione del prodotto trasformato. I membri del comitato riconoscono comunque che parrebbe loro "assolutamente impossibile" definire da quale stadio di coltura o di manipolazione le cellule staminali perdano lo statuto di "elemento del corpo" per acquisire quello di "prodotto". La posizione del CCNE non e' stata unanime. Tre dei suoi membri hanno espresso disapprovazione: Padre Olivier de Dinechin, rappresentante delle famiglie spirituali; Philippe Rouvillois, presidente onorario dell'Istituto Pasteur e Marie-Therese Hermange, nominata dal Senato, che ha manifestato la sua "opposizione" a qualsiasi forma di commercializzazione. Pur riconoscendo il rischio di una deriva, gli autori del documento ritengono che le severe condizioni imposte dalla legge per ottenere cellule staminali costituiscono di per se' un freno. Per Didier Sicard, presidente del CCNE, importante e' "fissare dei paletti". Gia' si assiste all'apertura di varchi sempre piu' frequenti nel criterio di non commercializzazione degli elementi del corpo umano. Alcuni prodotti terapeutici derivati dal sangue fruiscono gia' oggi dello statuto di medicinale e sono presenti sul mercato internazionale, con la Francia che vi partecipa anch'essa pur mantenendo il principio di gratuita' della donazione del sangue. Allo stesso modo, la direttiva europea del 6 luglio 1998 autorizza, con alcune riserve, la brevettabilita' di linee di cellule staminali embrionali umane, motivata dal fatto che le linee non sono piu' embrioni. "Certo, la Francia non ha ratificato totalmente questa direttiva europea, (...), pero' la posizione francese e' sotto minaccia di sanzione da parte di Bruxelles", ricorda CCNE.
Fonte: (24/11/2006)
Pubblicato in Analisi e Commenti
Tag:
commercializzazione,
staminali
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