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Progetto UE rivela il potenziale economico delle piante come materie prime

Corso di acqua


Secondo una nuova serie di relazioni del progetto EPOBIO, finanziato dall'Unione europea, nel volgere di 10-15 anni le piante potrebbero offrire fonti alternative di materie prime per energia, com

Secondo una nuova serie di relazioni del progetto EPOBIO, finanziato dall'Unione europea, nel volgere di 10-15 anni le piante potrebbero offrire fonti alternative di materie prime per energia, combustibile e prodotti di uso quotidiano.

Dipendiamo dal petrolio per innumerevoli applicazioni, come il combustibile per il trasporto e il riscaldamento e la plastica alla base di numerosissimi oggetti di uso quotidiano. Il petrolio tuttavia è una risorsa limitata, e poiché la sicurezza dell'approvvigionamento e l'impatto ambientale di tale materia sono motivo di sempre maggiori preoccupazioni, si è alla ricerca di un'alternativa.

Il progetto EPOBIO mira a realizzare il potenziale economico di materie prime derivate dalle piante grazie a nuove generazioni di prodotti biologici derivati dalle materie prime delle piante.

«Le due principali minacce per la società sono la nostra dipendenza dai non illimitati combustibili fossili e il cambiamento climatico», ha affermato Dianna Bowles, direttore di progetto di EPOBIO. «Le piante possono fornirci tutto ciò che oggi viene prodotto impiegando il petrolio. In questo modo possiamo creare una società sostenibile per il futuro e affrontare problemi attuali quali l'aumento dei costi energetici, la sicurezza dell'approvvigionamento e il nostro impatto sull'ambiente».

Le relazioni esaminano tre aree, vale a dire oli vegetali, pareti cellulari delle piante e biopolimeri, in cui i prodotti basati sulle piante offrono i maggiori vantaggi per la società (che potrebbero essere conseguiti nei prossimi 10-15 anni) evidenziando al contempo la ricerca necessaria per sviluppare ulteriormente tali tecnologie.

Il documento relativo agli oli vegetali esamina la possibilità di produrre lubrificanti a partire dalle piante.
Gli oli vegetali hanno strutture e proprietà simili a quelle degli oli minerali e possono essere impiegati in alternativa a questi ultimi in molte applicazioni. Fino ad ora il loro sviluppo è stato limitato dagli elevati costi di estrazione, ma poiché gli oli minerali stanno diventando più costosi, occorre trovare in tempi brevi un'alternativa.

Secondo i ricercatori, la produzione di esteri della cera dal Crambe abyssinica potrebbe essere realizzabile anche in Europa. Il Crambe abyssinica non necessita di grandi quantitativi di acqua e di fertilizzanti, e il processo potrebbe essere più efficiente se i resti della pianta impiegata per la produzione di olio venissero utilizzati per generare energia per alimentare il processo di produzione stesso. In tal modo il Crambe abyssinica potrebbe essere una fonte sostenibile di lubrificanti da utilizzare nei fluidi per motori, di trasmissione e per sistemi idraulici.

Il secondo documento affronta la questione delle bioraffinerie. Con le raffinerie biologiche le piante possono essere trasformate per creare biocombustibili, energia elettrica, prodotti chimici, materiali e fibre attualmente derivanti dal petrolio. Tuttavia, affinché ciò possa diventare realtà, i ricercatori devono capire come liberare gli zuccheri contenuti nelle pareti cellulari delle piante. Il fatto che le pareti cellulari delle piante si siano evolute per resistere agli attacchi di forze meccaniche o chimiche, o agli attacchi microbici, rappresenta un enorme ostacolo a un ulteriore sviluppo delle tecnologie delle bioraffinerie.

La terza relazione esamina l'uso dei biopolimeri come alternativa alla gomma. La gomma naturale, derivata dall'albero della gomma Hevea brasiliensis, viene utilizzata in circa 40 000 applicazioni domestiche, nonché in applicazioni industriali come gli pneumatici resistenti per autocarri e aerei. Tuttavia, si prevede che entro il 2020 la domanda di gomma naturale supererà del 25% l'approvvigionamento; tale aspetto sarà ulteriormente aggravato dal fatto che una malattia da fungo in Sud America ha praticamente posto fine alla produzione di gomma naturale. Aumentano inoltre le allergie al lattice.

I ricercatori hanno individuato nel guayule, un arbusto che produce gomma, una fonte alternativa di gomma. Il guayule si adatta bene alle zone semiaride dell'Europa meridionale e non necessita di particolari attenzioni. Nuove ricerche saranno necessarie per migliorarne la resa nella produzione di gomma.

Secondo gli studiosi, questi nuovi metodi di sfruttamento delle piante concorreranno a realizzare numerosi obiettivi politici dell'Unione europea, fra cui quelli relativi alle emissioni dei gas a effetto serra, all'utilizzo di biocombustibili, nonché allo sviluppo sostenibile. Offriranno inoltre al settore agricolo fonti alternative di reddito, mentre le attività di trasformazione contribuiranno allo sviluppo rurale.

Approfondimenti: Il progetto EPOBIO

Fonte: Cordis (28/11/2006)
Pubblicato in Ecologia e Ambiente
Tag: EPOBIO, piante
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