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La crisi scientifica del CNR

Ricercatrice sotto cappa


Le conseguenze della riforma del 2003 del Consiglio nazionale delle ricerche cominciano a farsi sentire: e riguardano in primo luogo la produzione scientifica.

Il Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) è il massimo ente di ricerca italiano. Nel 2006 contava oltre 7500 dipendenti, di cui più di 4000 fra ricercatori e tecnologi assunti a tempo determinato o indeterminato. A questi numeri vanno aggiunti molti giovani in organico che danno un contributo importante alla ricerca scientifica attraverso varie forme di precariato. Nel 2006 lo Stato ha erogato per il CNR un finanziamento di 563 milioni di euro, e i ricercatori dell'ente hanno raccolto contributi esterni, sotto varie forme, per altri 298 milioni. Dopo l'ultima riforma avviata dal Ministro Moratti nel giugno 2003, il CNR si autodefinisce come un «Ente pubblico nazionale con il compito di svolgere, promuovere, diffondere, trasferire e valorizzare attività di ricerca nei principali settori di sviluppo delle conoscenze e delle loro applicazioni per lo sviluppo scientifico, tecnologico, economico e sociale del Paese».Il Comitato di indirizzo per la valutazione della ricerca (CIVR) ritiene che la produzione scientifica di un ente di ricerca possa essere definita sulla base della qualità di determinate categorie di prodotti che sono «libri e capitoli di libri, articoli su riviste, brevetti, progetti, composizioni, disegni e design, performance, mostre ed esposizioni, manufatti ed opere d'arte». Anche la Corte dei Conti afferma, nella sua relazione sulla gestione finanziaria del CNR, che le pubblicazioni scientifiche sono il primo indicatore degli esiti della ricerca. Insomma, nonostante qualche sfumatura, tutti sono bene o male d'accordo che le pubblicazioni sono un prodotto importante della ricerca scientifica.

I dati della produttività
Ho quindi analizzato le tendenze della produzione scientifica del CNR nell'ultimo decennio (1997-2006) utilizzando la più importante banca dati bibliografica internazionale (ISI Web of knowledge - Institute of Scientific Information). Essa non contiene i titoli di tutte le pubblicazioni scientifiche, ma solo quelle che sono apparse su riviste specializzate che hanno raggiunto un certo fattore di impatto. Impatto che si misura, in sostanza, contando quante volte gli articoli pubblicati da una certa rivista vengono citati da altre riviste altrettanto qualificate. Per evitare di confrontare insiemi sbilanciati nel tempo, ho effettuato l'analisi considerando insieme per tutto il periodo le pubblicazioni scientifiche di ricercatori del CNR, dell'Istituto nazionale di ottica applicata (INOA) e dell'Istituto di fisica della materia (INFM), aggregati al CNR con la riforma Moratti.L'analisi della produzione dell'ultimo decennio (1997-2006) ha evidenziato due fatti sostanziali. Da una parte una crescita significativa della produzione globale del CNR tra il 1997 e il 2004, e dall'altra una repentina flessione del numero totale di pubblicazioni a partire dal 2005 (si veda il grafico in alto).
I dati relativi al 2006 non possono però essere ancora considerati definitivi, poiché alla stesura di questo articolo alcuni numeri di riviste relativi al 2006 non sono ancora stati pubblicati. Resta comunque evidente che la produttività scientifica del CNR ha avuto una netta flessione a partire dal 2005, nonostante il numero dei ricercatori in servizio sia rimasto sostanzialmente uguale a quello degli anni precedenti (Ufficio Stato Giuridico e Trattamento del Personale del CNR).

Il confronto fra CNR e Max Planck
È interessante confrontare i dati di CNR, INFM e INOA con quelli della Max Planck Gesellschaft (MPG), la più importante organizzazione di ricerca tedesca. I due enti hanno infatti una struttura confrontabile sia per dimensioni sia per missione, come è ben evidenziato dall'analisi delle percentuali di pubblicazioni dei due enti nelle diverse aree disciplinari (si veda la tabella qui sotto).
Il confronto ha messo in evidenza che i ricercatori tedeschi pubblicano in media più articoli ISI di quelli del CNR. Nel decennio considerato, il Max Planck ha pubblicato poco più di 60.000 lavori scientifici contro i 51.206 dell'insieme CNR, INFM e INOA. Tuttavia, se si osserva la dinamica temporale della produzione scientifica dei due enti, la differenza fra numero di pubblicazioni Max Planck e CNR tende a diminuire nel periodo 1997-2004 (si veda la figura in alto a sinistra). Ciò è dovuto al fatto che il tasso relativo di crescita della produzione scientifica del CNR è stato più alto nel periodo considerato. Ma a partire dal 2005 si osserva una netta inversione di tendenza: mentre il Max Planck continua a crescere, la produzione del CNR ha una battuta d'arresto che fa aumentare in modo significativo la distanza fra i due enti, riportandola a valori superiori a quelli osservati prima del 1997.
Una notazione a parte merita il confronto della qualità della produzione scientifica, che è peraltro sempre a favore del Max Planck. In media, ogni lavoro pubblicato dai ricercatori tedeschi nell'ultimo decennio è stato citato 19 volte, contro le 11 volte di ogni lavoro del CNR. Ma il rapporto fra la qualità delle pubblicazioni è cambiato nel tempo; il quoziente fra il numero di citazioni ricevute da un articolo «medio» della MPG e di un articolo «medio» del CNR è passato da un valore di 1,6 nel 1996 a 2,1 nel 2005 (si veda la figura in alto a destra). Ciò mette in evidenza un sostanziale maggiore impatto della ricerca tedesca rispetto a quella italiana, vantaggio che è andato sempre crescendo nel tempo.
UNA BATTUTA D'ARRESTO.

Il confronto fra la produzione scientifica del Max Planck tedesco e dell'insieme CNR, INOA e INFM. I dati sono espressi come differenza fra il numero di pubblicazioni dei due enti nei diversi anni (in ordinata è indicato il numero di pubblicazioni dell'MPG meno quelle del CNR).

Il rapporto fra il numero di citazioni di un lavoro scientifico «medio» pubblicato dai ricercatori della Max Planck Gesellschaft e quelle di un lavoro «medio» pubblicatodai ricercatori di CNR-INOA-INFM.

Ridare slancio alla ricerca
La breve analisi bibliometrica riportata in queste pagine mette in evidenza che la produttività scientifica del CNR è stata in significativa crescita dal 1997 al 2004. A partire dal 2005 si sono poi fatti sentire gli effetti negativi dell'opera di riforma iniziata nel 2004, e ciò ha determinato una forte diminuzione della competitività scientifica.
I dati delle pubblicazioni scientifiche sono, a questo proposito, assolutamente indiscutibili. Le ragioni dell'involuzione sono ovviamente molteplici, e riguardano sia il nuovo assetto dell'ente, sia il clima di aperta conflittualità che si è determinato all'interno del CNR a partire dall'entrata in vigore del Decreto di riforma e successivamente dei nuovi regolamenti interni. Questi fatti hanno effettivamente interferito con la capacità dei ricercatori italiani di produrre nuove idee e generare innovazione.
Il quadro è oggettivamente preoccupante per tutta la ricerca italiana, e apre scenari altrettanto preoccupanti. Il recupero di competitività scientifica e il riallineamento della nostra ricerca agli standard europei e internazionali è nell'interesse di tutta la comunità nazionale, ma questo riallineamento implica l'inizio di una nuova stagione di riordino degli enti pubblici di ricerca italiana, e in particolare del CNR, che non è più rinviabile ma che non sarà senz'altro semplice.
Per ridare slancio alla sua capacità di ricerca e per frenare gli aspetti conflittuali generati dalle ultime vicende, questa stagione dovrà essere in grado di convincere l'intera comunità scientifica. E dovrà anche essere rapida. Per ora non ci resta che sperare che la politica italiana sappia leggere e interpretare al meglio questi auspici al di là delle forti divisioni che la caratterizzano: è in gioco, insieme a quello del CNR, anche parte del destino della nostra nazione.
Di Franco Miglietta
Le Scienze, febbraio 2007, n.462

Fonte:
Le Scienze (01/03/2007)
Pubblicato in Analisi e Commenti
Tag: CNR, ricerca
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