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Realizzata guida per ricercatori stranieri in Italia
Eè stata realizzata dal network dei Centri di Mobilità italiani con la partecipazione di Apre e Cnr
E' stata realizzata una guida per i ricercatori stranieri in Italia che li aiuterà a risolvere tutti i problemi relativi al soggiorno: procedure di ingresso, soggiorno, tasse, assistenza medica, sistema previdenziale. La guida è stata realizzata dai membri del network dei Centri di Mobilità italiani, composto da 16 organismi tra università e organizzazioni di ricerca, ed è stata concepita nell’ambito del progetto europeo Eramit (European research area mobility in Italy), finanziato dalla Ce nel VI Programma Quadro allo scopo di creare un network di centri di mobilità in Italia, coordinato dalla Fondazione Crui, con la partecipazione di Apre e del Cnr, che in questo ambito assolve le funzioni di centro di mobilità per il settore enti di ricerca.
Un "mobility center" da un lato assiste il ricercatore straniero per le problematiche relative a tutti gli aspetti del proprio ingresso in Italia e inoltre funge da riferimento normativo per le amministrazioni che desiderino recepire personale straniero a scopo di ricerca.
Per individuare meglio le caratteristiche necessarie per realizzare al meglio questa guida, è stato promosso e utilizzato il "Questionario sulla mobilità dei ricercatori stranieri in Italia".
All'indagine hanno risposto 223 ricercatori stranieri operanti in diverse sedi italiane.
Di questi il 61,4% di sesso maschile, il 46,6% di età non superiore a 30 anni, il 34,1% costituito da dottorandi e il 27,4% da post dottorandi. Le discipline di cui si occupano sono per il 23,8% Fisica, 18,8% Scienze biologiche, 15,3% Scienze matematiche e informatiche e per il 10,3% Chimica. Le Università sono le strutture in cui vi è maggiore presenza di ricercatori stranieri (62%), seguite dai centri di ricerca (36%).
Per quanto riguarda la loro provenienza, il 31% proviene da Paesi dell'UE, il 20% dall'Asia (e Medio Oriente), 14% dall'America Latina e il 10,7% dai nuovi stati mebri dell'UE (incluse Bulgaria e Romania).
Sempre dall'indagine si osserva che i finanziamenti che consentono ai ricercatori stranieri di studiare in Italia, provengono per il 55% proprio da fondi italiani, dell'isituzione che li ospita o nazionali) e per il 25% dall'Unione europea.
Inoltre il 64% dei giovani scienziati hanno un contratto come borsa di studio o di ricerca (della durata di 13-36 mesi per il 36% di loro e superiore ai 36 mesi per il 23%.
Questo è quanto spiega Angelica Zonta della Direzione generale-Ufficio promozione e rapporti con l’Unione europea del Cnr, che ha collaborato alla realizzazione del questionario.
Il contatto con i colleghi italiani è mantenuto grazie ad internet per il 58,7%, mentre il 31,4% si avvale di rapporti personali; il 15% invece si rivolge a Uffici relazioni (o ricerca) internazionali nella struttura di provenienza, il 14,3% ad analoga struttura nel nostro Paese, tuttavia un buon 32% ha organizzato e gestito tutto da sé.
Nonostante i ricercatori stranieri abbiano incontrato alcune difficoltà nella burocrazia, ha manifestato soddisfazione per l'ambiente di lavoro (74%). Il 50% considera più che soddisfacenti l’equilibrio di genere e l’accesso alla formazione per la ricerca. Più del 50% giudica buona o molto buona l’attrezzatura di laboratorio e il coinvolgimento in network internazionali, e il 42,6% reputa altrettanto positivamente la presenza di centri d’eccellenza.
I laboratori del Paese escono quindi piuttosto bene da questa indagine, restano da migliorare gli aspetti burocratici.
Redazione (19/04/2007)
Pubblicato in Analisi e Commenti
Tag:
Eramit,
CNR,
Apre
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