Una mutazione del DNA mitocondriale alla base del cancro alla tiroide
La scoperta riguarda anche altri tipi di tumore ed è molto importante per lo sviluppo di sistemi diagnostici e terapeutici
Una ricerca svolta nei laboratori dell'Università di Bologna e diretta dal professor Giovanni Romeo, per la prima volta, ha permesso di mettere in relazione una mutazione genetica cellulare con lo sviluppo di un cancro. La scoperta è il risultato di dieci anni di studi di biochimica, biologia cellulare e genetica. Per la precisione, è stata provata la correlazione tra alcune mutazioni del DNA del mitocondrio o lo sviluppo di un determinato tipo di cancro alla tiroide. I mitocondri sono organelli cellulari molto piccoli e numerosissimi, dotati di DNA proprio ed esterni al nucleo, che si occupano della respirazione della cellula; trasformano quindi l'ossigeno in energia. E sono proprio le mutazioni del patrimonio genetico dei mitocondri ad essere tirate in causa nella genesi del cancro tiroideo. Nonostante da sempre si conoscano relazioni tra alcune mutazioni del DNA mitocondriale e varie forme di malattie, per la prima volta, queste trasformazioni sono state messe in rapporto causa-effetto con lo svilupparsi di questo tumore. L'osservazione da cui i ricercatori sono partiti è che le cellule malate apparivano inspiegabilmente gonfie. Infatti le cellule di questo tipo di tumori sono chiamate oncociti dal significato greco di "oncos" che significa, appunto, gonfio, pieno.
Questo tipo di tumore colpisce spesso la tiroide e, tra questi, un particolare tipo si manifesta con forme molto aggressive e che reagiscono male alle comuni terapie con iodio radioattivo. Ma anche i tumori che attaccano la mammella hanno cellule con lo stesso aspetto. I ricercatori hanno scoperto che queste cellule tumorali sono gonfie perchè piene di mitocondri non funzionanti che non attuano una corretta respirazione cellulare ma favoriscono, invece, la prolificazione delle cellule malate. Il professor Romeo spiega l'importanza di questo studio: "Mentre tutte le precedenti osservazioni di questi fenomeni si fondavano sull'analisi di cellule tumorali coltivate in vitro, la nostra ricerca accerta che le stesse mutazioni sono presenti anche in cellule prelevate da pazienti malati, in vivo, come si dice con lessico scientifico." Questa scoperta potrebbe rivelarsi di estrema importanza per la diagnosi precoce, in quanto una cellula che risulta ingrossata dai mitocondri, è un marcatore affidabile di uno sviluppo tumorale in atto. In questo modo sarà possibile intervenire con grande anticipo sull'avanzare della malattia. Inoltre questa scoperta sembra non essere limitata a tumori della mammella e della tiroide, infatti sembra che questo tipo di evoluzione delle cellule sia tipica anche di altri tipi di cancro. "Noi guardiamo a questo fenomeno- aggiunge il professor Romeo - come alla punta di un iceberg. La funzione dei mitocondri, infatti, si è mostrata fondamentale nelle prime fasi di avvio della genesi dei tumori. Cioè, il mitocondrio ha un ruolo specifico nello sviluppo iniziale della malattia. Questo significa tornare a lavorare su una osservazione del 1956 di Otto Warburg (Premio Nobel per la Medicina), il quale ipotizzò che le cellule cancerogene prosperano meglio in assenza di respirazione cellulare, proprio quella attività di cui sono responsabili i mitocondri." Questa scoperta apre anche possibilità nel campo dell'ingegneria genetica: agendo sulle mutazioni dei mitocondri, si potrebbe riuscire a ripristinare una regolare respirazione cellulare nelle cellule malate, interrompendo lo sviluppo del processo tumorale.
Redazione (09/05/2007)
Pubblicato in Genetica, Biologia Molecolare e Microbiologia
Tag:
tiroide,
mitocondri
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