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Riforma dell'università: si del governo, ora tocca al parlamento

Ministro Gelmini


La riforma introdurrà sostanziali modifiche, volte sopratutto ad eliminare i fenomeni di nepotismo e ad incentivare la mobilità internazionale e la carriera dei ricercatori

E' al vaglio in parlamento il piano governativo volto a modificare e rilanciare il sistema universitario italiano puntando sui 4 cardini di governance, valutazione della qualità, reclutamento e diritto allo studio.
E mentre il ministro Mariastella Gelmini e il collega Giulio Tremonti non nascondono la soddisfazione per la riforma, non si fan attendere i NO da parte degli studenti dell'Unione degli universitari, e da Giorgio Paterna, coordinatore nazionale dell'Unione, che esprime il suo parere "La riforma dell'Università presentata oggi dalla Gelmini è estremamente allarmante: la nostra idea di Università è profondamente diversa da quella del Governo Berlusconi" e dice "No alla delega sul diritto allo studio, No ai Rettori nominati, No agli interessi dei privati nelle università: l'università ha bisogno di più finanziamenti, valutazione e controllo della qualità della didattica, maggiore trasparenza e democrazia. No a riforme che salvaguardano gli interessi di pochi".
Paterna prosegue chiedendosi "Come si può pensare di riformare l'università pubblica con questo indirizzo privatizzante? Se Gasparri ha delle perplessità sulla governance, noi siamo annichiliti dal livello a cui si spinge questa riforma" Mentre la perplessità degli studenti si incentra sul fatto che "il provvedimento è stato presentato oggi senza una reale discussione anche con gli studenti sulla governance, il cui futuro è nelle mani di esterni privati, e sul diritto allo studio, che vedrà l'entrata di test a crocette per avere la borsa di studio e l'indebitamento dei prestiti d'onore"
Nei prossimi anni le università verranno totalmente sconvolte dalla riforma, come facoltà ridotte all'osso, l'abilitazione nazionale per professori e ricercatori, e codice etico contro le parentopoli.

In tutto ciò viene anche considerata la presenza di soggetti esterni anche privati negli organismi chiave degli atenei, cosa che dovrebbe garantire gestioni economiche più oculate e valutazioni più obiettive.
In questo scenario il numero dei ricercatori, reclutati con modalità nuove, crescerà rispetto al totale dei docenti.
e' prevista la possibilità, per gli atenei, di aggregarsi su base federativa per gestire le spese ed evitare duplicazioni e costi inutili mentre i bilanci dovranno rispondere a criteri maggiori di trasparenza e per gli atenei in dissesto finanziario è previsto il commissariamento.
La ministra mette anche le mani sui concorsi e sulla qualità dell'insegnamento. Con uno o più decreti legislativi verrà istituita l'Abilitazione scientifica nazionale per docenti e ricercatori, requisito preferenziale per l'insegnamento. Il titolo sarà assegnato da una apposita commissione con autorevoli componenti italiani e stranieri, attraverso la valutazione dei titoli e delle pubblicazioni scientifiche, ma in ogni caso gli atenei potranno reclutare i loro docenti e ricercatori sia attraverso una valutazione comparativa, alla quale non potranno comunque partecipare i docenti di prima e seconda fascia dell'ateneo che bandisce la selezione, sia attraverso la chiamata diretta per "chiara fama".
Il nuovo metodo di reclutamento terrà conto dell'esigenza di favorire la mobilità nazionale e internazionale, oggi quasi azzerata.
Verrà inoltre agevolato l'accesso alla carriera accademica dei giovani studiosi tramite la revisione degli assegni di ricerca in modo da "introdurre maggiori tutele con aumento degli importi e l'abolizione delle borse post-dottorali, sottopagate e senza diritti". Se dopo sei anni (tre+tre) di contratti a tempo determinato il giovane ricercatore sarà ritenuto valido dall'ateneo sarà confermato a tempo indeterminato come professore associato. Dovrebbe, così, terminare l'odissea dei ricercatori a vita con un forte incremento dello stipendio, che da 1.300 euro mensili passerà a 2.100 euro.


Redazione MolecularLab.it (29/10/2009)
Pubblicato in Analisi e Commenti
Tag: riforma universita, Gelmini
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