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Occorre più ricerca sul nesso tra cellulari e tumori cerebrali

Ragazzo al telefono portatile


"È necessaria una maggiore ricerca", questo è quanto conclude il più grande studio svolto finora sui possibili legami tra l'uso del cellulare e il rischio di cancro al cervello. Il proge

"È necessaria una maggiore ricerca", questo è quanto conclude il più grande studio svolto finora sui possibili legami tra l'uso del cellulare e il rischio di cancro al cervello. Il progetto INTERPHONE ("International case control studies of cancer in relation to mobile telephone use") è stato in parte finanziato dell'Unione europea con 3,85 milioni di euro nell'ambito del programma "Qualità della vita e gestione delle risorse viventi" del Quinto programma quadro (5º PQ). Le scoperte sono pubblicate nella rivista International Journal of Epidemiology.

Lo studio INTERPHONE, avviato nel 2000, ha indagato sull'uso del cellulare da parte di oltre 5.000 pazienti con cancro al cervello in 13 paesi nel mondo. Allo studio hanno partecipato 2.765 pazienti con glioma e 2.425 pazienti con meningioma. Il glioma è un tipo di tumore del cervello che ha origine nelle cellule gliali, che circondano e sostengono le cellule nervose, mentre il meningioma colpisce le meningi, gli strati di tessuto che proteggono il cervello e il midollo spinale. Per il confronto, sono stati interrogati sul loro uso del telefono cellulare più di 7.000 persone sane (con parità di età, sesso e regione d'origine rispetto ai malati di cancro).

Nonostante l'immensa portata dello studio, i risultati sono stati inconcludenti. "INTERPHONE non rileva segni di un aumentato rischio di meningioma tra gli utenti di telefoni cellulari", si legge nell'articolo. Per il glioma, si suggerisce un aumentato rischio di cancro per le persone con i più alti livelli di uso del telefono cellulare. "Comunque, le prove di un aumentato rischio di glioma tra gli utenti più assidui sono risultate insufficienti, in quanto l'incremento potrebbe essere dovuto a una o più [...] possibili fonti di errore", fanno notare i ricercatori.

Ad esempio, i tumori cerebrali potrebbero influenzare la memoria, ed i pazienti potrebbero essere "più motivati a ricordare e segnalare un fattore di rischio potenziale pubblicizzato per la loro malattia".

"I dati di INTERPHONE non dimostrano un aumento del rischio di cancro al cervello", ha detto il dottor Christopher Wild, direttore dell'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), che ha coordinato il progetto INTERPHONE.
"Tuttavia, le osservazioni relative al più alto livello di tempo complessivo e ai mutamenti nei modelli d'uso del telefono cellulare dal periodo di studio di INTERPHONE, in particolare nei giovani, indicano che sono necessarie ulteriori indagini sull'uso del telefono cellulare e il rischio di cancro al cervello".

In un editoriale di accompagnamento, Rodolfo Aracci del CNR (Consiglio nazionale delle ricerche) e Jonathan Samet della University of Southern California, negli Stati Uniti, fanno sapere che "la maggior parte di coloro che attendevano con ansia i risultati dello studio INTERPHONE rimarranno delusi dai risultati".

Essi fanno comunque notare che i telefoni cellulari non divennero comuni fino alla metà degli anni 1990, e che la maggior parte dei tumori dello studio sono stati diagnosticati tra il 2000 e il 2004. Pertanto, molti pazienti dello studio sono rimasti esposti ai telefoni cellulari per meno di 10 anni. "Nessuno degli agenti cancerogeni oggi stabiliti, tra cui anche il tabacco, avrebbe potuto essere chiaramente individuato come rischio crescente nel corso dei primi dieci anni circa dalla prima esposizione", hanno spiegato i dottori Aracci e Samet. Inoltre, i tumori del cervello che sono stati collegati a radiazioni ionizzanti si manifestano generalmente tra i 10 e 20 anni dopo il momento della prima esposizione.

Una limitazione importante dello studio INTERPHONE è il problema del bias di selezione e di informazione. I dottori Aracci e Samet suggeriscono che un modo per ridurre al minimo tali distorsioni sarebbe quello di "tracciare coorti di utenti di cellulari con esposizioni documentate attraverso le iscrizioni aziendali e l'accertamento dei risultati mediante record linkage con i registri dei tumori".

I dottori Aracci e Samet concludono: "Il solito ritornello 'sono necessarie ulteriori ricerche' in questo caso si applica in pieno: senza effettuare una maggiore ricerca, la domanda del pubblico sul rischio di cancro legato ai telefoni cellulari rimarrà senza risposta".

Secondo il coordinatore del progetto INTERPHONE, la professoressa Elisabeth Cardis del Centro per la ricerca di epidemiologia ambientale (Creal) a Barcellona, in Spagna, "lo studio INTERPHONE proseguirà con ulteriori analisi sull'uso del telefono cellulare e i tumori del nervo acustico e della ghiandola parotide".

Nel frattempo, il team sta già lavorando ad un nuovo progetto per affrontare il fatto che l'uso del cellulare è aumentato drasticamente dopo gli anni di applicazione del progetto INTERPHONE, specialmente tra i bambini e i giovani.

"A causa delle preoccupazioni per il rapido aumento dell'uso del cellulare da parte dei giovani - che non erano coperti da INTERPHONE - Creal coordina un progetto nuovo, MOBI-KIDS, finanziato dall'Unione Europea, per indagare il rischio di tumori al cervello legato all'utilizzo del cellulare durante l'infanzia e l'adolescenza", ha detto la professoressa Cardis.

MOBI-KIDS ("Risk of brain cancer from exposure to radiofrequency fields in childhood and adolescence") è stato finanziato con 3,5 milioni di euro nell'ambito del tema "Ambiente" del Settimo programma quadro (7° PQ).

Approfondimenti: International Agency for Research on Cancer (IARC)

Fonte: Cordis (20/05/2010)
Pubblicato in Cancro & tumori
Tag: INTERPHONE, telefoni, telefono cellulare
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