I giocatori d'azzardo con il Parkinson
Una ricerca rivela il ruolo dei farmaci e del nucleo subtalamico nei malati di Parkinson, nella percezione del rischio
L'8% dei pazienti con Parkinson sviluppa un curioso effetto collaterale alle cure: si trasforma in un giocatore d'azzardo, un vero e proprio scommettitore compulsivo. Ad oggi non è chiaro cosa 'scatti' nel cervello di chi scommette senza freno in assenza di una patologia neurologica alla base; ma uno studio condotto dai ricercatori coordinati da Alberto Priori dell'Università degli Studi di Milano, insieme agli scienziati del Policlinico di Milano, dell'Istituto Neurologico Besta e dell'Istituto Neurologico Mondino di Pavia, ha scoperto il meccanismo alla base delle scommesse compulsive nel cervello del malato di Parkinson. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Movement Disorders.
I ricercatori hanno studiato in particolare il nucleo subtalamico, una porzione del cervello grande come una lenticchia coinvolta nei processi mentali che ci fanno prendere le decisioni, ma anche nell'elaborazione delle nostre emozioni. Grazie ad alcuni elettrodi sono state registrate le reazioni di questo nucleo di fronte a decisioni di tipo economico, sia su 58 malati di Parkinson che soffrivano anche di gioco compulsivo indotto dalla terapia, sia su 59 malati di Parkinson senza problemi di gioco d'azzardo.
Gli scienziati hanno scoperto che il nucleo subtalamico, di fronte al rischio, reagisce in modo diverso nelle due categorie di pazienti: in chi soffre anche di gioco d'azzardo compulsivo, infatti, questa porzione del cervello è iperattiva durante gli "stimoli conflittuali", come appunto le decisioni che portano a un rischio o a una forte perdita economica.
Si tratta di una vera e propria disfunzione che innalza la soglia alla quale si percepisce il rischio: in pratica, è come se il cervello dei malati di Parkinson che giocano d'azzardo non fosse più in grado di valutare correttamente la gravità o meno della perdita economica.
Per contro, invece, dallo studio è emerso che il cervello dei malati di Parkinson che non hanno problemi con il gioco d'azzardo usa una strategia diversa per risolvere le situazioni conflittuali: davanti al rischio sceglie la soluzione meno 'pericolosa' e più tranquilla.
"Questa ricerca – commenta il professor Ferdinando Cornelio direttore scientifico dell'IRCCS Istituto Neurologico Nazionale Carlo Besta – chiarisce i meccanismi neurofisiologici di un disturbo del comportamento che può complicare la malattia di Parkinson, e che può avere conseguenze disastrose per l'individuo, la sua famiglia e la società, alimentando anche i comportamenti illeciti ad esso connessi come furti o rapine". La nuova scoperta, aggiunge Gabriella Pravettoni, direttore del Centro di Ricerca sui Processi Decisionali dell'Università degli Studi, "rappresenta un approccio innovativo allo studio del comportamento umano e delle decisioni in ambito economico, e fornisce allo stato attuale informazioni davvero uniche".
"Secondo la nostra ricerca – spiega Priori – il nucleo subtalamico potrebbe essere coinvolto anche in altre anomalie del comportamento, non solo per il gioco d'azzardo ma anche ad esempio per le dipendenze da alcol e droghe, o per i comportamenti compulsivi. Sarà quindi fondamentale proseguire su questa strada, per conoscere sempre più il modo con cui il cervello prende le decisioni ma anche per ridurre al minimo effetti collaterali di questo tipo sui malati di Parkinson".
Lo studio è stato possibile "solo grazie all'integrazione di molteplici strutture di eccellenza – dice Massimo Casciello, direttore generale della Ricerca Sanitaria del Ministero della Salute – e di un ampio gruppo di ricercatori con competenze diverse, dimostrando che la ricerca sanitaria nazionale si può coniugare con quella di atenei di prestigio con risultati di assoluta competitività'".
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