Cellule attive contro le metastasi di melanoma
Quando vengono colpiti dalla malattia, i linfonodi producono sostanze che chiamano in aiuto cellule Natural Killer (NK), rendendole particolarmente efficaci contro le cellule tumorali
Un potente strumento nella lotta ai tumori potrebbe provenire dai nostri stessi linfonodi. È questo il risultato di uno studio internazionale pubblicato su Nature Communications e coordinato dal professor Ennio Carbone, dell'Università "Magna Grecia" di Catanzaro, a cui hanno dato un contributo anche i ricercatori della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano guidati dal dottor Andrea Anichini. "L'infiltrazione dei linfonodi da parte delle cellule del melanoma è una fase cruciale nella progressione della malattia" spiega il dottor Anichini, direttore della Struttura Semplice Dipartimentale di Immunobiologia dei Tumori Umani all'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. "Il lavoro dimostra che nel microambiente del linfonodo stesso si liberano sostanze, dette interleuchine e chemochine, capaci di attivare una particolare ed efficace risposta del sistema immunitario".
"Questi mediatori, tra cui in particolare l'interleuchina 6 e alcune chemochine (CXCL8 e CCL2), richiamano cellule chiamate Natural Killer, in sigla NK, attivandole in modo che siano più efficaci contro le cellule tumorali" prosegue Anichini.
"Il ruolo di queste cellule nella risposta del sistema immunitario ai tumori è sempre stato elusivo. Sapevamo che nel sangue svolgono un ruolo di 'prima barriera' contro la diffusione nell'organismo delle cellule tumorali, ma la loro precisa funzione a livello dei linfonodi invasi dalle cellule neoplastiche era finora scarsamente compresa".
Lo studio ha dimostrato che nei linfonodi infiltrati dalle metastasi di melanoma esiste una specifica popolazione di cellule NK con una forte capacità di riconoscere e uccidere le cellule tumorali.
"Inoltre i risultati dello studio dimostrano che le cellule NK dei linfonodi possono essere distinte da quelle presenti nel sangue perché sulla loro superficie esprimono livelli diversi di molecole come CD56 e CD57" precisa la dottoressa Roberta Mortarini, che ha partecipato alla ricerca grazie a un finanziamento dell'Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro.
"Questo studio collaborativo tra diversi gruppi italiani ed esteri ha rivelato un fitto scambio di comunicazioni tra l'ambiente in cui le cellule tumorali metastatiche si vanno a impiantare e le cellule del sistema immunitario" concludono i ricercatori. "Conoscere i termini di questo discorso può aiutarci a mettere a punto nuove strategie terapeutiche per combattere lo sviluppo e la diffusione del melanoma", commenta il dottor Mario Santinami, direttore della Struttura Complessa di Chirurgia Generale ad Indirizzo Oncologico 4, che ha partecipato allo studio.
Un possibile sviluppo futuro di questa ricerca potrebbe essere basato sull'isolamento ed espansione in laboratorio di cellule NK, prelevate dai linfonodi, e successiva reinfusione nell'organismo, in modo da potenziare la risposta contro la malattia.
Allo studio hanno contribuito anche altri gruppi italiani, come quello del professor Maurizio Bifulco, dell'Università di Salerno, e quello del professor Alessandro Moretta dell'Università di Genova, e Istituti internazionali, tra cui l'Harvard Medical School di Boston, negli Stati Uniti, il Karolinska Institutet di Stoccolma, in Svezia e il King's College dell'Università di Cambridge, nel Regno Unito.
Approfondimenti: CXCL8 CCL2 CD56 CD57
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