OGM, Rispettare la biodiversità
Si allarga e si approfondisce anche nel mondo cattolico il dibattito sugli Ogm, gli organismi geneticamente modificati, usati in campo agricolo: cè bisogno di maggiori informazioni pro e contro per
Si allarga e si approfondisce anche nel mondo cattolico il dibattito sugli Ogm, gli organismi geneticamente modificati, usati in campo agricolo: c'è bisogno di maggiori informazioni "pro e contro" perché il pubblico, i consumatori, i cittadini possano capire e decidere su un aspetto tanto importante quale è quello del cibo per la salute umana, per l'ambiente, per gli equilibri economici e per i risvolti etici. La Radio Vaticana ha posto alcune domande in proposito a mons. Elio Sgreccia, vicepresidente della
Pontificia Accademia per la Vita e direttore del Centro di Bioetica dell'Università Cattolica del "Sacro Cuore": ecco il suo parere. "Prima di tutto non ci deve essere chiusura per l'intervento dell'uomo sulle piante e sugli animali anche nel campo genetico, qualora questo risulti esente da danni e utile per l'uomo stesso. Il secondo punto è che ci sia una verifica dei rischi, una verifica che deve essere obiettiva, deve essere scientifica, che deve essere fatta sui prodotti naturali ma anche sui farmaci e, per una ragione ancor più delicata, sugli organismi geneticamente modificati.
È la verifica del rischio, il cosiddetto principio di precauzione.
Finora non sono stati denunciati, se non come allarme, gravissimi rischi. Mi sembra che si vada con le debite cautele, con una sorta di sperimentazione prima di immettere sul mercato.
Un'altra condizione è che si rispetti anche l'equilibrio ecologico, cioè si rispetti la biodiversità. Le specie nuove non debbono soppiantare quelle preesistenti. La biodiversità deve essere custodita nel mondo perché è una ricchezza di tutti.
Terzo, il cittadino deve essere informato, cioè noi siamo per una etichettatura dei prodotti.
Del prodotto che viene immesso nel mercato si deve sapere se è "ingegnerizzato", non "ingegnerizzato" anche perché, vero o no il rischio, si dia tempo alla gente di persuadersi, ma a quel punto ci sia la libertà e la consapevolezza di sapere se il prodotto è "ingegnerizzato" o no. In ultimo, questa materia - ecco l'altra componente del problema - deve essere anche rispettosa dell'etica economica a livello internazionale.
Cioè, prodotti "ingegnerizzati" non devono servire per esclusiva utilità delle grandi imprese, delle grandi industrie.
Tutte le industrie hanno il loro vantaggio, devono avere il loro giusto vantaggio, ma non deve essere un monopolio che diventi gravoso per chi fosse costretto a utilizzare questi prodotti.
Il discorso sulle biotecnologie non deve poi essere utilizzato a fini protezionistici.
Di questa istanza si è fatto portavoce il cardinale Ersilio Tonini, e cioè la paura che i prodotti preesistenti possano venire in concorrenza con quelli nuovi a loro svantaggio.
Ci deve essere un equilibrio, un rispetto anche delle ragioni etiche del mercato, non solo quelle etiche della salute. Su questo problema, come su molti altri di grande importanza in questo scorcio di storia, il segreto sta nel congiungere insieme la scienza, con le sue indubbie capacità di avanzare, di verificare le verità oggettive, di carattere sperimentale, e l'etica che metta in confronto le risorse della scienza con i valori umani e con la persona che deve stare al centro".
Fonte: (21/12/2003)
Pubblicato in Percezione e problemi biotech
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