Ecco il "neurone specchio", così condividiamo i sentimenti
Piangere davanti a un film d'amore, rabbrividire quando si osservano foto che ritraggono torture e, in una parola, sapersi mettere nei panni degli altri è ci che chiamiamo empatia. Il circuito cer
Piangere davanti a un film d'amore, rabbrividire quando si osservano foto che ritraggono torture e, in una parola, sapersi mettere nei panni degli altri è ci che chiamiamo empatia. Il circuito cerebrale che è alla base del "sentire insieme", costituito dai cosiddetti neuroni specchio, risulta essere inceppato negli autistici. Se n'è accorta la neuroscienziata americana Mirella Dapretto, dell'università di Los Angeles, che ha offerto sulla rivista Nature Neuroscience una spiegazione innovativa del perché i bambini autistici siano chiusi in se stessi e del tutto impermeabili alle manifestazioni emotive altrui. A scoprire l'esistenza dei neuroni specchio nel 1991, partendo da uno studio sulle scimmie, è stata un'équipe dell'università di Parma. Vittorio Gallese, uno dei suoi membri, oggi è orgoglioso del testimone raccolto dalla collega di Los Angeles. Lui stesso ha illustrato il legame fra la malattia di Rain Man e i neuroni specchio in un capitolo del libro L'enigma dell'autismo, curato da Stefano Mistura e in uscita presso Einaudi. "Durante i primi esperimenti sulle scimmie - spiega - ci accorgemmo che gli stessi neuroni si attivavano sia quando il primate afferrava un oggetto sia quando vedeva uno di noi ricercatori che lo afferrava".
Il meccanismo della simulazione che scattava nel cervello della scimmia era determinato da un gruppo di cellule nervose cui venne assegnato il nome di "neuroni specchio". "All'inizio - prosegue Gallese - pensavamo che la loro attivazione dipendesse dall'osservazione di un movimento altrui. Poi, passando agli studi sull'uomo, abbiamo capito che il meccanismo riguardava anche le emozioni e le sensazioni tattili provate dagli altri. Ci basta percepire un sentimento su un volto o accorgerci che la mano di un altro viene sfiorata per simulare una sensazione corrispondente all'interno del nostro cervello. Sono i neuroni specchio che si attivano, esattamente nelle stesse aree cerebrali di chi vive l'esperienza in prima persona". Questo meccanismo è comune a tutti gli individui, sia pure con un'intensità che varia da persona a persona. Ma nei dieci bambini autistici studiati da Mirella Dapretto con la tecnica della risonanza magnetica i neuroni specchio si sono mostrati pigri ben oltre i limiti della normalità. "Questo - sostiene la psichiatra americana - potrebbe spiegare il perché del deficit sociale che caratterizza gli autistici. I nostri risultati, insieme a quelli ottenuti in precedenza da altri ricercatori, ci portano a descrivere la malattia come un cattivo funzionamento dei neuroni specchio". I dieci bambini finiti sotto la lente dei ricercatori avevano delle capacità intellettive molto alte, ma di fronte alle foto che ritraevano volti arrabbiati, impauriti, tristi o depressi non hanno mostrato nessuna reazione di empatia. "La scoperta dei neuroni specchio - conclude Gallese - sta prendendo molte direzioni che all'inizio non ci aspettavamo. La nostra ultima ipotesi è che il meccanismo regoli anche la percezione estetica delle opere d'arte. Emozionarci per un balletto o rabbrividire ascoltando un brano di musica sono probabilmente frutto del meccanismo di simulazione scatenato dai neuroni specchio".
Fonte: (18/12/2005)
Pubblicato in Biochimica e Biologia Cellulare
Tag:
autismo,
emozioni,
neurone
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