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I punti della riforma universitaria

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Finanziamenti privati, valutazione degli atenei e dei professori, distinzione tra Senato Accademico e CdA, questi i punti cardine della riforma

La riforma prevede modifiche sostanziali al sistema universitario, quali lo stop ai finanziamenti a pioggia agli atenei ed una nuova ripartizione dei fondi ministeriali che si dirigeranno verso le università più virtuose, mentre per quelle che chiuderanno i bilanci in rosso si prospetta il blocco dei finanziamenti ma anche delle assunzioni di nuovi docenti e ricercatori ed il commissariamento.
Il rettorato diverrà una carica a termine, della durata massima di 8 anni, mentre i docenti dovranno lavorare almeno 1500 ore l'anno delle quali almeno 350 dovranno essere dedicate alla didattica e all'assistenza degli studenti.
Verranno introdotte forme di verifica dell'attività didattica e dell'impegno per l'attività scientifica.
Per docenti e ricercatori diventerà quindi indispensabile realizzare pubblicazioni, sotto forma di libri od articoli scientifici, il cui grado di qualità verrà comunque verificato ogni due anni da un'apposita Anagrafe nazionale (aggiornata con periodicità annuale da parte dello stesso Miur), e coloro che nel precedente triennio non abbiano effettuato pubblicazioni scientifiche saranno esclusi dalla partecipazione alle commissioni di valutazione.
Lo spessore delle pubblicazioni ed il livello delle lezioni svolte in aula sarà fondamentale per ottenere finanziamenti: i due terzi del fondo ordinario saranno assegnati, infatti, in base alla qualità della ricerca e un terzo in base alla qualità della didattica. Per chi non si adeguerà, limitandosi a svolgere didattica ed esami, verrà dimezzato lo scatto biennale di stipendio e vi sarà l'impossibilità di accedere a livelli di docenza superiori.
Ed ancora, viene previsto un Codice etico per gli atenei che individui tra l'altro in modo puntuale i casi di incompatibilità e di conflitto di interesse e predisponga opportune misure per evitarli.
In questo modo si vuol cercare di combattere lobby e nepotismo e dar la possibilità di poter svolgere una carriera universitaria in base al reale merito.
Rimanendo in tema di qualità, i parametri base su cui si baserà il grado di qualità delle università saranno la qualità dell'offerta formativa e i risultati dei processi formativi, la qualità della ricerca scientifica; la qualità, l'efficacia e l'efficienza delle sedi didattiche.
Sul fronte amministrativo la riforma stabilisce una distinzione tra Cda e Senato accademico. I componenti del consiglio di amministrazione degli atenei, escluso il rettore, avranno il divieto di ricoprire altre cariche accademiche ed essere componenti di altri organi dell'università ad eccezione del consiglio di dipartimento e durante il mandato non potranno rivestire alcun incarico politico o far parte del consiglio di amministrazione di altre università. I membri del Cda e del Senato accademico potranno rimanere in carica per un massimo di 4 anni, non rinnovabili.
I Rettori potranno essere scelti tra i professori ordinari delle università italiane purchè "in possesso di comprovata competenza ed esperienza di gestione, anche a livello internazionale, nel settore universitario o delle istituzioni culturali"
E' prevista anche l'attivazione di un'Agenzia nazionale di valutazione, ma la maggioranza dei membri non dovranno appartenere ai ruoli dell'università, nel caso in cui il presidente vi appartenga, tutti gli altri componenti dovranno essere esterni. In questo modo si potrà arrivare ad un giudizio più obiettivo e attendibile sulla qualità dell'offerta didattica e sulla formulazione di proposte specifiche per migliorarla.
Sul fronte del reclutamento dei docenti la Gelmini dichiara guerra ai concorsi pilotati istituendo l'abilitazione scientifica nazionale, distinta per le funzioni di professore ordinario e associato, per attestare il possesso della qualificazione scientifica adeguata ai rispettivi ruoli.
Viene comunque prevista la chiamata diretta per i professori famosi di chiara fama, che occupino da almeno un triennio analoga posizione in una università straniera, che siano stati insigniti di alti riconoscimenti scientifici in ambito internazionale o che abbiano ricoperto per almeno un triennio incarichi direttivi in qualificati istituti di ricerca.
Per quanto riguarda i ricercatori, invece, assumeranno il titolo di professori aggregati e dopo 4 anni saranno sottoposti ad un giudizio di conferma da parte di una commissione nazionale composta, per ogni settore scientifico-disciplinare, da tre professori ordinari scelti dall'Anvur. Se il giudizio sarà positivo, il ricercatore sarà inserito nella lista dei ricercatori confermati. Se il giudizio sarà negativo, il ricercatore sarà sottoposto ad un nuovo giudizio di conferma dopo 2 anni. Se anche il secondo giudizio di conferma risulterà negativo, il ricercatore cesserà di appartenere al ruolo.

Redazione MolecularLab.it (29/10/2009)
Pubblicato in Analisi e Commenti
Tag: riforma universitaria, Gelmini, Miur
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