Sperimentazione animale: l’Imperatrice è nuda o è rivestita di vaccate? (parte II)
Prosegue l’analisi critica dell’opera antivivisezionista di Ruesch “L’imperatrice nuda”.
I link alle puntate precedenti li trovate in calce a questo stesso post.
So che ci sarebbero articoli più interessanti da scrivere, ma credo sia importante che la scarsa qualità del lavoro di Ruesch venga messa a nudo perché è un testo molto letto negli ambienti contrari alla sperimentazione in animale.
Questo mio lavoro infatti si rivolge principalmente a coloro che basano le proprie convinzioni sull’opera di Ruesch, ma non vuole essere un’opera di evangelizzazione o conversione: le vostre convinzioni mi vanno benissimo a patto che si basino su una riflessione personale e non su una montagna di imprecisioni e bugie.
Buona lettura.
Nella parte precedente l’autore si cimenta nella descizione di alcune pratiche di sperimentazione animale descrivendole in modo piuttosto colorito, ma senza mai evidenziare la finalità delle pratiche che descrive (anche se spesso è piuttosto evidente). La tesi fondamentale dell’autore è che non ci sia alcun motivo razionale per la sperimentazione animale e che venga fatta per sadico divertimento.
In questa parte continua l’elenco di queste pratiche: in grassetto le frasi originali dell’opera di Ruesch, e in corsivo i miei commenti.
[animali] sventrati, eviscerati, segati, bolliti, arrostiti vivi,
MANCA REFERENZA! Linguaggio ad effetto, ma nessuna informazione, su ‘bolliti’ e ‘arrostiti vivi’ immagino di nuovo uno studio sulle ustioni, per il resto posso ipotizzare studi su medicina d’urgenza in caso di gravi traumi e lesioni, ma le finalità potrebbero essere differenti. Non ci sono informazioni sufficienti.
congelati per essere riportati in vita e ricongelati,
MANCA REFERENZA! Studi su ipotermia e congelamento? Terapie di recupero dall’assideramento? Di nuovo le finalità potrebbero essere comprese se ci fosse un link. Il ‘riportati in vita’ non ha senso dal punto di vista scientifico, ma potrebbero essere procedure di rianimazione, forse collegate a studi sull’ibernazione o sulla valutazione di quali siano i tempi utili per rianimare senza danni chi è rimasto assiderato o sepolto da valanghe…
lasciati morire di fame o di sete, molto spesso dopo che sono state resecate parzialmente o totalmente le glandole surrenali o l’ipofisi o il pancreas o dopo sezione del midollo spinale.
MANCA REFERENZA! Studi su denutrizione? Alimentazione? Apparato digerente? Comportamento in risposta a necrosi, lesioni, mancata funzionalità di determinati organi? Se uno per esempio ha la cirrosi il fegato risulta parzialmente compromesso, se uno ha il tumore al pancreas vale la stessa cosa. Si deve sapere quali farmaci fornire per integrare le funzionalità compromesse. La sezione del midollo in questo contesto però non ha senso. Di nuovo manca un link per capire in modo completo il senso dello studio.
In un solo cervello si conficcano fino a 150 elettrodi o vi si iniettano vari acidi o se ne asportano parti.
MANCA REFERENZA! Per osservare il comportamento del cervello e le funzioni delle diverse aree cerebrali si utilizzano elettrodi anche in operazioni in essere umano che viene operato da vigile (che non significa senza anestesia, il paziente è anestetizzato ma cosciente) per poter rispondere al medico che stimola di volta in volta le diverse aree per capire se sono compromesse o meno.
Anche le asportazioni di tessuto cerebrale sono da contestualizzare nella ricerca delle funzioni delle diverse aree (ed infatti lesioni cerebrali o tumori possono colpire specifiche funzioni lasciandone inalterate altre a secondo di dove la lesione si sviluppi). In tal senso è ovviamente fondamentale capire quali aree siano preposte a quali funzioni in modo da poter operare minimizzando i danni.
Vorrei sottolineare che il cervello è l’unico organo del corpo a non essere innervato da centri del dolore, per cui le operazioni al cervello sono indolori (le ossa craniche invece ovviamente sono innervate, per cui un’anestesia locale è comunque necessaria).
L’uso di acidi sul cervello per quanto ne so è insensato: vista la scarsa attenzione dell’autore nei confronti delle notizie che riferisce (senza mai riportarle effettivamente) è possibile che tutto venga messo in un grande calderone sensazionalistico.
Le ossa vengono spezzate una a una,
MANCA REFERENZA! Studi sulle fratture? Sui tempi di calcificazione? Ma anche sulle pratiche di ortopedia? Inoltre non credo che le ossa vengano ‘spezzate ad una ad una’: perché piu’ interventi su uno stesso organismo rendono sempre più complicato comprendere gli effetti di un evento isolato.
i testicoli vengono schiacciati a martellate,
MANCA REFERENZA! Sterilità traumatica? Come procedere per salvare la possibilità di procreare dopo traumi?
si lega l’uretra,
MANCA REFERENZA! Studi sugli effetti da occlusione dell’apparato urinario? E’ un fenomeno che succede in caso di forte calcolosi renale e in tumori all’apparato urinario: come procedere per evitare l’intossicazione di chi non può espellere l’urina? Quali farmaci dare?
vengono recise le zampe, estirpati trapiantati vari organi,
MANCA REFERENZA! E di nuovo lessico ad effetto, invece di ‘recise’ (non sono fiori) il termine corretto è amputate. Anche questo ha applicazioni mediche: come intervenire in caso di amputazione, quali vasi cauterizzare per primi, in quanto tempo la ferita si cicatrizza. Si deve capire che in medicina d’urgenza è fondamentale avere ‘a priori’ tutta una serie di conoscenze che permettano di agire in fretta: se uno arriva in pronto soccorso con una gamba spappolata dopo un incidente non si possono fare con calma decine di esami, il medico ha spesso solo pochi minuti per intervenire, per cui deve sapere esattamente come procedere.
Altro discorso sono gli organi trapiantati: in caso di trapianto è fondamentale capire quanto tempo ci mette un organo a riprendere la propria funzionalità (il cuore fu il primo organo trapiantato perché di fatto è una pompa meccanica piuttosto semplice e possiede meccanismi autonomi di regolazione. Per altri organi possono volerci giorni o settimane per recuperare una corretta funzionalità. Ma è importante sapere anche quali terapie di supporto effettuare, e soprattutto quali farmaci utilizzare per prevenire il rigetto senza compromettere troppo il sistema immunitario (tanto per intenderci, il rigetto è un fenomeno potenzialmente letale).
si mettono a nudo i nervi, si procede allo smidollamento della spina dorsale mediante sonde di metallo,
MANCA REFERENZA! Potrebbe riguardare studi sul sistema nervoso periferico, infiammazioni dei nervi, desensitizzazione locale, sudi sulla paralisi locale e terminale…
Di solito le famose ‘sonde di metallo’ che fanno tanto tecnologia aliena sono aghi di siringa (si dice ‘nervi d’acciaio’ ma in realtà i nervi hanno una resistenza meccanica piuttosto bassa), quando qualcuno si fa un’iniezione non dice ‘ho usato sonde di metallo coniugate ad un apparato pneumatico’. L’uso del linguaggio ad effetto è sintomo di scarsissima obiettività e, oserei dire, povertà di argomenti, per cui si supplisce ad una mancanza di sostanza con un eccesso di forma.
vengono cuciti gli sbocchi naturali “per vedere che cosa succede”,
MANCA REFERENZA! Discorso analogo a quanto detto per l’uretra. Tumori e infezioni possono portare all’occlusione parziale o totale di esofago o intestino. E’ fondamentale avere modelli per studiare come intervenire (capire se agire chirurgicamente e come). Ed è importante capire qual è la soglia di accumulo di tossine che l’organismo riesce a tollerare e per quanto tempo, se è necessaria una terapia antibiotica e così via.
Se vi presentate in ospedale dicendo che è un giorno che non andate in bagno vi rimandano a casa, se dite che è quattro giorni, vi trattano in un certo modo, se non vi scaricate da due settimane agiscono in modo diverso. Tutte queste conoscenze devono essere acquisite per aumentare le vostre probabilità di guarigione.
poi vengono attentamente osservate le sofferenze, che possono durare settimane, mesi, anni, finché non sopraggiunge la morte liberatrice, che per la stragrande maggioranza di queste creature sarà l’unica anestesia che avranno mai conosciuto.
L’animale viene utilizzato come modello, per cui al di là della retorica sensazionalistica si cerca di eliminare tutti gli effetti estranei al caso in esame. Il che vuol dire che le sofferenze gratuite vengono evitate. Primo perché, come ho detto, servono dati di qualità: se studio gli effetti di un agente intossicante voglio sapere se i tremori che vedo sono causati dalla sostanza X e non dal fatto che il povero animale è impazzito.
Secondo, perché nonostante l’opinione dell’autore i ricercatori non sono pazzi sadici. Gli animali sono anestetizzati praticamente in tutte le operazioni chirurgiche (in cui il dolore non sia un parametro in esame, per esempio nel caso dello studio di un antidolorifico): credo si concordi con me che è difficile compiere le amenità descritte qui sopra come operare ad occhi, nervi o espiantare organi su un soggetto che si muove.
Spesso però non vengono lasciati in pace nemmeno allora: risuscitati — miracolo della scienza! — vengono sottoposti a nuovi cicli di martiri.
Beh, questa affermazione la dice lunga sulla scientificità dell’approccio dell’autore… Già il fatto che si parli di ‘resurrezione’ è assolutamente ridicolo, secondariamente se voi doveste testare una sostanza ‘A’, dopo che la cavia è morta resuscitereste (facciamo finta che siate capaci di ‘resuscitare’) la cavia per esporla ad una sostanza ‘B’? Come fareste a capire se gli effetti che vedete dopo aver usato ‘B’ sono dovuti a ‘B’ e non siano dovuti all’esposizione ad ‘A’ (o alla morte ed alla procedura di resurrezione)?
Si sono visti cani impazziti dalle sofferenze che divoravano le proprie zampe, gatti le cui convulsioni li scagliavano contro le pareti delle gabbie finché venivano colti da collasso, scimmie che si avventavano le une sulle altre mordendosi a vicenda in seguito a iniezioni di varie sostanze nel cervello. Si tratta di casi riferiti con tutta naturalezza dagli stessi “ricercatori” sulle riviste medico-scientifiche, tra cui l’inglese The Lancet (“Il bisturi”), la più autorevole di tutte.”
Manca ogni referenza (non ve ne è una in tutto il testo) pero’ alla fine si cita ‘Lancet’, cosi’, gratuitamente, dicendo che è la più autorevole di tutte le riviste medico scientifiche, lasciando trasparire un certo compiacimento, come per dire che la comunità medico scientifica ‘piu’ autorevole’ è costituita da pazzi macellai.
Parola di Zarathustra
Sperimentazione animale: l’Imperatrice è nuda o è rivestita di vaccate?
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Tag:anestesia, animalisti, dolore, Green Hill, Hans Ruesch, Imperatrice nuda, Lancet, ricerca, sperimentazione animale, terapia, vivisezione
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Non me ne voglia l’autore, ma dopo aver letto le reazioni alla prima parte credo sia abbastanza inutile continuare ad analizzare un libro splatter che sa di boiata anche a chi sposa la stessa causa. Credo che andando per gradi si dovrebbe prima chiarire una volta per tutte se, quando, e perchè è utile la sperimentazione in animale. Stabilire (o ristabilire) i limiti di applicazione se è possibile. Fatto questo si potrà continuare a discutere sulle sfumature su dove posizionare i limiti etc, ma questo va bene…. sarebbe una discussione “sana”.
Tornando al blog più che andare a smontare un libro che si smonta da solo, cercherei di spronare gli accusatori che vedono nel ricercatore un assassino e nelle cavie delle vittime, a trovare (come insegna la signora Fletcher) prima ancora dell’arma del delitto, un movente.
Sono ansioso di sentirmi dire che uno si fa un “mazzo tanto” sui libri per anni per poi torturare un animaletto allo scopo di “vedere che succede” come il peggior bulletto delle elementari… Se lo sapevo mi mettevo anche io a fare il ricercatore, sapete a quante lucertole ho staccato la coda per “vedere che succede” ?! Ho scoperto anche che con la testa non funziona! Volevo continuare la sperimentazione sull’uomo… ma la maestra m’ha fermato.
Caro Marco,
condivido appieno le tue affermazioni, purtroppo ho già preparato una decina di articoli di commento all’imperatrice nuda e l’ho fatto non tanto perchè sia stato divertente, quanto piuttosto perchè all’interno di quegli articoli analizzo le affermazioni di ruesch che sono diventati i pilastri di chi sostiene l’inutilità della ricerca in animale.
Mentre parlare dell’inutilità di infettare animali con morbi letali (sic) e similia è palesemente stupido, la demenza di altre affermazioni di ruesch non è di cosi’ immediata individuazione.
-molti per esempio credono che il talidomide dimostri che la sperimentazione in animale è inefficace, ma non sanno che non fu affatto testato in femmine gravide (e che le malformazioni si vedono anche in animale)
-molti pensano che la penicillina non fu affatto testata in animale o che la morfina non abbia effetto sui gatti. Tutte queste notizie che oramai sono date per vere vengono dal lavoro di ruesch, MA SONO FALSE.
Per questo proseguiro’ ancora un po’ la mia opera di debunking.
Quanto al fatto che la discussione tra sostenitori e detrattori debba essere piu’ matura, sono perfettamente in accordo con te.
Capisco che tu voglia cercare di far ragionare lo zoccolo duro, cioè quello che riesce a basare la sua idea su frasi del tipo “congelati per essere riportati in vita e ricongelati”, ma mi spiace dirtelo lo zoccolo duro è duro per qualcosa, sempre e in tutte le cose… quelli non si smuovono…MAI!
Giusto per esser chiari io non sono ne a favore ne contro la ricerca sugli animali, semplicemente perchè se tu mi dici (da quella che immagino sia la tua posizione sul campo) che è cosa buona e giusta io mi vedo costretto a mandare giù un boccone amaro pensando a quei poveri cani (sono particolarmente sensibile a quella specie :) ) e a farmene una ragione. Ma quando arriva un altro, che per quanto ne posso sapere io è autorevole quanto te in materia, e mi dice che invece al giorno d’oggi ci sono mille sistemi alternativi… io li che devo pensare?! Uno dei due è ovvio che stia dicendo una mezza boiata, ma a chi devo credere? Ovviamente a livello inconscio nella più totale incertezza la gente tende a prendere per buona la risposta che la fa stare meglio, ovvero che si possono salvare delle povere bestiole da una vita d’inferno.
L’unico modo che hai (avete) per far capire qualcosa a qualcuno è intavolare una discussione più seria, andando a cercare qualcuno dell’altro “credo” all’altezza di rispondere in modo tecnicamente corretto(si lo so che è un lavoraccio cercarsi il nemico adatto, ma in casi simili è molto utile).
E allora qualcuno di disorientato leggendovi qualche idea più precisa se la potrebbe anche fare.
Questa analisi del libro in effetti andava fatta: io per esempio non ne conoscevo l’esistenza…. però (perdonami per la seconda volta) non gli avrei dato tutta questa importanza, già 7-8- 10 esempi tra quelli riportati erano sufficienti per far capire a tutti di che tipo di opera si trattasse. Chi non individua demenza in cose del tipo “congelati per essere riportati in vita e ricongelati” (si mi è piaciuta ‘sta frase, mi ricorda la notte dei morti viventi) non credo che si farà distogliere dalle proprie convinzioni in nessun modo.
Ciao Marco,
di nuovo non posso che trovarmi in completo accordo con te: non c’è miglior sordo di chi non vuol sentire (se vuoi avere qualche mirabile esempio fatti un giro su youtube e cerca i discorsi dei creazionisti contro la teoria dell’evoluzione).
Grazie per la tua specificazione, ma avevo già capito che tu non fossi un integralista ‘pro’ o ‘contro’ la sperimentazione animale.
Forse ti stupirà o forse no, ma ti riporto qui la mia posizione in materia: io non lavoro in animale lavoro su lievito e nel mio lab non si usano animali, ma al piu’ colture cellulari, per cui ho potuto osservare i pregi e i difetti dei sistemi non animali.
Dalla mia esperienza sono giunto alla conclusione che la sperimentazione animale sia, per ora, inevitabile e necessaria. Tuttavia sono anche convinto che siano necessarie le associazioni animaliste.
E questo perchè gli unici equilibri realmente stabili in natura sono equilibri di pesi e contrappesi.
Senza associazioni animaliste non ci sarebbe la spinta a sviluppare nuove tecnologie che in futuro (un futuro non molto prossimo a dire il vero) soppianteranno la sperimentazione animale, come pure il grado di controlli sugli animali sarebbe meno severo (rendendo parallelamente la sperimentazione meno efficace).
Va poi specificato che la sperimentazione in animale è comunque qualcosa di dinamico: per lo sviluppo di nuovi farmaci per ora credo sia inevitabile (vorrei anch’io sentire un parere pacato riguardo a valide alternative), ma in altri settori le cose cambiano: per esempio negli studi etologici/comportamentali lo sviluppo di simulazioni del cervello puo’ evitare di usare animali veri e simulare determinate funzioni in silico (il progetto bluebrain si propone addirittura di simulare un cervello umano entro il 2040 o giu’ di li), stesso discorso vale per gli studi sulle radiazioni: ora non si fanno quai piu’ test in animale perchè si sa già cosa succede, sono stati raccolti dati in quantità sufficiente.
Il problema è che per ogni capitolo di analisi che si chiude, il progresso teconologico ne apre un altro da testare.
Saluti.
Z.
Non per sminuire il “lavoraccio” che ti sei preso la briga di fare, ma quest’ultima risposta vale più di tutta l’analisi del “niente” scritto su ‘sto libro.
Grazie e ciao!
[...] SA: l’Imperatrice è nuda o è rivestita di vaccate? (parte II) – OMG-Science! [...]
[...] animale: l’Imperatrice è nuda o è rivestita di vaccate? parte I | parte II | parte III | parte IV | parte V | parte VI | parte VII | parte VIII | parte [...]
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PREMESSO CHE NON TENGO IN MINIMA CONSIDERAZIONE LE FONTI ANIMALISTE PERCHè DOVENDO SCEGLIERE TRA MIA MADRE E LA MIA VICINA NON CI PENSEREI UN SECONDO (..NON SONO POLITICAMENTE CORRETTA..)POSSO CHIEDERVI SE ANCHE QUESTE VI SEMBRANO “VACCATE”?
NON CREDO MA SELA RISPOSTA DOVESSE ESSERE SI, POTRESTE SPIEGARMI COME MAI?GRAZIE
…L’ipotesi di predittività del modello animale per quanto riguarda le reazioni a farmaci e sostanze ed i processi patologici umani (modello animale causale analogo CAM) non è mai stata verificata (Balls 2004, Matthews 2008; Shanks et al. 2009, Pound et al. 2004; Knight 2007) e rimane attualmente un fatto controverso (van Der Worp et al. 2010). Non è infatti possibile reperire in letteratura alcuno studio di predittività/validazione1 del modello animale, seppure quest’ultimo sia notoriamente acclamato quale predittivo ed universalmente accettato come standard aureo non siano reperibili in letteratura veri e propri studi di predittività/validazione per quanto riguarda il modello animale causale analogo, esistono non poche evidenze e studi che sembrerebbero, semmai, dimostrare l’infondatezza dell’ipotesi di predittività.
Ecco soltanto alcuni esempi presi in letteratura:
Revisione sistematica, 2006: emerge che la concordanza tra i risultati positivi ottenuti sui modelli animali e quelli riscontrati poi sull’uomo nella pratica clinica è appena del 33%. Gli stessi autori concludono che un simile risultato dovrebbe far riflettere sul grado di estrapolabilità all’uomo dei dati ottenuti da studi su animali ed invitano alla cautela (Hackam & Redelmeier 2006).
Da studi di concordanza tra modelli animali e uomo per gli effetti di 6 tipologie diverse di interventi e/o cure mediche (1 – corticosteroidi in trauma cranico, 2 – antifibrinolitici in emorragia, 3-trombolisi in ictus ischemico acuto, 4 -tirilazad in ictus ischemico acuto, 5 – corticosteroidi prenatali per prevenire la sindrome da stress respiratorio nei neonati, e 6 – trattamento con bifosfonati per prevenire l’osteoporosi) emerge che per quanto riguarda i casi 1, 2,4,5 non vi è concordanza tra gli effetti riscontrati sul modello animale e sull’uomo mentre nei restanti casi esiste una certa concordanza. Gli autori concludono che la discordanza osservata tra modelli animali e pratica clinica può essere dovuta a bias oppure all’incapacità del modello animale di riprodurre i processi fisio-patologici umani (Perel et al. 2007). Per interpretare le conclusioni di tale articolo riferirsi a Sena et al. 2010.
Studio sulla validità della s.a.: “L’uso di modelli animali non ha contribuito allo studio dell’ictus” [Use of Animal Models Has Not Contributed to Development of Acute Stroke. Stroke 2005, 36:2323-2324. American Heart Association].
Dall’analisi di 51 serie di esperimenti su animali condotta presso le Università di Wurzburg, Erlangen e Regensberg in Germania, è emerso che il 99,7% dei risultati prodotti dalla ricerca su 5000 animali, non erano applicabili alla clinica e che per il restante 0,3% non vi è stata alcuna applicazione (Lindl et al. 2006) Lo studio è stato menzionato più tardi sotto forma di lettera sulla rivista Altex, qui . L’autore conclude che i benefici per la salute collettiva derivanti dalla sperimentazione animale sono sovrastimati.
L’istituto nazionale americano del cancro (NCI) sperimentò su modelli murini 12 tipi di farmaci antitumorali utilizzati con successo sui pazienti umani. Furono impiegati topi con 48 tipologie differenti di tumore “umano” e furono somministrati loro i 12 farmaci. Nel 63% dei casi i modelli murini furono incapaci di predire accuratamente la risposta già nota sull’uomo [Science vol. 278, 7 November 1997: 1041-1042].
In uno studio dell’FDA furono presi in esame 6 farmaci i cui effetti avversi erano già noti sull’uomo. Dallo studio emersero i seguenti risultati: gli animali predissero correttamente 22 effetti collaterali, rivelarono 48 effetti avversi non presenti invece nell’uomo, mentre non identificarono 20 effetti avversi noti nell’uomo. Ciò significa che nel 76% dei casi gli animali hanno fornito una previsione scorretta [Lumley and Walker 1990].
Il 92% dei farmaci che passano con successo attraverso i test su animali non supera le successive fasi cliniche (sull’uomo) a causa di effetti avversi e/o inefficacia [Usha 2005, FDA].
I modelli animali forniscono dati di farmacocinetica inattendibili [Grass e Sinko 2002; Arun and Barry 2003 Shanks et al. 2009, vedi grafici qui]
Gli studi di tossicità condotti su animali non possono essere considerati predittivi a causa delle significative differenze tra le specie rispetto a parametri farmacocinetici quali assorbimento, distribuzione, metabolismo, escrezione dei composti chimici o dei farmaci. Le ampie variazioni delle LD50 (anche nelle specie tra loro affini come ratti e topi) ci dicono qualcosa sull’inattendibilità dei test di tossicità attualmente previsti (Hartung 2009).
La predittività degli animali negli studi di teratogenesi è inaccettabile [Dije 2006, Bailey et al. 2005]
Gli studi di cancerogenesi svolti su animali non sono in grado di predire il rischio di cancro nell’uomo e l’estrapolazione dei dati dall’animale all’uomo comporta notevoli difficoltà. [Salsburg 1983, Lester et al. 1988, Knight et al. 2005, Kight et al.2006]
Per decenni l’evidente correlazione tra fumo di sigaretta e cancro polmonare non è stata accettata. Ciò lo dobbiamo in gran parte al fatto che non è stato possibile riprodurre lo stesso fenomeno negli animali di laboratorio. Ciò risultò in un notevole ritardo nei provvedimenti legislativi a tutela della salute pubblica [Coulston and Shubick 1980].
Di 20 composti noti che non causano il cancro nell’uomo, 19 causano il cancro nei topi [Mutagenesis 1987;2:73-78] mentre di 19 composti noti cancerogeni nell’uomo soltanto 7 causano tumori nei ratti [Fund Appl Toxicol 1983;3:63-67]
Di 22 farmaci dimostratisi efficaci su modelli animali di lesione al midollo spinale, nemmeno uno si è rivelato efficace nell’uomo. [J Am Parapl Soc 11;23-25 1988]
Testando 6 tipologie di farmaci sugli animali e confrontando tali risultati con quelli noti sull’uomo si sono ottenuti per il modello animale valori di sensibilità del 52% mentre il valore predittivo positivo non superava il 31% (Heywood 1990).
Uno studio degli anni 90 rivelò che in soltanto 6 casi su 114 la tossicità di un farmaco riscontrata nelle fasi cliniche aveva un parallelo con la tossicità riscontrata nell’animale [Spriet-Pourra e Auriche 1994].
2012 – Studio sulla validità della sperimentazione compiuta sugli scimpanzé, specie animale, tra quelle usate in laboratorio, geneticamente più vicina all’uomo:
a) la maggior parte delle ricerche compiute su scimpanzé e pubblicate (in aggiunta quindi alle ricerche mai presentate o non accettate per la pubblicazione) non viene mai citata successivamente in studi di medicina umana. Nelle rare citazioni era chiaro che gli esperimenti su scimpanzé non avevano contribuito alla ricerca clinica umana.
b) La valutazione del ruolo degli scimpanzé negli studi per i vaccini contro l’AIDS dimostra il fallimento di tale modello. Ad oggi, 85 differenti vaccini hanno dimostrato di essere sicuri ed efficaci negli scimpanzé ed in altre scimmie. Tuttavia, in 197 studi clinici, nessuno di questi è risultato essere utile all’uomo.
c) La valutazione riguardo alla ricerca sul cancro ha dimostrato che gli scimpanzé, i nostri più vicini parenti genetici, hanno sprecato enormi finanziamenti per la ricerca. I tumori negli scimpanzé sono estremamente rari, e sono biologicamente diversi dai tumori umani.
d) La valutazione riguardo alla ricerca per l’epatite C ha dimostrato che il ruolo degli scimpanzé è totalmente esagerato. L’uso degli scimpanzé è continuato per convenzione, non per merito scientifico o per necessità.
[The Ban on the Use of Chimpanzees in Biomedical Research and Testing in the UK Should Be Made Permanent and Legally Binding. BUAV/FRAME. ATLA 40, 3–8, 2012]
Esempi di patologie umane per cui modelli animali sono da tempo riconosciuti fallimentari (e nonostante ciò vengono ancora utilizzati).
HIV in Primati e Felini (Kim et al. 2010, Bailey 2008, Bennet e Hart 1995 )
Sclerosi multipla in topo (Rice 2012)
Asma in varie specie (Holmes et al. 2011)
Malattie neurodegenerative in topi ed altri modelli (articolo qui)
Alzheimer in roditori e primati (Blennow et al. 2006, Hampel et al. 2010)
Sepsi in varie specie (Niels et al. 2003)
Ictus in varie specie (Horn et al. 2001, O’Collins et al. 2006, Sena et al. 2010)
Ipertensione in varie specie (Stingl et al. 2009)
Sistema cardiocircolatorio in topo ingegnerizzato (vedi articolo)
Distrofia muscolare in Roditori (Bohm et al. 2009)
Conclusioni
Considerato che la ricerca che utilizza il modello animale CAM assorbe ingenti quantità di denaro e risorse umane e che tali risorse sono limitate, vi sono dei validi motivi per sottoporre la pratica ad un’urgente revisione.
Note:
1 – Secondo gli standard della Comunità Scientifica ogni metodologia acclamata quale predittiva (compresi i candidati metodi sostitutivi della s.a.) deve passare attraverso rigorosi studi di validazione. In particolare la metodologia in questione viene testata per sensibilità e specificità, valore predittivo positivo, valore predittivo negativo e riproducibilità (deve cioe’ fornire sempre gli stessi risultati in laboratori diversi, tempi diversi e condizioni al contorno diverse) (Worth e Balls 2002). Queste procedure vengono effettuate in 3-4 laboratori diversi, confrontando i risultati del metodo in esame con quelli già noti, per una serie di sostanze “campione”. Per maggiori informazioni ed approfondimenti sul concetto di sensibilità e specificità http://en.wikipedia.org/wiki/Sensitivity_and_specificity , mentre per approfondimenti sul concetto di predittività http://www.wikihow.com/Calculate-Sensitivity,-Specificity,-Positive-Predictive-Value,-and-Negative-Predictive-Value
Riferimenti bibliografici
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Balls, M. (2004) Are animal tests inherently valid? ATLA: Alternatives to Laboratory Animals, 32(Suppl. 1B), 755–758.
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Hampel, Harald, Richard Frank, Karl Broich, Stefan J. Teipel, Russell G. Katz, John Hardy, Karl Herholz, Arun L. W. Bokde, Frank Jessen, Yvonne C. Hoessler, Wendy R. Sanhai, Henrik Zetterberg, Janet Woodcock, and Kaj Blennow. 2010. Biomarkers for Alzheimer’s disease: academic, industry and regulatory perspectives. Nat Rev Drug Discov 9 (7):560-574.
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Horn J., de Haan R.J., Vermeulen M., Luiten P.G. & Limburg M. Nimodipine in animal model experiments of focal cerebral ischemia: a systematic review. Stroke 2001; 32(10): 2433-2438. [Comment: Stroke 2002; 33(2): 639-640.] (concordanza positiva)
Knight A, Bailey J, Balcombe J. Animal carcinogenicity studies: 1. Poor human predictivity. Altern Lab Anim 2006; 34(1): 19-27
Knight A, Bailey J, Balcombe J. Animal carcinogenicity studies: 2. Obstacles to extrapolation of data to humans. ATLA: Altern Lab Anim 2006; 34(1):29-38.
Knight A, Bailey J, Balcombe J. Which drugs cause cancer? Animal tests yield misleading results. BMJ USA 2005; 331: E389-E391.
Knight A, Bailey J, Balcombe J: Animal carcinogenicity studies: 1. Poor human predictivity. Altern Lab Anim 2006, 34:19-27.
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Lester B. Lave, Fanny K. Ennever, Herbert S. Rosenkranz & Gilbert S. Omenn Information value of the rodent bioassay Nature 336, 631 – 633 (15 December 1988);
Lindl, T., Völkel, M. & Kolar, R. (2006) Animal experiments in biomedical research. An evaluation of the clinical relevance of approved animal experimental projects: No evident implementation in human medicine within more than 10 years. [Lecture abstract]. ALTEX: Alternatives to Animal Experimentation, 23(2), 111.
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O’Collins VE, Macleod MR, Donnan GA, Horky LL, van der Worp Bart H & Howells DW. 1,026 experimental treatments in acute stroke. Ann Neurol 2006; 59: 467–77.
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Pound Pandora, Shah Ebrahim, Peter Sandercock, Michael B Bracken, Ian Roberts Where is the evidence that animal research benefits humans? BMJ. 2004 February 28; 328(7438): 514–517.
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Shanks Niall, Greek Ray, Greek Jean, Are animal models predictive for humans? Philos Ethics Humanit Med. 2009; 4: 2. Published online 2009 January 15. doi: 10.1186/1747-5341-4-2
Spriet-Pourra C, Auriche M: Drug Withdrawal from Sale. New York 2nd edition. 1994
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Worth A.P. and M. Balls The Principles of Validation and the ECVAM Validation Process Altern Lab Anim. 2002 Dec ;30 Suppl 2 :15-21
L’ipotesi di predittività del modello animale per quanto riguarda le reazioni a farmaci e sostanze ed i processi patologici umani (modello animale causale analogo CAM) non è mai stata verificata (Balls 2004, Matthews 2008; Shanks et al. 2009, Pound et al. 2004; Knight 2007) e rimane attualmente un fatto controverso (van Der Worp et al. 2010). Non è infatti possibile reperire in letteratura alcuno studio di predittività/validazione1 del modello animale, seppure quest’ultimo sia notoriamente acclamato quale predittivo ed universalmente accettato come standard aureo non siano reperibili in letteratura veri e propri studi di predittività/validazione per quanto riguarda il modello animale causale analogo, esistono non poche evidenze e studi che sembrerebbero, semmai, dimostrare l’infondatezza dell’ipotesi di predittività.
Ecco soltanto alcuni esempi presi in letteratura:
Revisione sistematica, 2006: emerge che la concordanza tra i risultati positivi ottenuti sui modelli animali e quelli riscontrati poi sull’uomo nella pratica clinica è appena del 33%. Gli stessi autori concludono che un simile risultato dovrebbe far riflettere sul grado di estrapolabilità all’uomo dei dati ottenuti da studi su animali ed invitano alla cautela (Hackam & Redelmeier 2006).
Da studi di concordanza tra modelli animali e uomo per gli effetti di 6 tipologie diverse di interventi e/o cure mediche (1 – corticosteroidi in trauma cranico, 2 – antifibrinolitici in emorragia, 3-trombolisi in ictus ischemico acuto, 4 -tirilazad in ictus ischemico acuto, 5 – corticosteroidi prenatali per prevenire la sindrome da stress respiratorio nei neonati, e 6 – trattamento con bifosfonati per prevenire l’osteoporosi) emerge che per quanto riguarda i casi 1, 2,4,5 non vi è concordanza tra gli effetti riscontrati sul modello animale e sull’uomo mentre nei restanti casi esiste una certa concordanza. Gli autori concludono che la discordanza osservata tra modelli animali e pratica clinica può essere dovuta a bias oppure all’incapacità del modello animale di riprodurre i processi fisio-patologici umani (Perel et al. 2007). Per interpretare le conclusioni di tale articolo riferirsi a Sena et al. 2010.
Studio sulla validità della s.a.: “L’uso di modelli animali non ha contribuito allo studio dell’ictus” [Use of Animal Models Has Not Contributed to Development of Acute Stroke. Stroke 2005, 36:2323-2324. American Heart Association].
Dall’analisi di 51 serie di esperimenti su animali condotta presso le Università di Wurzburg, Erlangen e Regensberg in Germania, è emerso che il 99,7% dei risultati prodotti dalla ricerca su 5000 animali, non erano applicabili alla clinica e che per il restante 0,3% non vi è stata alcuna applicazione (Lindl et al. 2006) Lo studio è stato menzionato più tardi sotto forma di lettera sulla rivista Altex, qui . L’autore conclude che i benefici per la salute collettiva derivanti dalla sperimentazione animale sono sovrastimati.
L’istituto nazionale americano del cancro (NCI) sperimentò su modelli murini 12 tipi di farmaci antitumorali utilizzati con successo sui pazienti umani. Furono impiegati topi con 48 tipologie differenti di tumore “umano” e furono somministrati loro i 12 farmaci. Nel 63% dei casi i modelli murini furono incapaci di predire accuratamente la risposta già nota sull’uomo [Science vol. 278, 7 November 1997: 1041-1042].
In uno studio dell’FDA furono presi in esame 6 farmaci i cui effetti avversi erano già noti sull’uomo. Dallo studio emersero i seguenti risultati: gli animali predissero correttamente 22 effetti collaterali, rivelarono 48 effetti avversi non presenti invece nell’uomo, mentre non identificarono 20 effetti avversi noti nell’uomo. Ciò significa che nel 76% dei casi gli animali hanno fornito una previsione scorretta [Lumley and Walker 1990].
Il 92% dei farmaci che passano con successo attraverso i test su animali non supera le successive fasi cliniche (sull’uomo) a causa di effetti avversi e/o inefficacia [Usha 2005, FDA].
I modelli animali forniscono dati di farmacocinetica inattendibili [Grass e Sinko 2002; Arun and Barry 2003 Shanks et al. 2009, vedi grafici qui]
Gli studi di tossicità condotti su animali non possono essere considerati predittivi a causa delle significative differenze tra le specie rispetto a parametri farmacocinetici quali assorbimento, distribuzione, metabolismo, escrezione dei composti chimici o dei farmaci. Le ampie variazioni delle LD50 (anche nelle specie tra loro affini come ratti e topi) ci dicono qualcosa sull’inattendibilità dei test di tossicità attualmente previsti (Hartung 2009).
La predittività degli animali negli studi di teratogenesi è inaccettabile [Dije 2006, Bailey et al. 2005]
Gli studi di cancerogenesi svolti su animali non sono in grado di predire il rischio di cancro nell’uomo e l’estrapolazione dei dati dall’animale all’uomo comporta notevoli difficoltà. [Salsburg 1983, Lester et al. 1988, Knight et al. 2005, Kight et al.2006]
Per decenni l’evidente correlazione tra fumo di sigaretta e cancro polmonare non è stata accettata. Ciò lo dobbiamo in gran parte al fatto che non è stato possibile riprodurre lo stesso fenomeno negli animali di laboratorio. Ciò risultò in un notevole ritardo nei provvedimenti legislativi a tutela della salute pubblica [Coulston and Shubick 1980].
Di 20 composti noti che non causano il cancro nell’uomo, 19 causano il cancro nei topi [Mutagenesis 1987;2:73-78] mentre di 19 composti noti cancerogeni nell’uomo soltanto 7 causano tumori nei ratti [Fund Appl Toxicol 1983;3:63-67]
Di 22 farmaci dimostratisi efficaci su modelli animali di lesione al midollo spinale, nemmeno uno si è rivelato efficace nell’uomo. [J Am Parapl Soc 11;23-25 1988]
Testando 6 tipologie di farmaci sugli animali e confrontando tali risultati con quelli noti sull’uomo si sono ottenuti per il modello animale valori di sensibilità del 52% mentre il valore predittivo positivo non superava il 31% (Heywood 1990).
Uno studio degli anni 90 rivelò che in soltanto 6 casi su 114 la tossicità di un farmaco riscontrata nelle fasi cliniche aveva un parallelo con la tossicità riscontrata nell’animale [Spriet-Pourra e Auriche 1994].
2012 – Studio sulla validità della sperimentazione compiuta sugli scimpanzé, specie animale, tra quelle usate in laboratorio, geneticamente più vicina all’uomo:
a) la maggior parte delle ricerche compiute su scimpanzé e pubblicate (in aggiunta quindi alle ricerche mai presentate o non accettate per la pubblicazione) non viene mai citata successivamente in studi di medicina umana. Nelle rare citazioni era chiaro che gli esperimenti su scimpanzé non avevano contribuito alla ricerca clinica umana.
b) La valutazione del ruolo degli scimpanzé negli studi per i vaccini contro l’AIDS dimostra il fallimento di tale modello. Ad oggi, 85 differenti vaccini hanno dimostrato di essere sicuri ed efficaci negli scimpanzé ed in altre scimmie. Tuttavia, in 197 studi clinici, nessuno di questi è risultato essere utile all’uomo.
c) La valutazione riguardo alla ricerca sul cancro ha dimostrato che gli scimpanzé, i nostri più vicini parenti genetici, hanno sprecato enormi finanziamenti per la ricerca. I tumori negli scimpanzé sono estremamente rari, e sono biologicamente diversi dai tumori umani.
d) La valutazione riguardo alla ricerca per l’epatite C ha dimostrato che il ruolo degli scimpanzé è totalmente esagerato. L’uso degli scimpanzé è continuato per convenzione, non per merito scientifico o per necessità.
[The Ban on the Use of Chimpanzees in Biomedical Research and Testing in the UK Should Be Made Permanent and Legally Binding. BUAV/FRAME. ATLA 40, 3–8, 2012]
Esempi di patologie umane per cui modelli animali sono da tempo riconosciuti fallimentari (e nonostante ciò vengono ancora utilizzati).
HIV in Primati e Felini (Kim et al. 2010, Bailey 2008, Bennet e Hart 1995 )
Sclerosi multipla in topo (Rice 2012)
Asma in varie specie (Holmes et al. 2011)
Malattie neurodegenerative in topi ed altri modelli (articolo qui)
Alzheimer in roditori e primati (Blennow et al. 2006, Hampel et al. 2010)
Sepsi in varie specie (Niels et al. 2003)
Ictus in varie specie (Horn et al. 2001, O’Collins et al. 2006, Sena et al. 2010)
Ipertensione in varie specie (Stingl et al. 2009)
Sistema cardiocircolatorio in topo ingegnerizzato (vedi articolo)
Distrofia muscolare in Roditori (Bohm et al. 2009)
Conclusioni
Considerato che la ricerca che utilizza il modello animale CAM assorbe ingenti quantità di denaro e risorse umane e che tali risorse sono limitate, vi sono dei validi motivi per sottoporre la pratica ad un’urgente revisione.
Note:
1 – Secondo gli standard della Comunità Scientifica ogni metodologia acclamata quale predittiva (compresi i candidati metodi sostitutivi della s.a.) deve passare attraverso rigorosi studi di validazione. In particolare la metodologia in questione viene testata per sensibilità e specificità, valore predittivo positivo, valore predittivo negativo e riproducibilità (deve cioe’ fornire sempre gli stessi risultati in laboratori diversi, tempi diversi e condizioni al contorno diverse) (Worth e Balls 2002). Queste procedure vengono effettuate in 3-4 laboratori diversi, confrontando i risultati del metodo in esame con quelli già noti, per una serie di sostanze “campione”. Per maggiori informazioni ed approfondimenti sul concetto di sensibilità e specificità http://en.wikipedia.org/wiki/Sensitivity_and_specificity , mentre per approfondimenti sul concetto di predittività http://www.wikihow.com/Calculate-Sensitivity,-Specificity,-Positive-Predictive-Value,-and-Negative-Predictive-Value
Riferimenti bibliografici
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Hampel, Harald, Richard Frank, Karl Broich, Stefan J. Teipel, Russell G. Katz, John Hardy, Karl Herholz, Arun L. W. Bokde, Frank Jessen, Yvonne C. Hoessler, Wendy R. Sanhai, Henrik Zetterberg, Janet Woodcock, and Kaj Blennow. 2010. Biomarkers for Alzheimer’s disease: academic, industry and regulatory perspectives. Nat Rev Drug Discov 9 (7):560-574.
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Worth A.P. and M. Balls The Principles of Validation and the ECVAM Validation Process Altern Lab Anim. 2002 Dec ;30 Suppl 2 :15-21
..ANCHE QUESTE SONO VACCATE???????????????
Sarà inutile citare che “il più grande nemico della conoscenza non è l’ignoranza,ma l’illusione della conoscenza” (Stephen Hawking)xchè magari ,annche questa ti sembra una “vaccata”?!
tuttavia ritengo che a chi tiene alla propria SALUTE (e al diavolo consensi,arti e mestieri,ecc) può essere utile sapere queste cose:
“L’ipotesi di predittività del modello animale per quanto riguarda le reazioni a farmaci e sostanze ed i processi patologici umani (modello animale causale analogo CAM) non è mai stata verificata (Balls 2004, Matthews 2008; Shanks et al. 2009, Pound et al. 2004; Knight 2007) e rimane attualmente un fatto controverso (van Der Worp et al. 2010). Non è infatti possibile reperire in letteratura alcuno studio di predittività/validazione1 del modello animale, seppure quest’ultimo sia notoriamente acclamato quale predittivo ed universalmente accettato come standard aureo non siano reperibili in letteratura veri e propri studi di predittività/validazione per quanto riguarda il modello animale causale analogo, esistono non poche evidenze e studi che sembrerebbero, semmai, dimostrare l’infondatezza dell’ipotesi di predittività.
Ecco soltanto alcuni esempi presi in letteratura:
Revisione sistematica, 2006: emerge che la concordanza tra i risultati positivi ottenuti sui modelli animali e quelli riscontrati poi sull’uomo nella pratica clinica è appena del 33%. Gli stessi autori concludono che un simile risultato dovrebbe far riflettere sul grado di estrapolabilità all’uomo dei dati ottenuti da studi su animali ed invitano alla cautela (Hackam & Redelmeier 2006).
Da studi di concordanza tra modelli animali e uomo per gli effetti di 6 tipologie diverse di interventi e/o cure mediche (1 – corticosteroidi in trauma cranico, 2 – antifibrinolitici in emorragia, 3-trombolisi in ictus ischemico acuto, 4 -tirilazad in ictus ischemico acuto, 5 – corticosteroidi prenatali per prevenire la sindrome da stress respiratorio nei neonati, e 6 – trattamento con bifosfonati per prevenire l’osteoporosi) emerge che per quanto riguarda i casi 1, 2,4,5 non vi è concordanza tra gli effetti riscontrati sul modello animale e sull’uomo mentre nei restanti casi esiste una certa concordanza. Gli autori concludono che la discordanza osservata tra modelli animali e pratica clinica può essere dovuta a bias oppure all’incapacità del modello animale di riprodurre i processi fisio-patologici umani (Perel et al. 2007). Per interpretare le conclusioni di tale articolo riferirsi a Sena et al. 2010.
Studio sulla validità della s.a.: “L’uso di modelli animali non ha contribuito allo studio dell’ictus” [Use of Animal Models Has Not Contributed to Development of Acute Stroke. Stroke 2005, 36:2323-2324. American Heart Association].
Dall’analisi di 51 serie di esperimenti su animali condotta presso le Università di Wurzburg, Erlangen e Regensberg in Germania, è emerso che il 99,7% dei risultati prodotti dalla ricerca su 5000 animali, non erano applicabili alla clinica e che per il restante 0,3% non vi è stata alcuna applicazione (Lindl et al. 2006) Lo studio è stato menzionato più tardi sotto forma di lettera sulla rivista Altex, qui . L’autore conclude che i benefici per la salute collettiva derivanti dalla sperimentazione animale sono sovrastimati.
L’istituto nazionale americano del cancro (NCI) sperimentò su modelli murini 12 tipi di farmaci antitumorali utilizzati con successo sui pazienti umani. Furono impiegati topi con 48 tipologie differenti di tumore “umano” e furono somministrati loro i 12 farmaci. Nel 63% dei casi i modelli murini furono incapaci di predire accuratamente la risposta già nota sull’uomo [Science vol. 278, 7 November 1997: 1041-1042].
In uno studio dell’FDA furono presi in esame 6 farmaci i cui effetti avversi erano già noti sull’uomo. Dallo studio emersero i seguenti risultati: gli animali predissero correttamente 22 effetti collaterali, rivelarono 48 effetti avversi non presenti invece nell’uomo, mentre non identificarono 20 effetti avversi noti nell’uomo. Ciò significa che nel 76% dei casi gli animali hanno fornito una previsione scorretta [Lumley and Walker 1990].
Il 92% dei farmaci che passano con successo attraverso i test su animali non supera le successive fasi cliniche (sull’uomo) a causa di effetti avversi e/o inefficacia [Usha 2005, FDA].
I modelli animali forniscono dati di farmacocinetica inattendibili [Grass e Sinko 2002; Arun and Barry 2003 Shanks et al. 2009, vedi grafici qui]
Gli studi di tossicità condotti su animali non possono essere considerati predittivi a causa delle significative differenze tra le specie rispetto a parametri farmacocinetici quali assorbimento, distribuzione, metabolismo, escrezione dei composti chimici o dei farmaci. Le ampie variazioni delle LD50 (anche nelle specie tra loro affini come ratti e topi) ci dicono qualcosa sull’inattendibilità dei test di tossicità attualmente previsti (Hartung 2009).
La predittività degli animali negli studi di teratogenesi è inaccettabile [Dije 2006, Bailey et al. 2005]
Gli studi di cancerogenesi svolti su animali non sono in grado di predire il rischio di cancro nell’uomo e l’estrapolazione dei dati dall’animale all’uomo comporta notevoli difficoltà. [Salsburg 1983, Lester et al. 1988, Knight et al. 2005, Kight et al.2006]
Per decenni l’evidente correlazione tra fumo di sigaretta e cancro polmonare non è stata accettata. Ciò lo dobbiamo in gran parte al fatto che non è stato possibile riprodurre lo stesso fenomeno negli animali di laboratorio. Ciò risultò in un notevole ritardo nei provvedimenti legislativi a tutela della salute pubblica [Coulston and Shubick 1980].
Di 20 composti noti che non causano il cancro nell’uomo, 19 causano il cancro nei topi [Mutagenesis 1987;2:73-78] mentre di 19 composti noti cancerogeni nell’uomo soltanto 7 causano tumori nei ratti [Fund Appl Toxicol 1983;3:63-67]
Di 22 farmaci dimostratisi efficaci su modelli animali di lesione al midollo spinale, nemmeno uno si è rivelato efficace nell’uomo. [J Am Parapl Soc 11;23-25 1988]
Testando 6 tipologie di farmaci sugli animali e confrontando tali risultati con quelli noti sull’uomo si sono ottenuti per il modello animale valori di sensibilità del 52% mentre il valore predittivo positivo non superava il 31% (Heywood 1990).
Uno studio degli anni 90 rivelò che in soltanto 6 casi su 114 la tossicità di un farmaco riscontrata nelle fasi cliniche aveva un parallelo con la tossicità riscontrata nell’animale [Spriet-Pourra e Auriche 1994].
2012 – Studio sulla validità della sperimentazione compiuta sugli scimpanzé, specie animale, tra quelle usate in laboratorio, geneticamente più vicina all’uomo:
a) la maggior parte delle ricerche compiute su scimpanzé e pubblicate (in aggiunta quindi alle ricerche mai presentate o non accettate per la pubblicazione) non viene mai citata successivamente in studi di medicina umana. Nelle rare citazioni era chiaro che gli esperimenti su scimpanzé non avevano contribuito alla ricerca clinica umana.
b) La valutazione del ruolo degli scimpanzé negli studi per i vaccini contro l’AIDS dimostra il fallimento di tale modello. Ad oggi, 85 differenti vaccini hanno dimostrato di essere sicuri ed efficaci negli scimpanzé ed in altre scimmie. Tuttavia, in 197 studi clinici, nessuno di questi è risultato essere utile all’uomo.
c) La valutazione riguardo alla ricerca sul cancro ha dimostrato che gli scimpanzé, i nostri più vicini parenti genetici, hanno sprecato enormi finanziamenti per la ricerca. I tumori negli scimpanzé sono estremamente rari, e sono biologicamente diversi dai tumori umani.
d) La valutazione riguardo alla ricerca per l’epatite C ha dimostrato che il ruolo degli scimpanzé è totalmente esagerato. L’uso degli scimpanzé è continuato per convenzione, non per merito scientifico o per necessità.
[The Ban on the Use of Chimpanzees in Biomedical Research and Testing in the UK Should Be Made Permanent and Legally Binding. BUAV/FRAME. ATLA 40, 3–8, 2012]
Esempi di patologie umane per cui modelli animali sono da tempo riconosciuti fallimentari (e nonostante ciò vengono ancora utilizzati).
HIV in Primati e Felini (Kim et al. 2010, Bailey 2008, Bennet e Hart 1995 )
Sclerosi multipla in topo (Rice 2012)
Asma in varie specie (Holmes et al. 2011)
Malattie neurodegenerative in topi ed altri modelli (articolo qui)
Alzheimer in roditori e primati (Blennow et al. 2006, Hampel et al. 2010)
Sepsi in varie specie (Niels et al. 2003)
Ictus in varie specie (Horn et al. 2001, O’Collins et al. 2006, Sena et al. 2010)
Ipertensione in varie specie (Stingl et al. 2009)
Sistema cardiocircolatorio in topo ingegnerizzato (vedi articolo)
Distrofia muscolare in Roditori (Bohm et al. 2009)
Conclusioni
Considerato che la ricerca che utilizza il modello animale CAM assorbe ingenti quantità di denaro e risorse umane e che tali risorse sono limitate, vi sono dei validi motivi per sottoporre la pratica ad un’urgente revisione.
Note:
1 – Secondo gli standard della Comunità Scientifica ogni metodologia acclamata quale predittiva (compresi i candidati metodi sostitutivi della s.a.) deve passare attraverso rigorosi studi di validazione. In particolare la metodologia in questione viene testata per sensibilità e specificità, valore predittivo positivo, valore predittivo negativo e riproducibilità (deve cioe’ fornire sempre gli stessi risultati in laboratori diversi, tempi diversi e condizioni al contorno diverse) (Worth e Balls 2002). Queste procedure vengono effettuate in 3-4 laboratori diversi, confrontando i risultati del metodo in esame con quelli già noti, per una serie di sostanze “campione”. Per maggiori informazioni ed approfondimenti sul concetto di sensibilità e specificità http://en.wikipedia.org/wiki/Sensitivity_and_specificity , mentre per approfondimenti sul concetto di predittività http://www.wikihow.com/Calculate-Sensitivity,-Specificity,-Positive-Predictive-Value,-and-Negative-Predictive-Value
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Knight A, Bailey J, Balcombe J. Animal carcinogenicity studies: 1. Poor human predictivity. Altern Lab Anim 2006; 34(1): 19-27
Knight A, Bailey J, Balcombe J. Animal carcinogenicity studies: 2. Obstacles to extrapolation of data to humans. ATLA: Altern Lab Anim 2006; 34(1):29-38.
Knight A, Bailey J, Balcombe J. Which drugs cause cancer? Animal tests yield misleading results. BMJ USA 2005; 331: E389-E391.
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Worth A.P. and M. Balls The Principles of Validation and the ECVAM Validation Process Altern Lab Anim. 2002 Dec ;30 Suppl 2 :15-21
L’ipotesi di predittività del modello animale per quanto riguarda le reazioni a farmaci e sostanze ed i processi patologici umani (modello animale causale analogo CAM) non è mai stata verificata (Balls 2004, Matthews 2008; Shanks et al. 2009, Pound et al. 2004; Knight 2007) e rimane attualmente un fatto controverso (van Der Worp et al. 2010). Non è infatti possibile reperire in letteratura alcuno studio di predittività/validazione1 del modello animale, seppure quest’ultimo sia notoriamente acclamato quale predittivo ed universalmente accettato come standard aureo non siano reperibili in letteratura veri e propri studi di predittività/validazione per quanto riguarda il modello animale causale analogo, esistono non poche evidenze e studi che sembrerebbero, semmai, dimostrare l’infondatezza dell’ipotesi di predittività.
Ecco soltanto alcuni esempi presi in letteratura:
Revisione sistematica, 2006: emerge che la concordanza tra i risultati positivi ottenuti sui modelli animali e quelli riscontrati poi sull’uomo nella pratica clinica è appena del 33%. Gli stessi autori concludono che un simile risultato dovrebbe far riflettere sul grado di estrapolabilità all’uomo dei dati ottenuti da studi su animali ed invitano alla cautela (Hackam & Redelmeier 2006).
Da studi di concordanza tra modelli animali e uomo per gli effetti di 6 tipologie diverse di interventi e/o cure mediche (1 – corticosteroidi in trauma cranico, 2 – antifibrinolitici in emorragia, 3-trombolisi in ictus ischemico acuto, 4 -tirilazad in ictus ischemico acuto, 5 – corticosteroidi prenatali per prevenire la sindrome da stress respiratorio nei neonati, e 6 – trattamento con bifosfonati per prevenire l’osteoporosi) emerge che per quanto riguarda i casi 1, 2,4,5 non vi è concordanza tra gli effetti riscontrati sul modello animale e sull’uomo mentre nei restanti casi esiste una certa concordanza. Gli autori concludono che la discordanza osservata tra modelli animali e pratica clinica può essere dovuta a bias oppure all’incapacità del modello animale di riprodurre i processi fisio-patologici umani (Perel et al. 2007). Per interpretare le conclusioni di tale articolo riferirsi a Sena et al. 2010.
Studio sulla validità della s.a.: “L’uso di modelli animali non ha contribuito allo studio dell’ictus” [Use of Animal Models Has Not Contributed to Development of Acute Stroke. Stroke 2005, 36:2323-2324. American Heart Association].
Dall’analisi di 51 serie di esperimenti su animali condotta presso le Università di Wurzburg, Erlangen e Regensberg in Germania, è emerso che il 99,7% dei risultati prodotti dalla ricerca su 5000 animali, non erano applicabili alla clinica e che per il restante 0,3% non vi è stata alcuna applicazione (Lindl et al. 2006) Lo studio è stato menzionato più tardi sotto forma di lettera sulla rivista Altex, qui . L’autore conclude che i benefici per la salute collettiva derivanti dalla sperimentazione animale sono sovrastimati.
L’istituto nazionale americano del cancro (NCI) sperimentò su modelli murini 12 tipi di farmaci antitumorali utilizzati con successo sui pazienti umani. Furono impiegati topi con 48 tipologie differenti di tumore “umano” e furono somministrati loro i 12 farmaci. Nel 63% dei casi i modelli murini furono incapaci di predire accuratamente la risposta già nota sull’uomo [Science vol. 278, 7 November 1997: 1041-1042].
In uno studio dell’FDA furono presi in esame 6 farmaci i cui effetti avversi erano già noti sull’uomo. Dallo studio emersero i seguenti risultati: gli animali predissero correttamente 22 effetti collaterali, rivelarono 48 effetti avversi non presenti invece nell’uomo, mentre non identificarono 20 effetti avversi noti nell’uomo. Ciò significa che nel 76% dei casi gli animali hanno fornito una previsione scorretta [Lumley and Walker 1990].
Il 92% dei farmaci che passano con successo attraverso i test su animali non supera le successive fasi cliniche (sull’uomo) a causa di effetti avversi e/o inefficacia [Usha 2005, FDA].
I modelli animali forniscono dati di farmacocinetica inattendibili [Grass e Sinko 2002; Arun and Barry 2003 Shanks et al. 2009, vedi grafici qui]
Gli studi di tossicità condotti su animali non possono essere considerati predittivi a causa delle significative differenze tra le specie rispetto a parametri farmacocinetici quali assorbimento, distribuzione, metabolismo, escrezione dei composti chimici o dei farmaci. Le ampie variazioni delle LD50 (anche nelle specie tra loro affini come ratti e topi) ci dicono qualcosa sull’inattendibilità dei test di tossicità attualmente previsti (Hartung 2009).
La predittività degli animali negli studi di teratogenesi è inaccettabile [Dije 2006, Bailey et al. 2005]
Gli studi di cancerogenesi svolti su animali non sono in grado di predire il rischio di cancro nell’uomo e l’estrapolazione dei dati dall’animale all’uomo comporta notevoli difficoltà. [Salsburg 1983, Lester et al. 1988, Knight et al. 2005, Kight et al.2006]
Per decenni l’evidente correlazione tra fumo di sigaretta e cancro polmonare non è stata accettata. Ciò lo dobbiamo in gran parte al fatto che non è stato possibile riprodurre lo stesso fenomeno negli animali di laboratorio. Ciò risultò in un notevole ritardo nei provvedimenti legislativi a tutela della salute pubblica [Coulston and Shubick 1980].
Di 20 composti noti che non causano il cancro nell’uomo, 19 causano il cancro nei topi [Mutagenesis 1987;2:73-78] mentre di 19 composti noti cancerogeni nell’uomo soltanto 7 causano tumori nei ratti [Fund Appl Toxicol 1983;3:63-67]
Di 22 farmaci dimostratisi efficaci su modelli animali di lesione al midollo spinale, nemmeno uno si è rivelato efficace nell’uomo. [J Am Parapl Soc 11;23-25 1988]
Testando 6 tipologie di farmaci sugli animali e confrontando tali risultati con quelli noti sull’uomo si sono ottenuti per il modello animale valori di sensibilità del 52% mentre il valore predittivo positivo non superava il 31% (Heywood 1990).
Uno studio degli anni 90 rivelò che in soltanto 6 casi su 114 la tossicità di un farmaco riscontrata nelle fasi cliniche aveva un parallelo con la tossicità riscontrata nell’animale [Spriet-Pourra e Auriche 1994].
2012 – Studio sulla validità della sperimentazione compiuta sugli scimpanzé, specie animale, tra quelle usate in laboratorio, geneticamente più vicina all’uomo:
a) la maggior parte delle ricerche compiute su scimpanzé e pubblicate (in aggiunta quindi alle ricerche mai presentate o non accettate per la pubblicazione) non viene mai citata successivamente in studi di medicina umana. Nelle rare citazioni era chiaro che gli esperimenti su scimpanzé non avevano contribuito alla ricerca clinica umana.
b) La valutazione del ruolo degli scimpanzé negli studi per i vaccini contro l’AIDS dimostra il fallimento di tale modello. Ad oggi, 85 differenti vaccini hanno dimostrato di essere sicuri ed efficaci negli scimpanzé ed in altre scimmie. Tuttavia, in 197 studi clinici, nessuno di questi è risultato essere utile all’uomo.
c) La valutazione riguardo alla ricerca sul cancro ha dimostrato che gli scimpanzé, i nostri più vicini parenti genetici, hanno sprecato enormi finanziamenti per la ricerca. I tumori negli scimpanzé sono estremamente rari, e sono biologicamente diversi dai tumori umani.
d) La valutazione riguardo alla ricerca per l’epatite C ha dimostrato che il ruolo degli scimpanzé è totalmente esagerato. L’uso degli scimpanzé è continuato per convenzione, non per merito scientifico o per necessità.
[The Ban on the Use of Chimpanzees in Biomedical Research and Testing in the UK Should Be Made Permanent and Legally Binding. BUAV/FRAME. ATLA 40, 3–8, 2012]
Esempi di patologie umane per cui modelli animali sono da tempo riconosciuti fallimentari (e nonostante ciò vengono ancora utilizzati).
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Sclerosi multipla in topo (Rice 2012)
Asma in varie specie (Holmes et al. 2011)
Malattie neurodegenerative in topi ed altri modelli (articolo qui)
Alzheimer in roditori e primati (Blennow et al. 2006, Hampel et al. 2010)
Sepsi in varie specie (Niels et al. 2003)
Ictus in varie specie (Horn et al. 2001, O’Collins et al. 2006, Sena et al. 2010)
Ipertensione in varie specie (Stingl et al. 2009)
Sistema cardiocircolatorio in topo ingegnerizzato (vedi articolo)
Distrofia muscolare in Roditori (Bohm et al. 2009)
Conclusioni
Considerato che la ricerca che utilizza il modello animale CAM assorbe ingenti quantità di denaro e risorse umane e che tali risorse sono limitate, vi sono dei validi motivi per sottoporre la pratica ad un’urgente revisione.
Note:
1 – Secondo gli standard della Comunità Scientifica ogni metodologia acclamata quale predittiva (compresi i candidati metodi sostitutivi della s.a.) deve passare attraverso rigorosi studi di validazione. In particolare la metodologia in questione viene testata per sensibilità e specificità, valore predittivo positivo, valore predittivo negativo e riproducibilità (deve cioe’ fornire sempre gli stessi risultati in laboratori diversi, tempi diversi e condizioni al contorno diverse) (Worth e Balls 2002). Queste procedure vengono effettuate in 3-4 laboratori diversi, confrontando i risultati del metodo in esame con quelli già noti, per una serie di sostanze “campione”. Per maggiori informazioni ed approfondimenti sul concetto di sensibilità e specificità http://en.wikipedia.org/wiki/Sensitivity_and_specificity , mentre per approfondimenti sul concetto di predittività http://www.wikihow.com/Calculate-Sensitivity,-Specificity,-Positive-Predictive-Value,-and-Negative-Predictive-Value
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Worth A.P. and M. Balls The Principles of Validation and the ECVAM Validation Process Altern Lab Anim. 2002 Dec ;30 Suppl 2 :15-21
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[...] Vi sentite così piccoli da mettere sotto le scarpe le vostre conoscenze lasciando che sia il libercolo di un ex automobilista a dettare la linea del Movimento su questo [...]
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