Tira più la scienza o un paio di tette?
A volte si fanno scoperte davvero interessanti senza muoversi dalla propria scrivania.
In un giorno di ordinaria noia mi sono messo a giocare con Google Trends, un potente strumento che permette di analizzare l’andamento su Internet di alcune parole chiave. Se ad esempio cercate la parola “furetto” vi viene mostrato un grafico che traccia tutte le volte che qualcuno ha cercato su Google quella parola. Scoprite così che il 2004 è stato quello che chiamerei “l’anno del furetto”, dato che c’è stato un picco di ricerche sui nostri amati mustelidi (il 100, come dice la stessa legenda del grafico, rappresenta il massimo volume possibile delle ricerche per quel termine).
La prima cosa che verrebbe in mente di fare a chiunque voglia testare questo sistema è quello di confrontare termini comuni con termini un po’ scollacciati: si sa, Internet è la patria delle donne nude (cos’è, non avete mai visto “The Internet is for porn“?). Ora, non sarò certo io a suggerirvi i termini più adatti per fare questi confronti: date libero sfogo alla vostra fantasia e alle vostre conoscenze in materia.
Di mio, però, mi limito a riportare un confronto curioso.
Ho cercato di confrontare l’interesse per la scienza con l’interesse inequivocabile che i maschi eterosessuali hanno per il seno femminile. Insomma, ho cercato su Trend i termini “scienza” e “tette”.
Ecco il risultato:
Cosa c’è di interessante, direte voi? Lo sanno tutti che le tette tirano più della scienza, bella scoperta.
Ora GUARDATE MEGLIO. Visto? Ogni volta (o quasi) che c’è un picco per le ricerche sulla scienza, c’è un calo di ricerche sulle tette. Ogni volta (o quasi) che in massa si cercano le tette, la scienza viene relegata in un angolo.
Coincidenza buffa, non trovate?
La cosa ancora più buffa è che ho appena imitato una tecnica tipica del giornalismo e della pseudo-scienza: ho messo in correlazione due termini che non c’entrano quasi nulla l’uno con l’altro, ho trovato un nesso quasi plausibile, ho mostrato un grafico. Ci eravate cascati? (Non temete, siete in buona compagnia).
Ecco un esempio dello stesso trucco usato su un giornale: l’articolo “Più alti e più grossi – con l’ovale si cresce” di Repubblica.it. Dove, tra le altre cose, si legge questa frase:
Rispetto a vent’anni fa [il rugby] è una disciplina completamente diversa. Più veloce, fisica: per superuomini. Lo confermano i numeri e non solo le sensazioni. I giocatori sono cresciuti in media di un centimetro almeno, e pesano quasi sette chili di più a testa.
In pratica, se è vero che con il passare del tempo si scelgono (si selezionano?) giocatori un po’ più alti e un po’ più muscolosi (perché cambiano gli stili e le modalità di gioco), NON E’ VERO che gli atleti sono diventati più alti o più pesanti. I termini sono stati messi in correlazione in modo errato: si sono prese le statistiche dei giocatori degli ultimi 20 anni, e si è creduto che fosse lo sport “a far evolvere” gli stessi giocatori. E invece no: i giocatori sono stati selezionati e scelti di volta in volta, e guarda caso erano ogni volta un pochino più grandi o un po’ più pesanti. Ci risiamo: è la teoria della giraffa di Lamarck in salsa rugby.
Volete un altro esempio di correlazione sospetta? Eccolo: omeopatia e cura dei traumi da rugby. [Per leggere l'articolo, copiate questo link - http://www.g*u*n*a.it/news.php?id=1148 - e rimuovete gli asterischi].
Ora, per concludere, lasciatemi essere ottimista. Guardate di nuovo il grafico tette-scienza, in particolare quell’ultimo tratto di curva che c’è a destra. Vedete? Sia la scienza che le tette stanno crescendo, di pari passo. Ecco, penso che sia tutto dovuto alla pubblicazione di questo nostro articolo sul “seno regolabile”. Non è incredibile? :)
Tag:evoluzione, furetti, Google Trends, Lamarck, omeopatia, pseudo-scienza, rugby, tette
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Non sono convinto della sua argomentazione sul rugby, Lanarck sosteneva l’ereditarietà dei caratteri acquisiti. Se così fosse i giocatori sarebbero cresciuti perché i loro predecessori si sarebbero allenati per diventare più alti e più pesanti. Invece è stato il cambiamento dello stile di gioco, assimilabile in questo caso a cambiamenti nell’ecosistema, a selezionare nuovi individui più adatti al (nuovo) gioco. Questo è un modello evoluzionistico sicuramente darwiniano.
Mi scuso, rileggendo l’articolo mi sono reso conto di aver male interpretato le sue parole. Quando scrive “…si è creduto che fosse lo sport a far evolvere…” intendeva l’allenamento dei giocatori. Io lo avevo inteso in senso lato come associazioni/squadre/tutto quello che riguarda il rugby. In questo caso abbiamo detto la stessa cosa.
Esattamente, dicevamo la stessa cosa ;)
grazie per il commento!
Avevate dei dubbi a riguardo? :-)
Ci ero cascato anch’io all’inizio, ottimo esempio di come si debba tenere alta la guardia senza assorbire passivamente quel che ci viene proposto (o propinato). Sembra comunque che 2011 e 2012 siano stati anni di crisi… pure per le tette!