Il volo per Stoccolma partirà con trentottomila anni di ritardo. Ci scusiamo per il disagio
Mentre un sole inesorabile cuoce l’umidità che Milano aveva assorbito nelle due settimane precedenti di maltempo, una notizia in controtendenza sul Corriere cattura la mia attenzione.
E’ il caso di andare con ordine, cominciando subito a confermare quello che la notizia vuole rifuggire: un’era glaciale è già – proprio adesso – in corso.
Il clima sulla Terra è una faccenda delicata, ed è molto distante dall’essere uniforme e regolare. Gli ultimi diecimila anni di storia umana contano come un quinto di secondo nell’arco di una intera giornata rispetto all’età del nostro pianeta: è chiaro che la nostra personale esperienza non può che portarci a estrapolazioni sicuramente sbagliate.
Nell’articolo del Corriere si guarda con preoccupazione alle macchie solari, la cui osservazione sta spingendo gli esperti a ritenere che il Sole potrebbe stare entrando in un “minimo di attività” con ripercussioni negative sul tepore del clima attuale. Esse però sono solo uno dei tanti fattori che influenzano la quantità di energia che ci arriva, gratis e wireless, dal Sole: più influenti possono essere gli effetti della deformazione ciclica dell’orbita terrestre noti come i cicli di Milankovitch – gli effetti gravitazionali di tutti i pianeti modificano la forma dell’ellittica con periodicità di circa 21 mila anni, con effetti sull’energia che ci arriva che possono arrivare al 20%.
Da ultimo, tendiamo a considerare standard l’energia che il Sole emette, cosa che non è: come una lampadina a basso consumo appena accesa (l’esempio è figurativo, non c’entra nulla con il reale funzionamento del Sole!), il Sole aumenta la sua emissione di circa il 10% ogni miliardo di anni. Quindi?
Voi però starete sicuramente pensando: questo la sta prendendo troppo larga, parla di era glaciale e io l’anno scorso sono andato al mare.
Beh: una glaciazione è un periodo in cui vi sono estese distese di ghiaccio polari e ghiacciai montani, e l’espansione di distese gliaciali continentali. Vi sembra che la definizione calzi a pennello con la descrizione del nostro pianeta? Se pensate che questa sia la normalità, ricordate quanto breve sia stata la vostra permanenza su questa graziosa palla rotonda. Se escludiamo le prime centinaia di milioni di anni in cui la Terra era una palla di magma in raffreddamento (l’eone Adeano, da “Ade” – gli inferi, mica per niente), per quasi la metà del tempo la Terra è stata dominata dalle ere glaciali.
Ma com’è il clima della Terra quando non è in corso un’era glaciale? Lo studio dei sedimenti, della loro composizione in elementi, molecole ed isotopi, e lo studio dei gas intrappolati nelle carote di ghiaccio vecchie di centinaia di milioni di anni ci permette di rispondere in modo accurato a questi interrogativi, e la risposta è: beh – non molto piacevole. No era glaciale, no ghiaccio; e no ghiaccio – no party! La temperatura può arrivare ad essere così alta da non permettere la formazione di ghiaccio nemmeno ai poli, com’è successo cira 50 milioni di anni fa. Fortunatamente, l’evaporazione degli oceani a lungo andare crea una coltre di nubi che, riflettendo la luce solare, produce le condizioni per un’inversione di tendenza.
Tornando all’era glaciale fortunatamente in corso, al mare ci possiamo andare perchè siamo in un periodo “caldo” dell’era glaciale, che prende il nome – per l’appunto – di periodo interglaciale. L’oscillazione tra periodi “tiepidi” interglaciali e periodi glaciali sembra essere correlata ai cicli di Milankovitch di cui vi parlavo prima, ma con una notevole imprecisione (date un’occhiata alla figura).
Quello che sembra inevitabile è che, relativamente presto (in scala di migliaia di anni), questo bel tepore finirà, per lasciare spazio ad un periodo glaciale in cui ritroveremo strati di ghiaccio spessi Km estendersi su tutta la Scandinavia e su buona parte del Nord Europa (per quanto ci riguarda più da vicino). Questa inevitabile eventualità non sarà decisamente uno scherzo da affrontare: nell’ultimo periodo glaciale, finito “appena” 15 mila anni fa, ci ha lasciato le penne un’altra specie di essere umano, l’Homo neanderthalensis (anche se è probabile che i nostri progenitori abbiano dato una certa “spinta” a questo processo).
Come ciliegina sulla torta, il freddo può farsi anche molto intenso, come testimoniano formazioni glaciali a latitudini equatoriali, datate circa 720 milioni di anni fa. Il risultato è quelo che vedete in figura: una terra “a palla di neve“. La vita sulla terra, così come la conosciamo, si è vertiginosamente sviluppana parecchi anni dopo (la cosiddetta “esplosione del Cambriano, circa 520 milioni di anni fa). Piante simili a quelle odierne hanno invaso un po’ tutte le latinutidi “solamente” 450 milioni di anni fa, e certamente non avrebbero potuto sopravvivere (nè avremmo potuto noi) in una Terra del genere.
Cosa ci riserva il futuro? C’è chi pensa che l’emissione dei gas serra possa aiutarci ad uscire dall’era glaciale corrente (nonostante l’eccesso potrebbe potenzialmente essere più dannoso). Altri influenti scienziati, come il premio Nobel Kary Mullis, pensano che per quanto ci sforziamo noi piccoli esseri umani, non possiamo competere con fenomeni di scala cosmica (che, anche se non ne ho accennato, includono la differente esposizione di raggi cosmici dipendente dalla nostra posizione nella galassia, il potere tamponante degli oceani, la periodica inversione del campo magnetico terrestre.. eh già!) nel regolare il clima di questo sasso ricoperto di muschio.
In ogni caso, penso di tenere a portata di mano gli sci – non si sa mai.
Tag:Cambriano, clima, era glaciale, esplosione del Cambriano, Kary Mullis, palla di neve, Sole, Terra
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