Sperimentazione animale: è probabile che stiate leggendo queste righe grazie a lei
L’88% degli italiani, apprendo dal Corriere della Sera (mi trovate monotematico?), non approva o approva poco la ricerca sugli animali.
Mentre mi interrogo su come si possa “approvare poco”, mi lancio in questa impresa senza precedenti nella storia del nostro blog: una riflessione. Senza genomi, senza parsec, senza distanze giganti, senza tavola periodica. La ricerca utilizzando gli animali, serve?
La risposta è: sì. Volendo estrapolare, servirà anche nei prossimi millenni. Volendo esagerare, servirà sempre – compatibilmente con la vita dell’Universo (sì, non ce l’ho fatta fino alla fine).
Sono stati fatti passi enormi nel comprendere come poter sviluppare tessuti e addirittura organi, in vitro (cioè in provetta, o contenitore adatto). Ma non si può fare tutto, in vitro. Si può ridurre, certo il numero di animali impiegati (e altre cose: ma parleremo un’altra volta delle 3 R). Quello su cui vi voglio fare riflettere è il fatto che stanno cercando di ingannarvi – avete letto bene – dicendovi che la via d’uscita c’è, e che anche se non c’è oggi, ci sarà domani.
Invece, ci saranno sempre ambiti della ricerca che, forzosamente, dovranno ricorrere agli animali da laboratorio. Pensate ai farmaci ipertensivi (come volete misurare la pressione a uno strato di cellule?), agli anestetici (vi fidereste di farvi anestetizzare per un intervento con un farmaco il cui comportamento è stato simulato al computer?), e a tutti i farmaci con effetto sistemico (cioè, che agiscono in tutto il corpo). Se ci pensate bene, questi farmaci sono la maggioranza, e anche se posso accettare che la crema emolliente alla calendula non venga sperimentata sui topi (poi qualcuno dovrebbe spiegarmi che atrocità è spalmare la crema emolliente alla calendula su un topo), non posso accettare che su di me si usino molecole per le quali non si sia compiuto il massimo sforzo per conoscerne tutti i potenziali effetti avversi.
Peraltro, la quasi totalità dei farmaci è modificata dal fegato: in molti casi, solo dopo i processi di assorbimento, modifica da parte del fegato, e distribuzione nei tessuti periferici, i farmaci hanno effetto. Come posso studiare tutto questo su un orecchio nano fatto crescere un una piastra Petri?
L’altra cosa di cui vogliono convicervi è che la ricerca sugli animali è cruenta. L’argomento è così lungo e complesso da trascendere probabilmente lo spazio di un libro, figuriamoci questo mio intervento sul blog. Per lasciarvi con qualche pillola, sappiate che (per quanto ho avuto modo di vedere io) il benessere animale degli animali da laboratorio è maggiore di quello di qualsiasi animale allevato per consumo alimentare (per moltissime ragioni, prima fra tutte la qualità della ricerca), e che le manipolazioni più audaci vengono sempre eseguite in analgesia o anestesia.
Quello che fa presa sulla gente sono le foto cruente. Le bancarelle degli “animalisti” (metto tra virgolette perchè alcuni animalisti sono gente seria con cui si può discutere e trattare, e grazie ai quali si sono stilate le eccellenti linee guida europee per il benessere animale. Altri – a cui mi riferisco – stanno agli animalisti come gli hooligans stanno alla gente normale che va allo stadio) sono piene di foto agghiaccianti: cani tenuti in gabbie piccolissime, animali con gambe spezzate e foto di torture.
Ora dirò una cosa impopolare: io lavoro con gli animali. E quelle foto mi fanno ribrezzo, e mi chiedo, seriamente, chi le abbia fatte. Non è possibile che sia stato un ricercatore (quasi mai la specie del cane è un beagle): anche se uno non adorasse particolarmente gli animali, non romperebbe una gamba a un cane a meno di non aver bisogno di cure psichiatriche, e non si capisce perchè fare cinque anni di università, tre di dottorato e via di assegni eccetera per rompere una gamba a un cane. Ma le foto fanno scena. Sarà che le bancarelle peggiori le trovo io (e hanno anche abbinamenti improbabili: tipo “no ricerca animali” e “mangia vegano”). A una mia gentile (davvero) richiesta di informazioni, ho ottenuto (qualche anno fa a Bologna) di far rimuovere – almeno – le locandine sulla dieta vegana (chiedendo semplicemente di scegliere per che cosa fare propaganda). La mia richiesta è durata un’ora, ma ho portato a casa una piccola soddisfazione – anche se non mi ha saputo dire NULLA della foto del cane con la gamba spezzata. Voi avete una polaroid di un cane con una gamba spezzata in mezzo a persone che lo malmenano? Nemmeno io: chissà come mai ce l’avevano i ragazzi della bancarella.
Nella realtà, troverete situazioni meno “spinte” di questa da me descritta (ma da me vissuta personalmente), ciò nondimeno, chiedete, fatevi spiegare, confrontatevi con persone che la pensano diversamente da voi e da me, e non fidatevi di quello che sembra o di quello che tentano di vendervi, nemmeno di quello che vi sto dicendo io: fatevi una vostra opinione, non la mia o quella del tizio che fa le polaroid di suo cugino e il (ex) cane in cascina. Ma che sia documentata, e pesata sulla realtà e profondità del problema su cui ci stiamo confrontando.
La ricerca con gli animali (con tutti i pregi e i difetti che un modello può avere – nulla è privo di difetti, l’importante è sapere COSA si può chiedere al modello e IN COSA il modello differisce dall’entità modellata) è ineluttabile – oggi, domani e dopodomani – per garantire sicurezza sui composti che stiamo usando (tutti: non solo i farmaci: ingredienti per gli shampoo, additivi alimentari, prodotti per la casa, vernici, eccetera in una lista infinita), per garantire lo sviluppo di farmaci nuovi e migliori, per capire come funzioniamo, per capire come NON funzioniamo.
Ma soprattutto: conosciamo di cosa stiamo parlando. Quando andiamo al supermercato e compriamo un prodotto “non testato sugli animali”, prendiamo coscienza che quelli che vogliono mascherare ME da uomo nero, vi stanno prendendo in giro: TUTTI i singoli ingredienti (sì, quegli strani nomi) del vostro bagnoschiuma sono stati testati SINGOLARMENTE sugli animali. Dopo, è arrivato un tizio paciarotto che ha dato a me del povero mentecatto, e ha fatto una pappina di ingredienti (sicuri – grazie al mentecatto di cui prima), e ve la propina come “non testata su animali”.
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Però penso anche alle miriade di delinquenti e assassini che vengono tenuti in prigione e mantenuti a spese dei cittadini. Penso anche che una piccola parte di questi verranno comunque condannati a morte. Allora perché non usare loro al posto degli animali? Avremmo delle risposte più dirette e immediate. E non tiratemi in ballo la storia dei diritti dell’uomo, perché privarli della libertà e della vita è già una violazione a questi diritti.
Senza parole! :x
anche se ciò che proponi fosse accettabile(ma non lo è), i delinquenti non basterebbero per tutto gli studi che ci sono da fare.
Se ne capissi qcosa di ricerca, lo sapresti!
…ma infatti è già successo.
L’ha fatto Hitler per non fare esperimenti sugli animali.
Tutti i fanatismi sono pericolosi e contro producenti. Conosco persone che hanno scelto un’alimentazione vegetariana e vegan, e usano il meno possibile i farmaci, e sono persone con cui posso ragionare e confrontarmi, discutendo pacatamente di questi argomenti così spinosi. Invece, chi attacca senza cognizione di causa, sia da una parte che dall’altra, non aiuta né allo sviluppo della ricerca né a chi soffre.
Invece di dare addosso gli uni agli altri o proporre cose assurde come la sperimentazione sulle persone in galera – in galera ci finiscono anche molti innocenti, per sbaglio o per volontà altrui – si dovrebbe finanziare maggiormente la ricerca senza peraltro aiutare le grandi aziende farmaceutiche a fare unicamente i propri interessi. A nessuno piace stare male, sono certa che anche gli animalisti più ferventi non rinuncino a un analgesico in caso di necessità.
La rimozione dei diritti di libertà del carcerato è una misura comunitaria atta a preservare chi delinquente non è.
Ma in ciò non sta da parte dello stato (o non dovrebbe esserci) una funzione esclusivamente punitiva. Il carcere non è un ghetto; ma dovrebbe ambire alla rieducazione, al lavoro e al reintegro dell’uomo che ha sbagliato nella società.
Fatti due conti e capisci che usare come cavia un uomo cozza con tale fine della pena.
Inoltre i carcerati non sono campioni standardizzati. Non ne conosci la storia clinica: ergo sono potenzialmente dei sistemi imprevedibili.
mah… per fortuna siamo Europei, di condannati a morte qui non ne abbiamo (a parte la Bielorussia del carissimo Lukašenko
Mi chiedo come si fa a rovinare un articolo così razionalmente elevato e acculturato con un commento del genere,mi riferisco a quello di magnus a cui preferisco non rispondere.
Voglio tranquillizzare il signor Valerio Corvaglia dicendo che non sono nello schieramento animalisti “hooligan”, ma si tratta di un semplice e freddo ragionamento, e con questo voglio rispondere anche a Pepito: nelle carceri non ci vanno solo ladri, ma anche persone che hanno commesso stupri e omicidi (“magari” entrambi e non per forza in quest’ordine). Ai ricercatori interessa conoscere gli effetti di un determinato farmaco sperimentale e lo fa su animali che presentano una fisiologia o comunque una chimica simile a quella dell’uomo, quando risultati maggiormente prossimi alla certezza potremmo ottenerli sperimentandoli direttamente su quegli uomini che han rovinato o privato la vita ad innocenti e che ora vivono nelle carceri a spese dei contribuenti. Poi, vabbé, ho parlato dei carcerati condannati a morte che qua in italia o comunque in europa non abbiamo, ma abbiamo ergastolani che passeranno il resto della vita nelle carceri (che equivale ad una morte data con il contagocce).
Come ho già detto, non mi ritengo un animalista “hooligan”, e so riconoscere i meriti della sperimentazione sugli animali (avrebbe potuto parlare anche di certe tipologie di vaccino ottenuti da tecniche che prevedono l’infezione dell’animale con un agente patogeno con morfologia simile a quello a cui si cerca di trovare un rimedio), ma mi domando il perché shampoo, creme idratanti e altri prodotti di cosmetica ancora non vengano fatti provare direttamente sull’uomo? E’ l’uomo che dovrà mettersi il deodorante o passarsi di balsamo i capelli, non l’animale (eccezion fatta per i prodotti di cosmetica destinati a loro, eh!). Oppure farmaci steroidei/tensioattivi/altro: la sperimentazione procede prima in provetta e su simulazioni al computer, e solo in seguito testato sull’animale che ne evidenzierà l’efficacia o l’eventuale effetto collaterale (anche questo avrebbe potuto scrivere nell’articolo per far più chiarezza sulle procedure), ma poi passato tutto questo nulla vieterà al farmaco di poter non essere efficace come sperato o addirittura arrecare ulteriori danni (non per nulla, viene somministrato solo dopo una firma che acconsente l’utilizzo di tale “terapia sperimentale”, perché non sono del tutto certi gli effetti sull’uomo). Io non sono propriamente contrario alla sperimentazione in generale sugli animali, ma sono contro l’ipocrisia e gli sprechi.
Magnus
A me sinceramente non interessa discutere sul fatto che assassini,stupratori,ecc, meriterebbero o no di essere usati come cavie da laboratorio.Diciamo che queste sono problematiche e domande esistenziali che ho già superato nella mia crescita come persona,quindi nei miei ragionamenti parto da un punto un po più avanzato,ma è giusto confessare che un po’ di anni fà anch’io tendevo a questo tipo di ragionamenti,ma poi si studia,si studia e si studia,si fanno esperienze,ci si confronta con gli altri e si cresce,e si comincia ad usare la Ragion Pura al di là dell’istinto e al di là del bene e del male.
Ti dico tutto questo senza rancore,sono passati i tempi in cui litigavo con gli altri sui forum.
E’ giusto che ci siano pensieri divergenti,il guaio sarebbe non discutere e rimanere tutti in silenzio.
Ciao
Sinceramente questo articolo mi sembra una reazione di una persona che si sente accusata e cerca di giustificare un obrobrio come i test sugli animali pur di salvaguardare il suo status di vita.
I test sugli animali non hanno senso nè a livello pratico nè a livello “etico”. Visto che l’etica è personale, posso solo dire che a livello pratico sarebbe molto meglio concentrarsi sulla rimozione delle cause ambientali delle malattie (che sono il motivo principale della stragrande maggioranza dei malanni), piuttosto che fare salti mortali producendo milioni di farmaci diversi.
Sarebbe bello vivere tutti quanti in paradiso… sono d’accordo!
Chiedo con estrema curiosità a Way di esplicitare la soluzione che egli/ella propone.
Vorrei capire cosa intende per “rimozioni delle cause ambientali delle malattie”, perchè se si intende la rimozione di virus, batteri, protozoi, parassiti vari del mondo animale e vegetale per non parlare della rimozione di tutto ciò che nell’ambiente potrebbe essere nocivo per l’uomo, la vede dura, molto dura…..però magari mi sbaglio eh…
Caro Way, mi permetto di risponderti “impersonalmente”, in una forma che può somigliare ad un “addendum” all’articolo (mi smentirò verso la fine).
Ringrazio tutti quelli che hanno lasciato commenti sul mio articolo (sono davvero contento di avervi punti sul vivo), ma devo dire che ho apprezzato più di tutti il commento di Way.
Naturalmente, è diametralmente opposto al mio approccio a questo tema, e per me vale oro. Ho iniziato l’avventura di questo blog proprio per incontrare i dubbi e le domande delle persone che, avendo avuto un percorso diverso dal mio, non conoscono alcuni argomenti, o ne hanno una visione prodotta da fonti non sempre attendibili, e per condividere con tutti quello che ho avuto la fortuna di imparare.
Il commento è molto diretto e categorico, e mi ha colpito il modo “assiomatico” di come è impostato: è così perchè è così. Cito ad unico esempio (per non farla troppo lunga), questo: “i test sugli animali non hanno senso nè a livello pratico nè a livello “etico”.
Una frase del genere è assolutamente eccezionale, e quello che mi chiedo è come possa Way aver maturato questa convinzione, che contiene dubbi legittimi (ma io sono diverso da un topo, perchè devo fidarmi dei risultati?), ma contiene anche uno sconforto leopardiano dell’assoluta e incoercibile insuperabilità di queste differenze. E invece nella sperimentazione tanti, tantissimi successi più che distruggono questa visione, per di più insegnandoci anche COSA non si può chiedere allo specifico modello, e insegnandoci comunque e sempre qualcosa anche quando le cose vanno in modo diverso da come previsto.
Way, c’è qualcosa in particolare che ti piacerebbe sapere? Cosa intendi con “salvaguardare il mio status”? Cosa pensi che sia la giornata tipo del ricercatore “da bancone”? Che curiosità hai, dove hai letto le cose che ti hanno a portato a pensare che la sperimentazione sugli animali è un obbrobrio e che basterebbe rimuovere le cause ambientali delle malattie (e quelle genetiche? e i difetti congeniti? e le demenze senili? ..e come si potrebbe fare praticamente la rimozione delle “cause ambientali”)?
Sono sicuro si potrebbe ricavare un post da ogni interrogativo di Way, o di qualsiasi altro nostro lettore. Questo blog nasce per condividere con TUTTI la nostra passione per la scienza e il metodo scientifico, per non rinchiudere quello che abbiamo avuto la fortuna di imparare dietro a parole incomprensibili e gli sguardi sbigottiti della gente. Devo dare ragione a Way: il mio pezzo, che nasce proprio dalla mia lettura di quel pezzo del Corriere, è effettivamente la reazione di una persona che si sente accusata: ingiustamente.
E quello che voglio fare è: non nascondermi.
Se riesco a convicervi, tanto meglio. :P
Way, virus e batteri esisteranno sempre, quindi okay fare attenzione all’ambiente(come se fosse così semplice, tra l’altro), ma i farmaci (e soprattutto la loro ricerca, in quanto virus e batteri si evolvono, e dunque i farmaci stessi devono cambiare) comunque servono. E gli anestetici anche. Se qualcuno dev’essere sottoposto ad un intervento chirurgico dopo un incidente stradale,per esempio. Anche questo dipende dall’ambiente? Di esempi così ce ne sono a migliaia. La verità è che la gente, ignorante, vuole tutto senza pagare nulla. Ossia vuole sia avere dei prodotti sicuri,sicurissimi anzi, ma non vuole che siano testati su animali. Gli animalisti propugnano di utilizzare altre vie, come la simulazione via computer. Se però il prodotto così testato non fosse abbastanza sicuro e ci fossero alcuni casi di effetti collaterali particolarmente gravi, vedresti le proteste.Qualcun altro dice che i farmaci in commercio sono sempre quelli, e quindi non ha senso continuare a testarli. Sicuramente un farmaco già testato non continua ad essere testato (anche perché ciò implica dei costi non indifferenti), al massimo verrà sottoposto a dei controlli dopo tot anni. Di farmaci nuovi se ne stanno testando a migliaia, per curare malattie ancora oggi incurabili, e questo tipo di ricerca non va ostacolato. Penso che i malati stessi preferiscano essere curati da un farmaco che è stato testato sugli animali piuttosto che morire. Se per ora di soluzioni alternative non ce ne sono, accontentiamoci e smettiamola di protestare per tutto, soprattutto perché le cavie non vengono trattate in maniera così brutale (che senso avrebbe?). E’ logico che in certi esperimenti alcuni animali muoiono, ma la ricerca (che è finalizzata al bene comune) implica anche questo. Se non ci fossero farmaci,antibiotici, anestetici etc. una buona fetta della popolazione sarebbe già morta. Bisogna riflettere anche su questo.
sono d’accordo con ely, ma certa gente proprio non vuole capire…
Io lo dico fiera e senza paura, che se dovessi scegliere di vedere morire mia madre, mia sorella, i miei figli perchè non vi son cure per le loro malattie, preferisco sicuramente che la ricerca faccia il suo corso e che gli esperimenti per rendere sicuro un farmaco siano fatti, per dare a loro e ad altri milioni di persone, speranze e prospettiva di vita migliore.
Esistono delle leggi e i ricercatori stessi non hanno interessi a maltrattare gli animali in laboratorio! E’ vero, alcuni di loro moriranno, ma il contributo che daranno all’umanità vale molto di più!
Volete davvero minimizzare il discorso ai “diritti degli animali”?!
Io credo che il sorriso di un bambino, che potrà crescere ed avere un futuro conti molto di più, come un padre di famiglia che dopo un grave incidente potrà ricevere un trapianto etc.
E i loro di diritti?!
Solo una domanda provocatoria ma credo anche di buon senso.
Di solito chi protesta, soprattutto chi lo fa con veemenza e convinzione, rispetta i principi che va difendendo….
Ora mi domando…chi è contrario alla sperimentazione animale, chi lotta per chiederne l’abolizione, ebbene costoro non usano farmaci?
Non mi importa dei cosmetici o di altri generi di consumo del mondo della cosmesi di opinabile utilità, ma le medicine costoro non le usano, e se sì come si giustificano?
[...] si può essere d’accordo o meno, soprattutto a proposito di un argomento importante come la sperimentazione animale: ma l’importante è essere d’accordo con cognizione di causa, dopo una scelta [...]
Questa storia del testare per essere sicuri che ad un umano una data sostanza non faccia nulla è la stupidata che sento più spesso. Mi fido di qualcosa non testato del tutto? Si, se si usano ingredienti che di partenza non sono velenosi. Mi fido di farmaci testati su organismi DIVERSI da quello umano? No, non molto. Diverse medicine non sarebbero state messe in circolazione se fossero state solo testate su animali, e diversi medicinali vengono messi invece in circolazione, e poi vengono ritirati perchè ammazzano le persone. Se ti fidi tanto dei test, bevi una boccia di arsenico: per i topi non è letale. Così come l’amianto. Alla fase umana dei test bisogna per forza passare. Allora perchè non saltare direttamente quella animale (o ridurla al minimo, perchè minima proprio non è)? Ma questo serve alle case farmaceutiche, che mettono impiastri chimici velenosi in mercato per far soldi. Le prove che certi test avvengano esistono eccome, ne parlano anche ex dipendenti che eseguivano questi test. Ovvio, magari non tutti gli animali sono trattati male, ma non tutti sono trattati bene. Non diciamo eresie.
Comunque bene non credere a tutto ed essere obbiettivi, ma sicuramente mi fido di più di qualcuno che non fa soldi con la scelta di non testare che delle case farmaceutiche.
L’arsenico non uccide i topi? In quale bancarella te l’hanno detta sta panzana? Chissà se se la stanno ancora ridendo. Se non ci credi fai una prova tu stessa/o con un topolino di quelli che vendono per alimentare i pitoni :)
P.S. A basse concentrazioni l’arsenico non uccide neanche l’uomo se è per questo. Dipende dalla dose. E’ semplice biochimica che ormai insegnano anche nei licei scientifici.
Nel campus della Columbia c’era un bel poster che raffigurava un topo e sotto uno slogan: “Ne ha salvati più lui che il 911*”.
*L’equivalente del nostro 118.
Giusto per fare un po’ di chiarezza:
1)Le cosidette “cause ambientali”
a)devono essere scoperte (sfido chiunque a elencarmi tutte e in ordine di importanza le cause di una leucemia,se vuole metto il mio nome anch’io sulla sua ricerca e andiamo a vincere il Nobel insieme) e ciò può essere fatto solo su animali per avere dati certi
b)anche nell’utopica ipotesi di rimuoverle (anche per quelle già note,non è che alle aziende freghi molto di avvelenarci,un’automobile in casa l’abbiamo tutti e batteri e virus la sanno molto più lunga di noi su come sopravvivere e si adattano molto rapidamente) esistono le componenti genetiche e l’invecchiamento fisiologico
2)Sicuramente lo studio sugli animali dà risultati parziali,dovuti alle molte differenze tra specie,sessi e individui diversi: basti pensare che gran parte dei farmaci esplicano il proprio effetto solo dopo esser stati metabolizzati dal sistema microsomiale,con marcate differenze interindividuali (responsabili ad esempio del diverso effetto delle anestesie in individui differenti),tanto che alcuni farmaci si sono rivelati innocui nei topi maschi e letali nelle femmine. Per questo i test devono essere effettuati su almeno due specie e su individui di ambo i sessi (nelle fasi 1 e 2 delle sperimentazioni) prima di condurre esperimenti sull’uomo. La fase 3 degli esperimenti dev’essere comunque condotta su esseri umani e spero che tutti (animalisti e non) convengano con me che sarebbe abominevole sottoporre delle persone a terapie la cui efficacia e tossicità siano completamente ignote. Certo,i risultati sugli animali sono parziali,ma sono sicuramente meglio di niente (mettetevi nei panni dei poveri cristi che si sottopongono ai tests della fase 3!)
3)Sicuramente in passato sono stati condotti tests piuttosto cruenti e,purtroppo,poco utili. Non ho dubbio che succeda anche attualmente e questo è un vero orrore ed è giusto battersi affinchè ciò non accada più. Ma questo non deve spingere all’estremismo e a far di tutta l’erba un fascio: combattere i criminali che commettono tali atrocità e che speculano sul dolore altrui è sacrosanto,ma fortunatamente si tratta ormai di una minoranza di delinquenti. La stragrande maggioranza degli esperimenti sono ormai condotti in modo da minimizzare il più possibile il dolore delle cavie (diversamente da quanto avviene negli allevamenti e nei macelli, sui quali ci sarebbe parrecchio da dire). Anche sulle immagini bisogna essere critici:bisogna anzitutto conoscere la fonte e poi un animale aperto in due sotto anestesia è sicuramente molto macabro da vedere,ma in realtà non ha sofferto
4)Ognuno può avere la propria opinione (mi asterrò in questo caso dal dare la mia) su ciò che meriterebbero coloro i quali hanno commesso certi crimini. Sicuramente però i loro diritti sono garantiti dalla Costituzione come lo sono quelli di qualsiasi essere umano.
Tutta la mia stima per gli animalisti,sempre che portino avanti il proprio operato in modo consapevole,informato e cosciente.
Hai ragione, non bisogna fare di tutta l’erba un fascio. Purtroppo, anche associazioni come la Peta non si fanno scrupolo ad ammazzare animali, e molti nemmeno lo sanno.
Io son convinta che la verità stia sempre in mezzo: i test servono, fino ad un certo punto. Le crudeltà non sono diffuse, ma comunque esistono. Anche chi marcia a spada tratta declarando di essere vegano in realtà arricchisce un mercato, fatto di gente che vuole fare soldi. Il bio idem: ultimamente si cerca di potare tutti verso il biologico, per soldi.
Questo è la causa principale del mio odio: il profitto incondizionato. Lo sfruttamento di animali e persone per i soldi. Perchè se fosse esclusivamente per la scienza e per il mio bene non mi opporrei alla sperimentazione, ma ci credo poco che la Bayer o la Novartis tengano tanto alla mia salute. Credo di più che tengano al mio portafogli.
Quando leggo queste cose (scusate la franchezza) penso sempre che la
gente ama parlare a vanvera (e poi Vanvera neppure risponde). Le due posizioni che si creano sono:
- (Barambani) la sperimentazione animale e’ utilissima all’uomo,
quindi va fatta, ovviamente mantenendo bassoo il rapporto danno
(all’animale) / vantaggio per l’uomo
- (Animalista) gli animali hanno gli stessi diritti dell’uomo, quindi
non si toccano
A me viene da ridere, perche’ queste due posizioni non hanno nulla a
che fare con la realta’ dei fatti, sono discussioni sui massimi
sistemi anziche’ pragmatici scambi di informazioni. Per il momento,
quindi, faccio quello che dovrebbero fare anche gli altri, animalisti
o barambani, e faccio la mia descrizione dello stato delle cose: per
favore, da una descrizione asettica dello stato delle cose, non
cercate di estrapolare mie tendenze in fatto di animali, piante,
societa’, meccanica quantistica o preferenze sessuali o culinarie.
1) Anzitutto una tirata d’orecchi a barambani vari e animalisti
vari. Il pezzo di Barambani si prestava ad essere “massacrato” da un
animalista un po’ esperto in tema, con le numerose imprecisioni, e
invece Magnus, l’animalista di turno, ha preferito fare una proposta
raccapricciante e coprirsi di ridicolo. Esempi di imprecisioni: la
crema alla calendula non si prova spalmandola sulla pelle del topo, il
ricercatore che spezza le gambe ai cani esiste, ed e’ finito in
tribunale, esistono ben altre e piu’ cruente e dolorose pratiche fatte
su animali svegli e autorizzate legalmente (vedi dopo). Quindi,
anzitutto tirata d’orecchi (eufemismo) a Magnus, l’animalista
forcaiolo, non tanto per la proposta raccapricciante ma per non essere
riuscito a rispondere per le rime al Barambani.
2) La sperimentazione sugli animali e’ molto variegata. E’ esperimento
su animali quello dell’etologo che mette una sagoma di civetta vicino alla
mangiatoia per vedere quanto impiegano i passeri ad avvicinarsi. E’
sperimentazione sugli animali l’inanellamento. E’ esperimento su
animali immobilizzare una scimmia con una morsa che le blocca il
cranio, rimuovere la pelle della testa, aprire il cranio con
l’apriscatole, tutto ovviamente senza anestesia perche’ altrimenti si
compromettono gli esperimenti neurologici. Prova di questa varieta’ ne
e’ il Barambani. Sostiene l’utilita’ della sperimentazione dei
farmaci, dice che lavora sugli animali, ma lui non testa farmaci sugli
animali! Allora bisogna distinguere ogni volta di cosa si
parla. Sicuramente se si parla di farmaci ci si puo’ chiedere quanto
sia valido il modello animale, ma se uno vuole scoprire come funziona
il recettore del campo elettrico della trota e’ inutile dirgli che la
trota non e’ un modello dell’uomo (magari di qualche leghista). Magari
invece gli si puo’ obiettare che non e’ un tema interessante, e questo
ci porta al punto seguente.
3) C’e’ un problema di fondo nella ricerca in generale. Sia chiaro che
io sono un fisico. Se apro una rivista, e leggo dieci articoli, almeno
nove sono spazzatura. Intendo dire che presentano fatti travisati, non
riescono a analizzare i propri dati, mentono spudoratamente, o
semplicemente si occupano di faccende note da tempo senza portare
nuova conoscenza. In questo senso, mi chiedo se valga la pena di
sprecare denaro pubblico in questo modo. E poi, marginalmente, mi
chiedo se, al di fuori del mio campo, non ci sia lo stesso spreco di
risorse. In questo panorama sconsolante, faccio fatica a credere che
la sperimentazione su animali sia proprio necessaria in tutti i casi,
cosi’ come assolutamente inutili (leggi false, fuorvianti, menzognere)
sono almeno nove ricerche su dieci. Un esempio per tutti, il chirurgo
che ha trapiantato la testa ad una scimmia, informandoci che la testa
trapiantata mostrava di essere “sveglia”: a cosa serve, se non siamo
in grado di ricostruire il collegamento del midollo reciso? A creare
dei trapiantati tetraplegici?
4) E infine: esistono leggi (che mi astengo dal valutare) anche sulla
sperimentazione animale. E in aggiunta alle leggi nazionali, esistono
norme stabilite dagli enti che assegnano finanziamenti. Per essere
pragmatici, bisogna dire che, in alcuni casi, queste leggi fanno si’
che un animale usato in sperimentazione stia meglio che un suo pari in
un allevamento per uso alimentare: senza voler giudicare, come al
solito, pragmaticamente pero’ consiglierei a un animalista di
concentrarsi sulla riduzione dell’uso di carne (vedi nota *) e sulla
vivisezione (quella vera e propria intendo), rimandando i casi che vanno
rimandati. Sempre pragmaticamente, bisogna ricordare che i nostri
nonni avevano in cortile la gabbia dei conigli… e anche questo,
ovviamente, non costituisce un giudizio da parte mia. Chi ha visto
come vanno le cose, pero’, sa benissimo che queste leggi vengono
sistematicamente violate, e non intendo violate nella forma, ma
proprio nella sostanza. E c’e’ anche un altro lato oscuro, legato alla
mancanza di trasparenza: esperimenti fatti di nascosto, “perche’ sai
che casino fanno quelli” o cose del genere. Ovviamente la mancanza di
trasparenza non istiga al rispetto delle leggi.
Concludendo, partecipero’ volentieri a una discussione sui massimi
sistemi, quando le leggi saranno rispettate e i ricercatori incapaci
saranno eliminati (ecco, magari usiamo loro per fare i test sui
farmaci). Ovviamente, la discussione dovrebbe essere particolareggiata, distinguendo tutti i casi che vanno distinti.
Doriano
(nota *) Ci sono molti motivi per spingere a una riduzione dell’uso di
carne. Eccone alcuni.
a) Compassione per gli animali.
b) Ragioni sociali: con il mais necessario per fare un hamburger si sfamano centinaia di persone
c) Ragioni di salute: l’eccesso di carne fa male
d) Ragioni mediche: negli allevamenti si fa uso di antibiotici, che permettono lo sviluppo di batteri (esempio, tbc) resistenti.
Ciao Doriano,
le pagine di OMGS sono a tua disposizione se hai voglia di scrivere un articolo sullo stile del tuo commento. In questo modo possiamo avviare un po’ meglio la discussione su questi temi, certamente importantissimi.
Se ti va, contattaci (i riferimenti, miei e della redazione, li trovi nella pagina del “chi siamo”) o sulla nostra pagina FB.
grazie per il tuo contributo!
[...] tipo di intervento, per operare modifiche mirate nel genoma degli organismi al fine di produrre modelli da utilizzare in ricerca, ma non solo. Molto recentemente è stata presentata la tecnologia delle Zinc Finger Nucleases, che [...]
[...] Sperimentazione animale: è probabile che stiate leggendo queste righe grazie a lei 22 commento/i | 1730 lettura/e [...]
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Premetto che non sono animalista ma non capisco tutta questa lode ad una pratica che non è mai stata validata scientificamente. Non lo dico io ma note riviste scientifiche come BMJ, Science, ecc. E poi come si fa ad affermare che non esistono alternative e la sperimentazione animale sarà sempre necessaria? Le alternative esistono, il fatto che non siano state validate o non siano entrate negli standard è un altro paio di maniche… le alternative esisteranno sempre di più fino a sostituire totalmente l’uso degli animali. Il problema è che evidentemente non c’è la volontà di farlo, esiste come una specie di fissazione sui topi. Ormai anche i metodi alternativi, invece che riprodurre l’organismo umano mirano a riprodurre quello murino: fantascienza! si è perso completamente di vista lo scopo della ricerca, che è l’uomo, non il topo.
cara Anna, potresti linkare i link dove si dice che tutta la SA è inutile?
e potresti anche linkare dove dicono che ci sono metodi sostitutivi?
[...] immagino lo sappiate tutti quale sia la mia posizione rispetto alla sperimentazione animale. Giusto: chissene importa di come la pensi tu, Piermatteo? [...]
[...] Sperimentazione animale: è probabile che stiate leggendo queste righe grazie a lei [...]
[...] è il nostro post numero cento. E ci siamo arrivati parlando di furetti, di sperimentazione animale, di omeopatia, di schiopodi sparacoda, di premi Nobel e di tantissime altre cose. E’ arrivato [...]
Certe argomentazioni sofistiche pro S.A. le trovo divertenti,altre di una drammatica e sconcertante tristezza, ma,soprattutto, preoccupanti per tutti i malati (sia i miei parenti che parenti,genitori,amici,figli di chi ci legge)xghè dimostrano l’assoluta mancanza di vicinanza/empatia/comprensione del paziente (umano) …..forse perchè,ad un certo livello..quando si pensa solo a vincere progetti e titoli, il topo e il malato finiscono con l’essere percepiti allo stesso modo..non vita..solo carta ..
Ma sto divagando..riporto il discorso “terra terra” nel tentativo di far smettere i sofismi ed arrivare al punto:
Se diagnosticano il cancro a mio figlio, non mi interessa sapere (sempre a posteriori poi) se lui darisposte che somigliano più ad un armadillo, a un procione o ad una giraffa, e delle “referenze”, “gare a chi pubblica di più″, ,”sacroconsigliodegliscienziatilluminati” e quant’altro , non me ne può fregare di meno…mi interessa che mi si prospetti una di queste cose:
o la guarigione,
o la diminuzione della gravità della sintomatologia e della sofferenza,
o che nessuno,pasticciando su di me come prima ha fatto sui topi,diminuisca la mia breve aspettativa di vita..
per non citare poi il tremendo dubbio che chissà quante molecole dannose per gli animali,sarebbero invece state utili a mio figlio(che non squittisce)
Chiaro?Se ci si immedesima in chi la pelle la sta perdendo,sarebbe chiarissimo.
Se il risultato del fantasioso pasticciamento sugli animali (che NON hanno gran parte delle nostre leucemie,nè i nostri tumori spontanei, nè alcuna specie di metastasi, non sono Down, non hanno la Sindrome di Turner, ne la Sla,ecc..)è predittivo al 10,al 30,al 20, al 5 per cento si rendiamo conto che è più predittivo il lancio di una moneta?
Io non metto la mia vita o quella di mio figlio nel lancio di una moneta o nella roulette russa i cui proiettili sono le 4 o 5 specie animali che per legge salvano il didietro di qualcuno ..
la battaglia da fare,insieme agli “antivivisezionisti scientifico-umanofili” è per questa libertà di ricerca delle cure,che,attualmente,NON ci è completamente concessa nonostante si parli della nostra salute e dei nostri soldi…
Proviamo a dare lo stesso budget alla scienza NON pasticciata,e vediamo..
Ergo:Non si deve sprecare più 1 euro in questo metodo medievale,cosi come non vorrei che si sprecassero per pratiche divinatorie,propiziatorie o altro..!!!
Mi dispiace per chi perderà “X” mila euro di progetto per pasticciare sull’ultimo tipo di oncomouse, o su Zebrafish o sul gatto fosforescente ma voglio che con i miei soldi, i miei figli possano contare su meno risultati ma più indicativi per noi..
poi nel tempo libero e/o con i loro soldi, i vivisettori..possono sempre andare a dar fuoco alle formiche..
la gente è stanca di milioni di euro,decenni di vivisezione di ogni tipo,fantasmagoriche trovate nel topo o nella scimmia e poi alla fine della fiera il malato si attacca al tram perchè quegli stupendi risultati erano solo nel topo…
“è predittivo al 10,al 30,al 20, al 5 per cento si rendiamo conto che è più predittivo il lancio di una moneta?”
Non confondere la probabilità condizionata con gli eventi indipendenti.
Se lancio una moneta, quante probabilità ci sono che esca testa? 50%. E la volta dopo? sempre 50%. E dopo ancora? Sempre 50%. Il fatto che sia uscito testa non ha nessun legame con il risultato successivo (indipendente)
Se gioco a tombola, il numero 6 all’inizio ha una probabilità d’estrazione di 1 su 90. Ma, alla seconda estrazione questa probabilità si riduce (perché un numero è già stato estratto) e quindi andiamo a 1/89 etc. etc. Quindi si parla di elementi che condizionano i risultati successivi.
A questo punto puoi capire facilmente perché il paragone con la moneta è privo di senso :)
[...] evidentemente costruite ad arte (che senso ha “spezzare le gambe a un gatto”? (E gli esempi sono sempre quelli!) Dopo sessanta anni di gambe spezzate avremo pure imparato qualcosa, no?). In tutte le metodiche [...]
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