“Vivisezione”, metodi alternativi e altri falsi miti: il dibattito divampa anche in radio
Tutti ricorderete l’evento spiacevole verificatosi sabato 20 aprile in via Vanvitelli, a Milano. La gravità del gesto compiuto dagli attivisti del movimento “Fermare Green Hill” non è passata inosservata a livello mediatico, anche e soprattutto in seguito alla protesta, avvenuta il giorno seguente, dei ricercatori, i quali per la prima volta sono scesi in piazza a manifestare il proprio disappunto e a informare i passanti dell’accaduto.
Al caso si è interessato anche il giornalista Gianluca Nicoletti, editorialista per il quotidiano La Stampa e conduttore del programma radiofonico Melog, su Radio 24. Un’intera puntata del suo programma è stata infatti dedicata al tema “sperimentazione animale”. Un ascolto davvero utile per chiunque, che ha fornito informazioni esaurienti, importanti spunti di riflessione e ha cercato di sfatare alcuni luoghi comuni, come l’esistenza di metodi alternativi che sarebbero in grado di sostituire la sperimentazione animale in toto. Obiettivo di questo articolo è riassumere i punti salienti della puntata, fornendo una visione globale di ciò che ne è emerso. Per chi fosse interessato a riascoltare il podcast per intero, il link è disponibile a questa pagina.
Per cominciare, Nicoletti riassume l’avvenimento del 20 aprile per chi non ne fosse al corrente e introduce brevemente il tema della puntata.
3:30 – Intervento di Bice Chini, una ricercatrice del CNR il cui lavoro è andato distrutto a causa del blitz animalista. La dottoressa Chini spiega come l’identificazione degli animali da esperimento fosse data unicamente da quei precisi cartellini che sono stati tolti dalle gabbie. Senza l’identità dell’animale, i protocolli per la ricerca non possono essere effettuati. Afferma poi che il campo delle sue ricerche è volto allo studio delle malattie del sistema nervoso centrale. Gli animali infatti riproducevano alcuni sintomi di queste patologie e pertanto servivano come modelli per comprenderne i meccanismi. Alcuni di questi animali erano frutto di anni di ricerche.
Alla domanda di Nicoletti: “Si sente una maltrattatrice di animali?” la dottoressa Chini afferma che nessuna sofferenza inutile viene arrecata agli animali. Là dove siano necessarie procedure che possono provocare sofferenza, come pratiche chirurgiche, l’anestesia viene sempre utilizzata.
8:20 – Interviene Lorenzo Loprete, uno dei cinque attivisti protagonisti del blitz. Dopo un breve excursus sul fatto che ora i topi sono in mano a gente che “ha avuto istruzioni su come comportarsi”, si passa a domande più mirate e volte a sviscerare meglio il pensiero animalista. A una domanda sui derattizzatori, Loprete risponde in modo vago, esponendo il suo punto di vista generale: lui e i colleghi dell’associazione non vedono gli animali come oggetti, ma come compagni nel viaggio su questa terra. Pertanto hanno tutti i diritti che spettano all’uomo, compreso quello di autodeterminazione. “Vogliamo che quello che viene fatto venga esposto alla luce del sole”, afferma. E poi: “Il modello animale non è rappresentativo”, frase a cui Nicoletti ribatte: “Questo non lo so e non mi permetto di dirlo”.
14:00 – Interviene Stefano Moriggi, filosofo della scienza. Il suo intervento, secondo Nicoletti, potrebbe forse rappresentare una sorta di conciliazione tra due modi di pensare totalmente agli antipodi. Invece Moriggi mostra il suo completo disaccordo con le dichiarazioni del mondo animalista, affermando: “E’ un movimento totalmente infondato e irrazionale che deve avere il coraggio di ammettere che, a fronte dell’evidenza scientifica per cui non ci sono in alcun caso alternative che passare per la sperimentazione animale nei termini previsti dai comitati etici, dai Ministeri della Salute e quant’altro, preferisce “salvare” il destino di alcuni animaletti e fermare o danneggiare la ricerca su malattie sconosciute o su malattie rare che dura da anni.” Parla poi di “rispetto per la figura dello scienziato, che non è uno schiavista, né Frankenstein. Sarebbe tempo che cambiasse la percezione pubblica della scienza e degli scienziati“, e ancora “questi signori dovrebbero venire davvero nei laboratori, non per far casino, ma per capire che cosa succede e svecchiare la loro immagine della scienza”. Nicoletti afferma che dal suo punto di vista “non esiste possibilità di negoziare”, perché il pensiero degli attivisti è troppo radicale.
17:00-20:30 – La discussione si fa più accesa. La dottoressa Chini afferma che chiunque volesse venire a conoscenza degli esperimenti che si svolgono e volesse vedere i laboratori può farlo (chiaramente chiedendo il permesso). Loprete viene poi interpellato a proposito dei protocolli sottratti allo stabulario, che gli attivisti stanno leggendo e “analizzando”. Lo stesso attivista dichiara di avere soltanto una maturità scientifica, e quindi viene incalzato ripetutamente da Nicoletti, che afferma di non avere egli stesso gli strumenti per giudicare il lavoro degli scienziati, ad ammettere di non avere alcuna competenza per discutere di protocolli di laboratorio. Loprete risponde in modo vago, facendo appello all’esistenza di molti scienziati “antivivisezionisti” che hanno avuto modo di visionare i documenti. Nicoletti è costretto a correggerlo (cosa che deve fare più e più volte durante tutta la puntata) per l’uso improprio del termine “vivisezione”.
20:30 – Interviene Carlo Alberto Redi, Professore Ordinario di Zoologia, che fa un’importante distinzione tra il termine “vivisezione” e “sperimentazione animale”. In particolare, la vivisezione “è un crimine, che fa riferimento a pratiche ottocentesche e oggi non più messe in atto”. Tecnicamente, consiste nell’apertura dell’animale non anestetizzato, un procedimento che oggi non è in alcun modo legale. Le immagini di animali massacrati che fanno spesso vedere sono immagini probabilmente vecchie o di cui non si conosce la provenienza (a questo proposito mi permetto di rimandarvi a questa pagina, in cui viene mostrata la reale provenienza di alcune famose immagini di propaganda “anti-vivisezione”).
23:10 – Esempio del modo pacato con cui gli animalisti rendono noto il proprio pensiero.
25:20 – Intervento di Dina, un’ascoltatrice, che fa una digressione piuttosto vaga e ridondante sul fatto che la società di oggi ha cambiato il modo di vedere gli animali e che i dati degli scienziati “sono inaccessibili”. Nicoletti è costretto a interrompere la comunicazione perché l’ascoltatrice non risponde alle domande mirate che le vengono rivolte ma persiste in divagazioni.
29:27 – Intervento di Alessandro, ascoltatore, che chiede agli attivisti se hanno mai guardato in faccia un malato morente. L’attivista risponde che sì, hanno avuto in famiglia persone gravemente malate, ma che loro, oltre alla conoscenza del dolore, hanno anche la razionalità. Cita poi l’ECVAM come esempio di centro di ricerca che promuove i metodi alternativi (una sorta di autogol: l’EURL ECVAM, per la precisione, è sì un centro che si occupa di validare i metodi alternativi per ridurre al massimo l’uso degli animali laddove possibile, ma nelle stesse FAQ elencano gli ambiti in cui non si può ancora, purtroppo, prescindere dall’animale in toto. Ovviamente i metodi alternativi validati vengono poi utilizzati dai ricercatori.)
32:40 – Il Professor Redi afferma che le dichiarazioni degli animalisti sono puramente ideologiche. La questione “sperimentazione animale” non può essere affrontata con questo approccio. Espone il principio delle 3 R (su cui si basa lo stesso ECVAM), spiega che l’uso degli animali comporta spese molto maggiori e tempi più lunghi. Afferma che l’unico Stato nella storia che abbia mai vietato la sperimentazione su animali è stata la Germania Nazista. Dichiara infine che i metodi alternativi che ci sono oggi li abbiamo solo perché in precedenza tutte le informazioni necessarie per validarli sono state ricavate dagli animali.
36:50 – Interviene Luca, un ascoltatore che fa una domanda provocatoria: “Perché anziché fare i blitz nei laboratori non li fanno nelle multinazionali che producono veleno per topi?”. Loprete risponde dicendo che il loro approccio è paritario, e qualsiasi abuso sugli animali viene combattuto prepotentemente.
39:10 – Loprete ammette, interpellato da Nicoletti, che anche l’animale da compagnia costretto a indossare il cappottino viene privato della propria dignità.
40:15 – Domanda provocatoria di Nicoletti: “Gli insetti valgono come animali?” Loprete: “Sì, certamente.” Nicoletti: “Quindi un bambino con i pidocchi dovrebbe tenerseli?“ La riposta di Loprete è vaga e fa riferimento al fatto che se un animale causa una situazione di “dolore insopportabile” la questione è diversa.
40:45 – Fabio, ascoltatore, informa che, lavorando a un’indagine dell’ISTAT sulla qualità delle professioni, ha riscontrato che nei laboratori di ricerca gli animali hanno una persona vera e propria che ha il compito di prendersene cura assicurandone il benessere (è vero, infatti nei laboratori di ricerca spesso sono presenti giochini e dispositivi aggiuntivi da inserire nelle gabbie, che rientrano nel cosiddetto “arricchimento ambientale”).
La puntata si conclude con un incitamento da parte del professor Redi a parlare maggiormente di scienza, per avvicinare la popolazione. Lo stesso Nicoletti si mostra disponibile a sostenere un eventuale movimento ufficiale a sostegno della divulgazione scientifica.
E voi? Avete seguito la puntata? Dateci il vostro parere e contribuite ad alimentare il dibattito!
Hermione
Tag:animalisti, ECVAM, Gianluca Nicoletti, Melog, metodi alternativi, sperimentazione animale, vanvitelli
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Sto seguendo con interesse la questione e da scienziato non posso che allinearmi alle prassi, ai metodi e anche ai valori delle Scienze, naturali e sociali. E devo confessare che provo fastidio in generale quando la cultura scientifica, che ritengo essere una delle forme più alte della cultura umana, viene utilizzata come strumento di attacco e umiliazione.
È chiaro che i personaggi intervistati in quanto animalisti non avevano le basi concettuali né le capacità argomentative per sostenere un dibattito così complesso. Vuoi per ignoranza, vuoi per scarsa attitudine al pensiero razionale, vuoi per l’irruzione di fantasie e falsi miti. Non trovo però accettabile denigrarne i ragionamenti. Noi scienziati siamo al servizio del progresso degli umani e non possiamo permetterci di ridacchiare sotto i baffi degli schiamazzi degli ignoranti: noi lavoriamo ANCHE per quegli ignoranti.
In secondo luogo ritengo che le Scienze abbiano una cornice (per alcuni una vera e propria matrice) sociologica, che non deve operare come condizione determinante, come limite della ricerca, certo, ma non può essere nemmeno ignorata. Atteggiamenti principe della ricerca scientifica sono la curiosità e l’interrogazione del reale: nei confronti del movimento animalista, che conta moltissimi membri i quali non saranno certo tutti matti (è improbabile), non ho visto né curiosità né ascolto, ma solo disappunto e denigrazione che vanno ben oltre il singolo episodio di via Vanvitelli.
E, soprattutto, da parte della comunità scientifica non ho ancora sentito argomentazioni scientifiche convincenti. Insomma, sembra che le due posizioni si esprimano ancora molto col cuore e col desiderio di criminalizarsi a vicenda; ma sono in grado di tollerare un simile atteggiamento solo da parte di una delle due fazioni; dall’altra mi aspetto più maieutica e meno giornalismo.
Infine non mi vede affatto favorevole l’idea che nella prassi metodologica delle Scienze Naturali si sia arrivati all’optimum: negare la possibilità del progresso è negare la Scienza. Si può fare ancora molto in campo metodologico in ogni settore delle Scienze e, perché no, il campo delle sperimentazioni alternative a quella animale potrebbe addirittura risultare “challenging”.
Più Scienza. Ecco cosa mi aspetto, in generale, dai Ricercatori.