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Omeopatia: attacco finale, energia!

Dopo l’uscita incredibile di Luc Montagnier, che mi aveva lasciato letteralmente stupefatto e che prontamente abbiamo riproposto su OMG!S!, vengo definitivamente folgorato da un articolo di Giuseppe Remuzzi sul Corriere della Sera che, incredibile dictu, lapida addirittura e pubblicamente l’omeopatia come foriera di disastri. Stiamo finalmente assistendo all’inizio della fine di un metodo che serve a far pagare l’acqua del rubinetto al prezzo del platino?

I farmaci omeopatici sgorgano (tutti assieme contemporaneamente) dal tuo rubinetto di casa.

 

La scienza è fatta di fatti: verificabili, riproducibili. Sono letteralmente trasalito quando ho letto che uno degli scienziati più noti (sebbene messo in ombra dalla vicenda dipanatasi dalla scoperta di HIV dal più “scaltro” Robert Gallo) aveva abortito, in una pubblicazione in formato pseudoscientifico, una delle scempiaggini più abiette che abbia mai sentito proferire.
La cosa peggiore è che fatti del genere possono rafforzare, nelle persone meno informate, la fede in teorie più o meno strampalate e più o meno di nicchia, che grazie al sentimento mai sopito della “teoria del complotto” vengono costantemente alimentate solo dalle speranze – mai appagate – di chi vi si rivolge.

Se sapete cos’è l’omeopatia, potete saltare questo paragrafo. Se invece volete sentirvelo ripetere un’altra volta, è una pratica che consiste nel diluire una sostanza molto al di là della concentrazione tale per cui ci sia per questa sostanza un qualche effetto farmacologico rilevabile; la funzione effettrice della molecola è invece demandata al suo solvente (acqua), che dovrebbe “conservare una memoria” di quello che conteneva, e agire in modo simile.
Un po’ come se io pretendessi che dopo aver spento la radio, l’aria della stanza conservasse una “memoria vibrazionale” delle onde sonore e mi riproponesse il concerto di capodanno, o come se un cucchiaino di zucchero nel Mar Mediterraneo conferisse a tutto mare il sapore dolce (l’esempio non è iperbolico: il gusto dolce è frutto dell’interazione tra le molecole di saccarosio e i recettori posti sulla vostra lingua, un po’ come l’omeopatia vorrebbe che la faccenda funzionasse per altri principi attivi ed altri recettori. Se la dolcificazione del mare con un cucchiaino di zucchero vi risulta assurda, dovrebbe risultarvi assurda anche l’omeopatia).

Paracelso diceva: “Omnia venenum sunt: nec sine veneno quicquam existit. Dosis sola facit ut venenum non sit“. La frase significa più o meno che qualsiasi sostanza è un veleno, solo la quantità che se ne usa determina che questa sostanza si comporti da veleno, oppure no.
L’acqua è un veleno. Provate a berne venti litri. Il caffè è un veleno, bevetene cinquanta. “Che ragionamento”, direte voi. Eppure è la base di tutta la farmacologia: ad una dose, corrisponde un effetto. Ogni sostanza ha una dose efficace (una dose la cui somministrazione provoca un effetto, solitamente l’effetto desiderato). Al di sotto, la sostanza non ha un effetto rilevabile, al di sopra, si incorre nella tossicità (o peggio). Questa cosa vale per tutte le sostanze, dalla caffeina al (metteteci il nome del farmaco che prendete più spesso).

Nemmeno chi produce prodotti omeopatici sa di cosa sta parlando, dato che questa è la prima immagine restituita da google cercando "omeopatia". La fitoterapia (ossia la produzione di farmaci a partire da estratti vegetali) non c'entra nulla con l'omeopatia, nonostante si possano produrre prodotti omeopatici a partire dai farmaci fitoterapici (ma anche dall'inchiostro delle stilografiche, dal sugo della bistecca e dalle pozzanghere).

 

Anzichè riproporvi gli stessi concetti con parole diverse, vorrei ragionare per assurdo e far finta che le preparazioni omeopatiche abbiano veramente un effetto di qualsiasi genere (oltre a quello diuretico).
Se funzionassero veramente, sarebbe strano che le preparazioni omeopatiche abbiano come interese primario, per la maggior parte dei consumatori, la risoluzione di patologie risibili (occhi rossi, naso chiuso, raffreddore, allergie minori, diarrea, emicrania, psoriasi, eccetera), oppure inesistenti o di impossibile definizione (“purifica il sangue”, “tutte le forme di isteria”, “stimolante delle forze difensive”), o ancora di patologie che intervento farmacologico o meno sono destinate a risolversi per i fatti loro (“Morbillo”, o  “Gocce anti-tumorali”).
Sì, sono sbigottito anche io dall’ultima voce, ma in attesa che intervenga l’autorità giudiziaria – cosa che spero vivamente – , vi consiglio il meraviglioso sito che mi sta ispirando, per leggere anche le strambe modalità di test di questi elusivi preparati, e di cui ne ho colpevolmente e tristemente sentito l’annuncio su Radio24.

Se funzionassero veramente, mi aspetterei che si impiegassero anestetici omeopatici per praticare anestesie locali o totali (eppure, non ne ho mai sentito parlare – voi vi fareste aprire asportare un nevo con un bell’anestetico omeopatico?), o utilizzerei degli additivi omeopatici ai cibi per evitarne l’ammuffimento (eppure, non c’è traccia nemmeno di questi composti), o proverei a farmi rimborsare dal Servizio Sanitario Nazionale un prodotto omeopatico (com’è che me lo rifiutano?), o userei spray antizanzare omeopatici, eccetera, eccetera.

Se funzionassero veramente, proverei a recarmi in una farmacia omeopatica (un ossimoro notevole, difficile da battere) e a farmi preparare un composto omeopatico che non abbia un retrogusto simile a un qualsiasi amaro del supermercato (non mi dite, non ve ne eravate accorti?).

E invece non funzionano veramente. E invece il farmacista da cui mi sono recato per una allergia (vera) per cercare un rimedio (vero) che mi ha proposto un geniale collirio omeopatico si è sentito rispondere che l’acqua del rubinetto esce anche a casa mia e costa meno (e non potrebbero spingervi all’acquisto, lo sapete?). E invece Montagnier deve darsi pace, godersi il Nobel e godersi la pensione sulla sedia a dondolo anzichè andare in giro a raccontare sciocchezuole. E invece l’effetto placebo fa miracoli. E invece, finalmente la gente si sta stufando e anche sul Corriere (e non solo, cito solo l’esempio autorevole più recente) iniziano a spazientirsi.

I progressi della scienza (farmacologia inclusa) che faticosamente abbiamo impilato solidi gli uni sugli altri, non vogliono offuscare “antiche saggezze” o “mettere da parte la medicina alternativa”. Semplicemente, in modo differente dalle verità scientifiche (verità in quanto dimostrate e SEMPRE ripetibili), nessuno è mai riuscito a dimostrare MAI l’efficacia dell’omeopatia.
E non è un dogma: provate voi stessi! Andate, e pascetevi di prodotti omeopatici. Almeno due litri al giorno: fanno sicuramente bene ai reni.

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Scritto da Piermatteo Barambani Pubblicato il 27 luglio 2011

 

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75 Commenti »

  • Pepito Sbazzeguti dice:

    ahaha… nel link che tu hai postato, che propone farmaci omeopatici a go-go, c’e’ scritto un qualcosa di davvero illuminante!! Ecco la frase del sapiente omeopata: “I migliori risultati si ottengono, quando i disturbi corrispondono alla sintomatologia dei singoli componenti”. Ma che vuol direeeeee??? Ma non c’e’ un profilo di illecito penale in queste boiate? La gente si cura con l’acqua, e nel migliore dei casi non ottiene nessun beneficio. In alternativa, o peggiora, o crepa. Ma se crepa, non siamo gia’ a livello di codice penale? Ma quando la smetteremo di pensare che esistono i maghi, i santoni, e la memoria dell’acqua? Senz’altro un moscerino ha molta piu’ memoria dell’acqua… quasi quasi comincio a curarmi a botte di moscerini esposti alla tachipirina, la prossima volta che ho la febbre.

  • Giovanni Argento dice:

    Pepito, la frase che riporti tra virgolette penso sia un delirio che cerchi di riesumare il famoso principio dell’omeopatia, ovvero il “curare il simile con il simile”. Forse devi prendere un bicchiere con il raffreddore per curarti il raffreddore, o qualcosa di simile.
    fammi sapere se funziona, e prega dio non ti venga la maledizione di Montezuma, o la cura sara’ terribile! :D

  • Andre dice:

    Nessuno che propone le cosiddette terapie omeopatiche giunge a questa osservazione:
    Ogni organismo vivente è principalmente composto di acqua, dato che ogni organismo ha pure processi di scambio con l’esterno continua a perdere e deve reintegrare acqua.
    Ma una volta preso il ‘farmaco’ omeopatico continua pure a perdere il suddetto.
    A meno che esso non venga reintrodotto con regolarità nell’organismo (comprando una nuova boccetta dal farmacista) tenderebbe a diluirsi
    E la diluizione di un farmaco è male…
    No!
    Secondo l’omeopatia è bene anzi benissimo!
    Per cui sei io mi prendo dieci gocce di sonnifero omeopatico un giorno e poi vado a far pipi’, bevo nuova acqua (ma senza prendere nuovo farmaco) questo dovrebbe diluirsi e divenire perfino piu’ potente, e cosi’ via, giorno per giorno,
    piu’ il tempo passa, piu’ il principio attivo tende a scomparire dal mio organismo e piu’ le pochissime molecole rimaste in circolo diventano fortissime.
    Probabilmente fino a farmi giungere ad una narcosi permanente.
    E questo non dovrebbe valere solo per il sonnifero, dato che l’omeopatia è un principio universale (come sostenuto dagli omeopati), dovrebbe anche valere per qualunque molecola chimica, ivi compresi glucosio e amminoacidi.
    Per cui non preoccupatevi!
    A patto che continuiate a bere potete pure smettere di mangiare!
    Vi basta averlo fatto una volta ed aspettare che la concentrazione di nutrienti nel vostro sangue si diluisca a suffcienza da rendervi satolli e in forma smagliante.

    Provare per credere.

    • pepito sbazzeguti dice:

      Ottima osservazione davvero!! La cosa piu’ incredibile per me, e’ che tante persone difenderebbero l’omeopatia (in modo convinto e genuino intendo) anche dopo aver letto la valanga di obiezioni proposte qui… I misteri della mente umana… o è proprio masochismo? Ai posteri l’ardua sentenza

  • Lucia dice:

    La foto si adatta perfettamente! I rimedi vengono prodotti da tinture madri, anche di natura vegetale, successivamente sottoposti a diluizione. Nello specifico, dai fiori di camomilla si produce la tintura madre e poi il rimedio “Chamomilla”. Non capisco cosa non vada nella foto. E non confondiamo l’inchiostro delle stilografiche, di matrice sintetica, con “Sepia”, rimedio omeopatico, derivato dal nero di seppia. Per criticare qualsiasi cosa bisogna conoscere la materia.

    • Pepito Sbazzeguti dice:

      I principi dell’omeopatia sono piuttosto semplici e se ne accenna bene in questo articolo, cosi’ come nel precedente. E non vi e’ mai stata prova scientifica ne’ della cosiddetta “memoria dell’acqua”, principio cardine su cui le diluizioni di cui parli si basano, ne’ piu’ in generale dell’efficacia terapeutica dell’approccio omeopatico.
      La Scienza e’ semplice: si fa un esperimento, e si analizzano i risultati. I risultati scientifici sull’omeopatia dicono che l’omeopatia non funziona. Non sei d’accordo? Credi che chi ha dimostrato l’inconsistenza terapeutica dell’omeopatia abbia falsificato i propri dati? Benissimo, puoi far partire tu stessa uno studio randomizzato in doppio cieco e produrre nuovi dati scientifici.

      Ci tengo molto: la Scienza e’ cosa semplice. Si basa sulla dimostrazione che una certa cosa va in un certo modo nella realta’ dei fatti (fino a prova contraria). Per quanto riguarda l’omeopatia, nessuno ha mai dimostrato, in uno studio scientifico rigoroso, che essa funzioni.

      E nel frattempo, ci sono persone che rinunciano a cure basate su studi scientifici frutto di rigore metodologico, e pagano le conseguenze di tale scelta sulla loro pelle (e talvolta, CON la loro pelle). Cio’ fa rabbia, perche’ si tratta della vita e della salute di esseri umani.

      A te Lucia, che accusi il mio collega di ignoranza, chiedo di fornirmi dati scientifici che dimostrino l’efficacia dell’omeopatia. Solo dopo potremo dire chi e’ colui che “non conosce la materia”. O quantomeno, potremo sicuramente distinguere tra chi crede alle favole e chi crede alla realta’ dei fatti.

      • Pepito Sbazzeguti dice:

        Non c’e’ tensione nell’aria, davvero… rispondo qui al tuo post successivo, per lasciare spazio ad altri per ulteriori risposte. Ma io continuo a chiederti una sola cosa, da persona che per lavoro fa ricerca e pubblica articoli scientifici nell’ambito delle Scienze Chimiche (e leggo che sei una studentessa di Biotecnologie, quindi non dovresti avere problemi nel soddisfare le mie richieste):

        Ti chiedo per favore di riportarmi qui sotto i link ai file .pdf di articoli scientifici pubblicati su riviste con peer review* che, a seguito uno studio randomizzato in doppio cieco e sulla successiva analisi statistica dei dati raccolti, dimostrino l’efficacia terapeutica dell’omeopatia.

        *queste sono le uniche riviste su cui si pubblicano risultati scientifici. Topolino, giusto per fare un esempio, non e’ una rivista con peer review, e quindi cio’ che viene riportato su Topolino non ha alcun valore scientifico (come e’ giusto che sia).

        • Pepito Sbazzeguti dice:

          Scusami, riformulo la domanda perche’ vi erano errori di battitura: ti chiedo per favore di riportarmi qui sotto i link ai file .pdf di articoli scientifici pubblicati su riviste con peer review che, a seguito di studi randomizzati in doppio cieco e successiva analisi statistica dei dati raccolti, dimostrino l’efficacia terapeutica dell’omeopatia.

  • Lucia dice:

    Il dottor Hahnemann scoprì il metodo omeopatico, entrando in crisi, dopo aver letto che proprio gli addetti alla lavorazione della china, usata per la cura della malaria, facevano febbri identiche a quella malarica.
    Hanneman, che può essere considerato il fondatore della medicina omeopatica, condusse una serie di esperimenti per dimostrare la validità delle proprie intuizioni. Somministrò quantità sempre più piccole della sostanza nociva fino a che si accorse che il paziente aveva un miglioramento. La dose era una quantità che Hanneman definì “infinitesimale”. Quindi solo la dose alla quale viene somministrata una sostanza determina il suo effetto nocivo o curativo. Tutta la terapia omeopatica si basa su questo semplice principio. Da allora molti altri medici hanno svolto studi ed esperimenti nell’ambito della medicina omeopatica. Ci tengo a precisare che anche gli omeopati sono persone di scienza (laureati in medicina, specializzati e in molti casi plurispecializzati). Gli omeopati sanno quando è il caso di ricorrere alla medicina tradizionale, lo dico per esperienza personale, e non mettono a rischio la vita dei pazienti. Sempre per esperienza personale posso parlare di una persona che per la medicina tradizionale era considerata incurabile e destinata a morire e che invece è guarita con l’omeopatia. Sottolineo che sono una studentessa di biotecnologie mediche e farmaceutiche, perciò non sono contraria alla medicina allopatica e sono affascinata da tutto ciò che è scienza. Mi dispiace per i toni di questa discussione. Secondo me è sbagliato porsi in modo così ostile nei confronti dell’omeopatia.

  • Giovanni Argento dice:

    Cara Lucia, il tono della discussione e’ piuttosto sereno, e stiamo avendo un confronto pacifico. Non dispiacerti per il tono, quindi :)
    Va pero’ detta una cosa: so per certo che l’omeopatia, per le definizioni che le vengono attribuite nelle pubblicita’, cura solo i piccoli malanni: quale malattia poteva avere una persona giudicata “incurabile” dalla medicina tradizionale, come dici tu, che invece e’ stata “curata” dall’omeopatia?
    Peraltro la “medicina tradizionale”, come la chiami tu nel tuo commento, e’ cosa ben diversa dalla cosiddetta “medicina ufficiale”, detta anche “medicina occidentale”. Anche la medicina tradizionale, sebbene abbia alcuni contenuti promettenti, ha poche (o nessuna?) dimostrazioni di validita’ scientifica.
    Infine, una curiosita’ sul tuo corso di laurea: alla tua facolta’ hanno mischiato due indirizzi in uno? ai nostri tempi era tutto separato. Posso chiederti dove studi?

    • Piermatteo Barambani dice:

      Mi inserisco in coda per fare alcune precisazioni in seguito all’intervento di Lucia.
      Non riesco sinceramente a trovare nulla che non vada bene nella didascalia della figura “incriminata”. Se rileggi il tuo ultimo commento, dici che “solo la dose alla quale viene somministrata una sostanza determina il suo effetto nocivo o curativo. Tutta la terapia omeopatica si basa su questo semplice principio”, che è esattamente quello che sostengo attraverso tutto il testo.
      Nella didascalia, sottolineo semplicemente (e ulteriormente) come non sia automatico che tutte le preparazioni omeopatiche siano per forza diluizioni di diluizioni di diluizioni eccetera di sostanze (o miscele di esse) ottenute da estratti vegetali, come invece moltissima gente invece ritiene. Forse non è il tuo caso, dato il tuo corso di studi, ma per molte persone con cui mi è capitato di parlare l’associazione è automatica (per cui ho usato un “non c’entra nulla”, che se però leggi, non esclude che puoi ottenere preparati omeopatici ANCHE dai fitoterapici). Utilizzavo uno “spazio fuori dal testo” per sottolineare questo aspetto, naturalmente esagerando con delle iperboli (nonostante tu possa effetivamente fare delle “gocce omeopatiche di pozzanghera”) per ottenere l’effetto “pizzicante” che serve a generare.. esattamente dei commenti appassionati come il tuo.
      Ben vengano le critiche, però assicurati prima che non sia tu a non cogliere una sfumatura del testo.
      Per quanto riguarda Hahnemann: il signore in questione è morto nel 1843, e non conosco i suoi lavori. Potrebbe essere interessante per un futuro articolo sviscerare le conclusioni a cui è arrivato partendo direttamente dai suoi scritti, ma prima di documentarmi ti rispondo qui “a pelle”. Ricordo di un aneddoto raccontatomi a lezione, nel quale la scoperta degli ioni indispensabili al battito del cuore fu travisata per un certo periodo perchè in luogo di acqua distillata venne utilizzata acqua di fonte o di acquedotto (contenente evidentemente sodio, potassio, calcio e amici), perchè nessuno aveva considerato che le impurità avessero potuto sortire un qualsiasi effetto.
      Non dico che per Hahnemann sia successa la stessa cosa, ma posso ipotizzare una “disattenzione” analoga (o magari – per quella applicazione particolare – un razionale che NON sia la memoria dell’acqua). Ma ripeto, non conosco il caso specifico. Quello che è strano, è che nessuno riesca a dimostrare l’efficacia di questo metodo, con buona pace di Hahnemann.

  • Lucia dice:

    ■V. Elia and M. Niccoli – “Thermodynamics of Extremely Diluted Aqueous Solutions” – Annals of the New York Academy of Sciences, 879, 241 (1999);
    ■V. Elia and M. Niccoli – “New physico-chemical properties of water induced by mechanical treatments. A Calorimetric study at 25°C.” – Journal of Thermal Analysis and Calorimetry, 61, 527-537 (2000);
    ■V. Elia and M. Niccoli – “New Physico-Chemical Properties of Extremely Diluted Aqueous Solutions” – Journal of Thermal Analysis and Calorimetry,75, 815-836 (2004);
    ■V. Elia, S .Baiano, I. Duro, E. Napoli, M. Niccoli, L. Nonatelli – “New and Permanent Physico-Chemical Properties of The Extremely Diluted Aqueous Solutions of the Homeopathic Medicine. A Conductivity Measurements Study at 25°C in Function of the Age of the Potencies” – Homeopathy, 93, 144-150 (2004);
    ■V. Elia, E. Napoli, M. Niccoli, L. Nonatelli, A. Ramaglia, E. Ventimiglia – “New Physico-Chemical Properties of Extremely Diluted Aqueous Solutions. A calorimetric and conductivity study at 25°C.” – Journal of Thermal Analysis and Calorimetry, 78, 331-342 (2004);
    ■V. Elia, M. Marchese, M. Montanino, E. Napoli, M. Niccoli, L. Nonatelli, A. Ramaglia – “Hydrohysteretic phenomena of “extremely diluted solutions” induced by mechanical treatments. A calorimetric and conductometric study at 25 °C.” – Journal of Solution Chemistry, 34(8), 947-960 (2005);
    ■V. Elia, L. Elia, P. Cacace, E. Napoli, M. Niccoli, F. Savarese – “Exstremely dilute solutions as multi-variable systems. A study of calorimetric and conductometric behaviour as function of the parameter time” – J. Therm. Anal. Calor., 84(2), 317-323 (2006);
    ■V. Elia, L. Elia, M. Marchese, M. Montanino, E. Napoli, M. Niccoli, L. Nonatelli, F. Bavarese – “Interaction of “extremely diluted solutions” with aqueous solutions of hydrochloric acid and sodium hydroxide. A calorimetric study.” – J. Mol. Liq., (2006) in corso di pubblicazione;
    ■V. Elia, L. Elia, M. Montanino, E. Napoli, M. Niccoli, L. Nonatelli – “Conductometric studies of the Serially Diluted and Agitated Solutions.On an anomalous effect that depends on the dilution process.” – J. Mol. Liq., (2006) accettato per la pubblicazione;
    ■V. Elia, L. Elia, E. Napoli, M. Niccoli – “Conductometric and calorimetric studies of serially diluted and agitated solutions: the dependance of intensive parameters on volume” – International Journal of Ecodynamics, Vol.1 No.4 (2006) accettato per la pubblicazione

  • Giovanni Argento dice:

    Cara Lucia,
    ho guardato con attenzione i tuoi link e riferimenti, e vorrei riportarti alcune mie considerazioni. Partendo da una fondamentale premessa: nella scienza vanno vagliate dieci milioni di volte tutte le fonti di informazioni, per essere sicuri che i risultati che vediamo siano pienamente attendibili. (vedi anche conclusione di questo commento).

    E’ per questo motivo che il link di Mario Nurchis non e’ attendibile: e’ un omeopata a parlare di omeopatia. ci vorrebbe uno scienziato duro, severo e puro (quindi NON montagnier) per avere una posizione sincera e imparziale.

    nemmeno il link numero 2 e’ attendibile: se leggi bene l’abstract del pezzo, e’ chiaro che la rivista ha pubblicato un diritto di replica per giustificare i contenuti di quest’altro articolo: http://www.nature.com/bdj/journal/v209/n10/full/sj.bdj.2010.1032.html
    Detto piu’ semplicemente, la legge impone che se qualcuno trova scorretto o diffamatorio il contenuto di un articolo, il giornale e’ tenuto a pubblicare una rettifica o un articolo che presenti un altro punto di vista. Specie quando accade con una lettera firmata da un avvocato, il che accade il 90% delle volte. Infatti c’e’ scritto: “A perfect example is Dr David Shaw’s opinion piece ‘Unethical aspects of homeopathic dentistry’ (Br Dent J 2010; 209: 493–496) which falls far short of providing a basis for balanced intellectual discussion. The authors are therefore grateful to the BDJ for the opportunity to outline the case for integrating homeopathy in dental practice.”

    Sulla bibliografia che hai postato, invece, noto che il primo firmatario di ogni articolo e’ sempre lo stesso V. Elia, un insigne omeopata che tra le altre cose ha organizzato… “Nel 2001 il 14 giugno a Napoli la F.O.I. ha organizzato, unitamente alla ASL NA1 – Distretto 47, presso l’aula magna del CTO un meeting di aggiornamento sul tema “L’Omeopatia: nuove frontiere in medicina”: relatori il dott. E. Del Giudice, il dott. G. Talpo, il prof. V. Elia, il dott. N. Del Giudice, il dott. G. Grasso, il prof. F. Attena, il dott. F. Nardi, il dott. C. Santi”.

    Riassumendo: per parlare scientificamente di omeopatia, cosa che siamo comunque disposti a fare, ci vuole uno scienziato NON omeopata, e non un omeopata che ha fatto lo scienziato. Per il semplice fatto che non si puo’ rischiare di viziare i risultati con l’opinione di chi indaga il fenomeno: e’ una legge sacrosanta della scienza, e non possiamo disattenderla.

    Lo staff di OMG! Science! e’ comunque a disposizione per ulteriori confronti e per continuare il dibattito :)

    • Pepito Sbazzeguti dice:

      Ottime osservazioni, Giovanni! Voglio anche fare notare come il link di Mario Nurchis fa riferimento ad autori gia’ ampiamente criticati, e non solo su questo blog (http://www.molecularlab.it/omgscience/?p=709). Infine, noto con stupore come Elsevier pubblichi un giornale intitolato “Homeopathy”. La rilevanza scientifica di questo giornale e’ ben descritta dai risultati di un’analisi sulle citazioni agli articoli ivi pubblicati, che hanno avuto in 10 anni 295 citazioni. Di queste 295 citazioni, 120 (ovvero quasi la meta’!!) provengono da articoli pubblicati dal medesimo giornale: cio’ testimonia l’autorefernzialita’ di questo ambiente (cfr. post precedente di Giovanni Argento). Inoltre, il numero complessivo di citazioni (295) e’ bassissimo: io, solo soletto, in una carriera scientifica che parte dal 2005, ho collezionato un numero comparabile di citazioni (270).
      Cio’ vuol dire che l’impatto che il mio lavoro di ricercatore ha sulla comunita’ scientifica (e non sono mica un premio Nobel) e’ superiore* all’impatto attribuibile alle ricerche sull’omeopatia pubblicate sul giornale piu’ importante in tale ambito. Lascio a voi i commenti.
      Cara Lucia, se la memoria dell’acqua esistesse davvero, sarei io il primo a voler pubblicare l’articolo scientifico relativo, magari non su Homeopathy, ma su Nature o Science (e senza smentite successive). E lo sai perche’? Perche’ una volta fatta una scoperta come quella, mi sarei assicurato il pane per una vita ed insieme la gloria… ed invece la memoria dell’acqua non esiste, ed io mi devo sudare il pane lavorando 12 ore al giorno, 6 giorni su 7. E ti garantisco, non sono un masochista, e la comunita’ scientifica, nel 99.9% dei casi, non e’ composta da masochisti.

      Ti auguro quindi di scoprire la memoria dell’acqua (e non potrei farti augurio migliore).

      *impatto normalizzato sul numero di anni di riferimento; si noti per confronto che il numero complessivo di citrazioni agli articoli di un giornale settoriale, ma comunque di grande diffusione ed autorevolezza quale il Journal of the American Chemical Society e’ superiore a 200.000 (periodo 2000-2010; stiamo quindi parlando di 3 ordini di grandezza di differenza rispetto ad Homeopaty)

    • mario nurchis dice:

      Mi volete dire allora voi scienziati come mai dal primo gennaio 2012 l’omeopatia in Svizzera é fatta dai medici.
      Non capiscono niente loro o voi che mettete in dubbio le parole dei premi Nobel. Ma chi siete? Dei poveracci………
      Mario Nurchis

      • Giovanni Argento dice:

        Mario,
        non tutti i premi Nobel sono dei geni; e non tutti i geni vengono premiati con il Nobel. Il diritto di espressione e critica sta nella Costituzione, quindi direi che chiunque abbia dati e motivi validi puo’ criticare civilmente chiunque, anche – perche’ no – un Nobel.
        Tu, invece, usi il tuo diritto di esprimerti per insultare. E questo dimostra che esistono omeopati civili, ed omeopati incivili. Proprio come avviene per il resto delle persone.
        Sempre se sei il vero mario nurchis… :)

        Ci mandi un link per confermare quello che dici, ovvero che in Svizzera l’omeopatia la fanno solo i medici? grazie!

        • mario nurchis dice:

          l’importante é sapere voi chi credete di essere per mettervi a pontificare senza argomenti validi?
          Non sto a elencarvi, perché con voi non ne vale la pena, quante persone sono guarite dopo le sure omeopatiche.
          Se non fosse cosi non avrei pazienti anche italiani. Chiaro?
          Conferme con la nuova legge sanitaria svizzera dal 1.1.2012 l’omeopatia é fatta anche dai medici e pagata come una cura medica normale. Ripeto: pensate che siano tutti stupidi? Solo voi………….lasciamo perdere. Non ne vale la pena.
          Mario Nurchis

          • Giovanni Argento dice:

            suvvia, non agitiamoci. dott. Nurchis, non si interessi di chi siamo noi: le basta inveire contro un grande nome della medicina, Giuseppe Remuzzi. E’ proprio a partire da un suo articolo sul Corriere che nasce questo post. Il link lo trova all’inizio del nostro testo, ma se è pigro glielo riporto qui:
            http://www.corriere.it/salute/11_luglio_25/remuzzi-polemica-omeopatia-memoria-acqua_380838e4-b6af-11e0-b3db-8b396944e2a2.shtml?fr=correlati

            Noto con piacere che parla di “sure” omeopatiche. Ero convinto che le sure fossero solo nel Corano, ma questo dimostra quanto ancora sia ignorante in materia… non si finisce mai di imparare! :)

            Scherzi a parte, il suo commento ha dell’incredibile: lei dice di poter elencare persone guarite con l’omeopatia. Ma qui il punto e’ poter elencare persone guarite GRAZIE all’omeopatia, non CON. E’ come guarire dall’influenza dopo aver assunto il paracetamolo; e’ stato il farmaco, o saremmo guariti lo stesso? Nonostante lei abbia questa lista, ho perso il passaggio logico che la porta a dire di avere pazienti anche italiani. Se le cure non funzionassero, avrebbe solo pazienti svizzeri?

            Infine, nonostante il link che le chiedevo non e’ arrivato, mi preme sottolineare una cosa importantissima: noi non crediamo che siano tutti stupidi. qualcuno sicuramente lo è, ma e’ statisticamente normale. Noi, semplicemente, crediamo che la gente non sia informata, e proviamo a colmare queste lacune. Magari sbaglieremo, ma magari no.
            Io penso che non sbagliamo: altrimenti, come potremmo avere lettori anche svizzeri? ;)

          • Piermatteo Barambani dice:

            Caro (?) Mario, le scrivo anche io due righe.
            Mi chiedo se lei abbia letto tutto quanto scritto fin’ora, dato che sembra vero il contrario.
            Lo faccia, e a quello aggiunga questo: che l’omeopatia venga praticata in Svizzera dai medici non aggiunge e non toglie nulla a quanto argomentato fin’ora. Come ho già scritto, chiunque abbia un’opinione che venga sconfessata dai fatti, sia questo un panettiere, un giocoliere o un medico, la cosa non cambia: l’opinione è sbagliata.
            Un medico ha detto ad un mio amico di avere una forte otite e l’ha riempito di antibiotici, un altro medico che ha aperto un libro gli ha detto che stava semplicemente uscendo un dente del giudizio, e si è premurato di telefonare all’altro medico per dirgli quanto andava detto.
            I medici che ho visto io formarsi copiano agli esami di patologia ed immunologia battendosi le pacche sulle spalle, per poi andare ad ingrossare le file di quelli che scambiano un’otite per un problema dentale.
            Non elenchi il numero di persone guarite grazie all’omeopatia, dato che è un numero intero minore di uno.
            Buon per lei e per tutti i suoi pazienti italiani, se gliene ho sottratto almeno uno vado a dormire sereno.

  • nicola dice:

    Vorrei aggiungere che questo forum e’ un’ottima opportunita’ per Lucia per addestrarsi al pensiero critico. Il tipo di analisi mostrato da Argento dovrebbe essere come una seconda natura per tutti coloro che aspirano allo studio di materie ove il metodo scientifico sia rilevante. Absit iniuria verba.

    • Giovanni Argento dice:

      grazie, nicola ;)

  • Giovanni Argento dice:

    Intanto, in un universo parallelo dominato dall’omeopatia…

    http://www.blogzero.it/2011/08/02/boiron-omeopatia-querela-denuncia-blog/#more-3374

  • Stefano dice:

    Consiglio a tutti i cultori dell’omeopatia di leggersi questo illuminante post del bravo Claudio Casonato:
    http://bufole.blogspot.com/2011/02/dieci-alla-ventitre.html

  • Lucia dice:

    Addestrarmi al pensiero critico…Sono capace di pensare in modo critico ma certo…si può sempre migliorare…Io sono pronta a rivedere le mie posizioni…Questo è il mio pensiero adesso e non dico che lo sarà per sempre…Spero che questo valga anche per gli altri…E’ controproducente non smuoversi mai nemmeno di un nanometro dalle proprie convinzioni…Detto questo, buone vacanze a tutti!

  • Mariella dice:

    Al di là dei contenuti, sui quali ci si potrebbe pacatamente confrontare, mi preme comunicare all’autore del post che si tratta di uno scritto molto aggressivo e offensivo per gli otto milioni di italiani che si curano con grande soddisfazione con l’omeopatia e per tutti i medici omeopati, regolarmente laureati in Medicina e Chirurgia, che vengono definiti “maghi” o “santoni”. In questo contesto “dialogico”, molto contraddittorio, si afferma che “il tono della discussione e’ piuttosto sereno, e stiamo avendo un confronto pacifico”, ma in realtà, in tutta evidenza, i toni di scherno, arroganza e chiusura totale dimostrano esattamente il contrario. Non c’è alcuna premessa di dialogo pacato in questa sede. Anzi nessuna premessa di dialogo! Solo soliloqui di gente dalla mente chiusa senza alcun interesse al diverso da sè e senza rispetto per l’altro da sè. Senza mentalità scientifica! Se tutti gli scienziati avessero ragionato così saremmo rimasti all’età della pietra! Chi ama la scienza è curioso, aperto e rispettoso di tutto ciò che è sapere.
    Un consiglio: se scrivete un post per suscitare una discussione sana studiatevi dei testi di comunicazione efficace e poi se decidete di affrontare un argomento studiatelo per bene prima. Chi afferma “Per quanto riguarda Hahnemann: il signore in questione è morto nel 1843, e non conosco i suoi lavori” non conosce l’omeopatia. Non conoscere Hahnemann non è irrilevante in questo contesto. Chi non ha letto l’”Organon” non si cimenti in discussioni che non gli competono. Si può anche non condividere un argomento ma lo si deve conoscere a fondo, soprattutto se si intendono fare affermazioni pesanti in merito. Si chiama “mentalità scientifica”, lo ripeto.
    Buone vacanze a tutti!
    Ah, dimenticavo, strane omonimie in qesto blog. Personaggi di fantozziana memoria… o anagrammi di doncamillesca memoria… mah..che coincidenze insolite…

  • Piermatteo Barambani dice:

    Cara Mariella,
    devo proprio dirtelo. Come al solito, non rispondo subito, tentando di trovare il nocciolo della questione che le circonvoluzioni di rito tendono di solito a camuffare (cosa di cui mi diletto nel mentirmi: in realtà succede per il tran tran quotidiano di tutti). Ho molto gustato i post di “posizione avversaria” di Lucia, ma di fronte al tuo non so bene come pormi. Tocca di striscio il tema oggetto del dibattito, sembra quasi scritto apposta per distogliere l’attenzione e focalizzarsi su cose che c’entrano davvero marginalmente.
    Cerco comunque di andare con ordine, magari poi tu mi saprai fornire una diversa chiave di lettura.

    Innanzitutto, confermo che il tono della discussione è sereno e stiamo avendo un discorso pacifico (come puoi notare). Ovviamente (e dico ovviamente perchè mi sento un po’ costretto ad esplicitare l’ovvio, ma starò al gioco) così NON è per il mio pezzo. E’ scritto, lapidario, nero su bianco; è lì, e deve contenere gli elementi per sorprendere, farsi amare, o farsi odiare e – soprattutto – per non annoiare. Fatto salvo che – in qualsiasi modo sia scritto – le cose che dice devono naturalmente essere vere.
    Naturalmente, è SUL pezzo che DOPO segue una discussione (e se la segui e leggi tutti i commenti, difficilmente potrai ancora essere convinta che si tratta di un soliloquio..). Non mi sento di aggiungere altro.

    Per quanto riguarda il concetto di conoscere il lavoro primigenio di qualsiasi persona prima di dibattere sulla sua tecnica, devo dire.. mah. Immagino che tu utilizzi tranquillamente la televisione senza sapere nè chi ha inventato il tubo catodico, nè chi ha realizzato il telecomando, nè nulla dell’effetto pelle nè tantomeno sai risolvere le equazioni di Maxwell (immagino: magari sei ingegnere e lo sai fare). Cambiando ambito, per anni ho fatto, studiato e ottimizzato reazioni di PCR senza aver mai riflettuto più di tanto sul fatto che Mullis avesse avuto l’idea della PCR guidando sotto l’effetto dell’LSD. Anni dopo ho letto la sua (fantastica) biografia (un libro da avere assolutamente: “Ballando Nudi sul Campo della Mente”, scritto nello stile che fa arrabbiare Mariella, è divertente ma istruttivo, e pieno di spunti MOLTO interessanti su cui riflettere!), ma anche senza conoscere il suo lavoro originale (in cui la Taq era quella di coli e andava aggiunta ad ogni denaturazione) ho potuto svolgere comunque (ed egregiamente) il lavoro che dovevo fare. Avere citato Mullis mi da’ anche l’opportunità di riallacciarmi al discorso di Montagnier. Mullis afferma (in modo convinto) di credere all’oroscopo e di essere stato rapito dagli alieni: è un genio, uno dei personaggi a cui sono più affezionato e un premio Nobel: questo comunque non gli da’ assolutamente il dogma dell’infallibilità (tradotto: se Montagnier si sveglia e dice che l’acqua fa quello che fa, giustamente la comunità scientifica gli fa una pernacchia, nonostante ci siano quelli che per il loro comodo urlano “l’avevamo detto, di quale altra prova avete bisogno?” Di prove VERE.).

    Il fatto di non sapere quale fosse la bevanda preferita di Hahnemann non mi impedisce invece di conoscere l’argomento. Lo conosco bene, e conosco personalmente (per via del mio lavoro) persone che producono preparazioni omeopatiche, le quali mi hanno spiegato quello che fanno tutti i giorni quando i clienti vanno nelle “Farmacia Omeopatia” (lo ripeterò sempre, uno dei migliori ossimori mai prodotti) per chiedere loro dei liquidi preparati scrupolosamente in modo da non avere, in modo garantito, il benchè minimo effetto imputabile alla sostanza da cui originariamente si era partiti a diluire. Mi spiace davvero molto che 8 milioni di italiani assumano prodotti omeopatici, ed è per quello che in modo così accorato ho scritto il pezzo e lo difendo (e vorrei pure vedere) con altrettanta passione. Non mi risulta però (nè risulta a chiunque abbia mai fatto uno studio) che nessuno di questi 8 milioni si curi: giudicare invece la soddisfazione altrui sicuramente non mi compete.
    Approfitto anche per spendere due parole sugli pseudonimi. Ammettiamo che io, pubblicando a mio nome, non possa dire che conosco persone che lavorano in farmacia per spiegare come vengono prodotte le preparazioni omeopatiche, semplicemente perchè questa cosa mi è stata espressamente detta “in via confidenziale”. Questo può sembrare strano, dato che non si tratta di segreti industriali: nessuno svela come vengano prodotte le molecole che poi vengono diluite in modo da renderle sicuramente inefficaci, ma semplicemente come sono diluite e quante volte vengono rigirate per seguire il protocollo e cose di questo tipo, e come vengano addizionate di Vecchia Romagna per “dare il retrogusto di medicinale” – una cosa che ciascuno di noi potrebbe fare. Eppure non so quanti farmacisti ti lascerebbero entrare nel retrobottega per farti assistere a una cosa del genere (non i responsabili delle farmacie che conosco io, ma naturalmente sarei positivamente impressionato se dovessi scoprire il contrario); invece i dati scientifici sono pubblicati, e liberamente disponibili a tutti. Non ho definito nessuno “mago” o “santone”, mentre “medico omeopata” è una battuta che mi segno per il futuro. A parte quelli che vendono prodotti omeopatici per sfruttare il dolore delle persone alimentando false speranze (vedi: antitumorali), quelli che “curano” gli sternuti mattutini sono decisamente inoffensivi, e giustamente si giustificano con loro stessi con “vabbè.. male non può fare” – e qui mi riferisco SOLO a quelli con cui ho parlato PERSONALMENTE.

    Il commento più oscuro è quello sulle “strane omonimie”. Ho scelto il mio pseudonimo preparando in anteprima i pezzi per un nascituro OMGS, mentre in TV davano un film di Fantozzi. Per la simpatia del personaggio, ho ritenuto di scegliere quello (e lascio i miei colleghi – sempre che ce ne sia un reale bisogno, in realtà – di scrivere due parole sui loro), ma ancora mi è oscuro il significato recondito del commento. A proposito: i nostri profili, nome a parte, corrispondono al vero.

    Mi associo all’augurio di buone vacanze a tutti!! Per tutti quelli che faranno un salto a trovarci su OMGS ad agosto, invece, auguri doppi! ;)

  • Pepito Sbazzeguti dice:

    Ciao Mariella,

    visto che critichi anche il mio povero pseudonimo, ti dico che io, Pepito, sono pronto in qualsiasi momento a fornirti il mio nome e cognome, se tu sei stata gia’ in passato capace di misurare in modo riproducibile la memoria dell’acqua. Io, che faccio ricerca da mane a sera, desidero (senza alcuna ironia, davvero) pubblicare quei dati insieme a te e vincere il Nobel insieme (non c’e’ ironia, con una scoperta del genere si vince il Nobel). E questo anche perche’ preferisco la vita agiata dello scienziato ricco e famoso, non essendo io masochista. Ripeto, zero ironia, pubblichiamo insieme dei dati incontrovertibili sulla memoria dell’acqua (cosi’ come e’ incontrovertibile e riproducibile il risultato della misura della
    densita’ dell’acqua a pressione e temperatura ambiente, o di altre migliaia di osservabili sperimentali). Pubblichiamoli, diventiamo ricchi, copriamoci di gloria. Io, cosi’ come il 99% dei ricercatori
    nelle universita’ di tutto il mondo, preferisco una vita agiata (mentre normalmente ci danno 4 soldi, ed e’ quindi soprattutto la pura passione per la Scienza a darci la carica).

    Io tra l’altro non vado nemmeno in vacanza, sto qui in laboratorio tutto Agosto… quindi chi lo vorra’, potra’ sempre avere un pacatissimo dialogo con la redazione di OMG!Science!

  • Mariella dice:

    Signor Piermatteo (?!?!),
    mi spiace, non siamo d’accordo. Il rispetto nel dialogo non è marginale, come afferma lei, ma è una condicio sine qua non e qui di rispetto non ne vedo.

    Quanto al soliloquio, continuo a restare convinta che il vostro sia, perdoni il mio ossimoro, un soliloquio a quattro. Parlo di soliloquio perché la sensazione generale è quella di parlare con chi sembra aver già tutto scritto in mente e non si lascia in realtà sconvolgere il monologo da nessun feedback ricevuto.

    La similitudine della tv mi pare oltremodo fuori luogo. Io guardo (si fa per dire, perché in realtà non la guardo affatto!) la tv e basta! Non mi cimento in disquisizioni tecniche sull’apparecchio mediatico. Ma se volessi farlo sentirei il dovere di documentarmi per bene come primo step.

    L’organon di Hahnemann non è una biografia che si può leggere o non leggere come ha fatto lei con la biografia di Mullis.
    Migliaia di omeopati in tutto il mondo continuano, a distanza di due secoli, a far ricorso all’Organon di Hahnemann non come tributo formale di riconoscenza al fondatore dell’omeopatia e alla sua opera capitale, ma come autentico riferimento operativo e concettuale vissuto quotidianamente nella pratica professionale. Quindi, non le sto chiedendo di conoscere i gusti alimentari di un uomo straordinario vissuto 2 secoli fa. Dire che conosce bene la materia e non sapere che l’Organon hahnemanniano non è equiparabile ad una biografia è alquanto contraddittorio.

    A proposito degli 8 milioni di italiani che non si curano affatto ricorrendo all’omeopatia vorrei citarle un’affermazione di una persona superpartes, Allen Roses, vicepresidente della Glaxo SmithKline (spero che la fonte la soddisfi finalmente!): “La stragrande maggioranza dei farmaci – più del 90% – funziona solo nel 30-50% degli individui”. Non ci crede? Eccole il riferimento bibliografico: Connor, Steve, “Glaxo chief: Our drugs do not work on most patients”, in The Independent, 8 dicembre 2003.
    Vogliamo parlare di cancro? I risultati di anni di ricerca presso l’Istituto Nazionale oncologico tedesco hanno evidenziato un’aspettativa di vita media di 3,5 anni per i malati di cancro sottoposti a terapie convenzionali (chemioterapia e radioterapia); mentre coloro che non hanno fatto uso di alcun tipo di terapia ufficiale sopravvivono in media 12 anni.

    No, non è stato lei a parlare di “santoni” ma il suo collega Pepito Sbazzeguti sì e mi pare che faccia parte della redazione. Cito testualmente: “Ma quando la smetteremo di pensare che esistono i maghi, i santoni, e la memoria dell’acqua?”
    Ricordo alla redazione che diagnosi e terapia omeopatica costituiscono un “atto medico”.
    “Medico omeopata” per lei sarà una battuta da appuntarsi, ma per altri è la realtà che lei continua a non voler vedere. La realtà muove verso un’altra direzione, che le piaccia o no http://www.uomoplanetario.org/wordpress/2010/03/loms-promuove-lomeopatia/

    E ora parliamo di anonimato. Lei dice che senza uno pseudonimo non sarebbe libero di dire ciò che vuole. Io le dico che l’anonimato serve a fare affermazioni senza assumersene seriamente la responsabilità. E questo è assolutamente deplorevole dal mio punto di vista e non credo solo dal mio. Purtroppo sul web l’anonimato fa “sbrigliare” molta gente.
    Anch’io gestisco un sito e non mi sognerei mai di fare una cosa del genere. Questione di netiquette.
    Saluti

  • Pepito Sbazzeguti dice:

    Bene Mariella, quindi attendo davvero solo un tuo cenno per far partire una collaborazione che ci portera’ al Nobel… Ma ho la netta sensazione che, nel corso della prossima trentina di anni, i lettori di questo blog (che ovviamente vivra’ molto piu’ di trent’anni, perche’ scrivere di Scienza e’ la nostra passione, e non solo la nostra professione) potranno rendersi conto che purtroppo nessun Nobel a nome Mariella e’ stato assegnato. Spero che alemeno a quel punto tutti, ma proprio tutti i lettori del blog avranno capito chi tra noi parla di fatti, di esperimenti, di risultati riproducibili. Fino a quando i fatti, gli esperimenti, i risultati riproducibili daranno ragione ad un modello che non prevede l’esistenza della memoria dell’acqua, continuero’ fieramente a ripetere al mondo: “Ma quando la smetteremo di pensare che esistono i maghi, i santoni, e la memoria dell’acqua?”. Ed eccomi a ripeterlo: Ma quando la smetteremo con queste cose? Senza la prova dell’esistenza della memoria dell’acqua, le premesse all’omeopatia cadono. Vuol dire che non siamo piu’ in un contesto scientifico: chiunque poi puo’ credere in cio’ che vuole, sia ben chiaro! Ma prima di parlare di Scienza, bisogna dimostrare la validita’ delle premesse di una teoria utilizzando il metodo scientifico, e non c’e’ altro modo!
    Ehi, sono un ricercatore e quindi sono prontissimo a ricredermi, dopo che avro’ visto risultati sperimentali che per ora non esistono (ricordiamoci che la comunita’ scientifica e’ fatta di gente che deve mettere il pane sotto i denti ogni giorno. Io, come tutti i ricercatori di questo mondo, vorrei davvero dimostrare l’esistenza della memoria dell’acqua, pubblicare su Nature o Science, diventare lo scienziato piu’ famoso per i prossimi 100 anni. E’ un discorso ovvio, ma vale la pena ripeterlo perche’ cosi’ ci si rende conto che nessuno qua vuole nascondere nulla, nessuno. Io vorrei il Nobel, e lavoro 13 ore al giorno per molto meno).
    Infine, vorrei anche io proporre del materiale disponibile in rete: la mia guida al metodo scientifico, del mitico Feynman (ringrazio tentissimo Sabrina Perdew per avermi suggerito questo filamto)…

    http://www.youtube.com/watch?v=b240PGCMwV0

    Ascoltatevelo bene, mi raccomando: e’ una meraviglia, e dice cose semplici ma importantissime, da ricordare sempre e tramandare ad amici, figli e nipoti!

  • Pepito Sbazzeguti dice:

    Copio e incollo un bel link girato da una mia amica su facebook…

    http://rationalwiki.org/wiki/List_of_Scientifically_Controlled_Double_Blind_Studies_which_have_Conclusively_Demonstrated_the_Efficacy_of_Homeopathy

    Buona lettura!

  • Mariella dice:

    Signor Pepito (?!?!)

    io non sono un’addetta ai lavori e penso che non vincerò mai il Nobel. Ma la cosa triste è che so con certezza quasi matematica che non lo vincerà neppure lei! La supponenza e la chiusura mentale non portano da nessuna parte purtroppo, perché non sono qualità che si addicono ad uno scienziato.
    Il suo dire a mio avvio rappresenta l’emblema di una scienza diventata ormai una sorta di religione, con le sue “vestali” impegnate in una affannosa caccia alle streghe. Ed è buffo pensare che i discendenti di Newton vorrebbero ora riservare ad altri la stessa sorte che l’Inquisizione riservò al loro padre.
    Se la sua “religione” è quella di credere in un mondo dove esiste solo ciò che si misura e tutto viene valutato in termini numerici, dove l’invisibile, compresi pensieri, emozioni, volontà, viene negato, dove ciò che non si vede e non si misura non esiste, punto, io non appartengo a questa “confessione”.

    Comunque come ogni religione, anche la sua ha i suoi “scheletri”. Pensi che nel 1978 l’Office of Technology Assesment realizzò un importante studio sulla medicina scientifica e ne comunicò i risultati al Congresso americano. Si scoprì che circa l’80-90% delle terapie utilizzate non erano provate da studi clinici controllati, cioè venivano ampiamente utilizzate pur non essendo dimostrate scientificamente. Nel 1985 la National Academy of Science riprese lo studio e giunse alle stesse conclusioni. Dunque, non più del 10-20% delle cure utilizzate dalla medicina scientifica risultava provato con studi clinici controllati. E non credo che oggi sia cambiato molto.
    Anzi, ci troviamo sempre più esposti ad una “scienza senza coscienza”, come direbbe Pascal, dove le sue “vestali” fanno cose come queste http://www.agoravox.it/Pfizer-paga-i-risarcimenti-per-gli.html
    (sicuramente le sperimentazioni erano in “cieco”, proprio come piace a lei… cieco senz’anima però!!)
    o queste: http://www.giulemanidaibambini.org/stampa/glm_diconodinoi__989.pdf
    e le assicuro che le potrei fornirle un elenco lunghissimo, mi creda.
    Sarà sicuramente al corrente del fatto che circa il 70% dei farmaci per bambini non sono testati per uso pediatrico. Ed è il minimo che anche ad un povero bambino occidentale può accadere: ingurgitare farmaci non adatti a lui.

    La medicina ufficiale provoca molti danni. Pensi alle malattie iatrogene. Il numero complessivo dei decessi iatrogeni negli USA per l’anno 2001  è stato stimato nell’ordine di 783.936 casi, imputabili a reazioni letali ai farmaci, errori medici nonché procedure mediche e chirurgiche non necessarie. In base a questo dato, negli USA  il sistema medico-sanitario è la causa principale di decessi e lesioni. Questo è anche il motivo per cui quando i medici scioperano i pazienti ne traggono beneficio. Nel 1976, durante gli scioperi dei medici, il tasso dei decessi è diminuito del 35 per cento a Bogotà, in Colombia, e del 18 % nella Los Angeles County, in California; in Israele nel 1973 del 50 %, dove in precedenza in seguito ad un altro sciopero il calo dei decessi è stato analogo. Dopo ogni sciopero il tasso dei decessi è risalito nuovamente al livello ordinario.
    E’ questa la scienza di cui mi dovrei fidare?

    Potrei continuare a lungo, ma non vorrei destabilizzare troppo le sue certezze.
    Comunque se le va di leggere…buona lettura!

    L’ omeopatia classica è efficace nelle malattie croniche e dimezza il consumo dei farmaci

    Pubblicato da un’equipe di epidemiologi dell’Università di Berlino, per la prima volta sono stati studiati gli effetti a lungo termine dell’omeopatia nella pratica clinica corrente. Lo studio è stato compiuto da 103 medici omeopati diplomati in omeopatia classica [1].

    Lo studio ha coinvolto 3981 pazienti (di cui 1139 bambini) affetti nella quasi totalità da malattie croniche (le più comuni erano rinite allergica negli uomini, cefalea nelle donne, dermatite atopica nei bambini). Dopo 24 mesi è stato effettuato il controllo del risultato della terapia omeopatica, utilizzando un sistema che permetteva di controllare non solo l’evoluzione della malattia principale ma anche della totalità dei sintomi (e quindi lo stato di salute complessivo). Questi i risultati:

    adulti: la gravità della malattia è diminuita di oltre il 50% (da 6.2 a 3.0)

    bambini: la gravità della malattia è diminuita di oltre il 70% (da 6.1 a 2.2)

    Contemporaneamente si è osservato un miglioramento dello stato di salute generale sia negli adulti che nei bambini. Lo stato di salute è stato valutato con un questionario validato internazionalmente (SF-36).

    Inoltre, il consumo di medicinali convenzionali passò dal 45% all’inzio dello studio al 26.8% dopo 24 mesi.

    Lo studio è molto importante in quanto:

    1. dimostra su di un ampio gruppo di pazienti, seguiti per lungo tempo, che la medicina omeopatica è altamente efficace, cioè modifica in modo sostanziale il decorso della malattia del paziente (diminuzione di gravità della malattia dal 50 al 70%);

    2. conferma che l’efficacia sulla singola malattia si ha in quanto il medicinale omeopatico, a differenza di quello convenzionale, ha un’azione d’insieme su tutto l’organismo (cura la malattia e l’individuo, infatti lo stato di salute complessivo migliora);

    3. dimostra che questi risultati sono stati ottenuti con l’omeopatia classica: questa metodica quindi, non solo ha solide basi scientifiche (è basata su dati sperimentali, le sperimentazioni sull’uomo sano), ma dà anche importanti risultati clinici;

    4. sottolinea l’importanza della competenza dei medici omeopati per ottenere risultati così favorevoli: dopo un training in omeopatia, i medici dovevano avere almeno 3 anni di pratica clinica per partecipare allo studio;

    5. dimostra che in un periodo di tempo medio (2 anni) il consumo di farmaci convenzionali diminuisce quasi del 50%. Lo studio non è stato progettato per valutare il risparmio economico prodotto dalla medicina omeopatica classica ma è evidente che l’omeopatia, usata su larga scala, produce un enorme risparmio come costo, in farmaci convenzionali.

    Inoltre l’omeopatia classica costa molto poco perchè usa un solo medicinale omeopatico, composto da una sola sostanza. Questi medicinali, detti Unitari, costano in media 4-8 euro e si utilizzano a lungo.

    Nota:
    [1] omeopatia classica: metodologia omeopatica in cui si utilizza un solo medicinale omeopatico per volta basandosi, per la prescrizione, sulla totalità dei sintomi del paziente (e non su un sintomo o due, come si fa normalmente nella medicina convenzionale).

    Fonte:
    Claudia Witt, Rainer Lüdtke, Roland Baur1, Stefan N Willich1. Pratica medica omeopatica: I risultati a lungo termine di uno studio di coorte su 3981 pazienti. BMC Public Health. 2005 Nov 3;5:115

    Articolo di Andrea Valeri, resp. dipartimento di ricerca scientifica, Soc. Italiana di Medicina Omeopatica

    Omeopatia efficace quanto l’antibiotico

    L’obiettivo di questo studio multicentrico e internazionale, è stato quello di valutare l’efficacia dell’omeopatia nel trattamento di fatti acuti inerenti l’orecchio e le prime vie respiratorie. Progettato come ricerca non randomizzata di coorte consecutiva, ha coinvolto dieci centri in Gran Bretagna, otto negli USA e in Austria, altri otto in Germania, sette nei Paesi Bassi, sei in Spagna e Russia, quattro in Ucraina; lo scopo era quello di verificare la risposta al trattamento omeopatico, versus terapia convenzionale, erogata a pazienti con caratteristiche omogenee. Sono stati arruolati, a tal fine, sia soggetti adulti che bambini, con disturbi acuti insorti da meno di 7 giorni e riguardanti naso, faringe ed orecchie. Complessivamente si sono valutati 1577 pazienti di cui 857 hanno ricevuto trattamenti omeopatici (H) e 720 convenzionali (C). In entrambi i gruppi la più parte dei pazienti ha avuto un miglioramento notevole o una guarigione in due settimane (H: 86,9%; C: 86,0%, p = 0,0003). Una ulteriore sottoanalisi ha invece mostrato differenze significative tra bambini (H: 88,5%; C: 84,5%) e adulti (H: 85,6%; C: 86,6%), con odds ratio (OR) del criterio principale che è stato 1,40 (0.89-2,22) nei bambini e 0,92 (0,63-1,34) negli adulti, a riprova di una migliore risposta al trattamento omeopatico in giovane età. Si è anche potuto documentare una risposta più rapida del trattamento omeopatico di quello condotto con antibiotici e FANS, sia nei bambini (p = 0,0488) che negli adulti (p = 0,0001). Infine le reazioni avverse, più frequenti negli adulti trattati in modo convenzionale (C: 7,6%; H: 3,1%, p = 0,0032), mentre nei bambini la comparsa di reazioni avverse al farmaco non è risultata significativamente diversa (H: 2,0 %; C: 2,4%, p = 0,7838).

    La conclusione della ricerca è che, innegabilmente, il trattamento omeopatico delle affezioni respiratorie acute e dell’orecchio non è inferiore, per efficacia, al trattamento convenzionale, risulta meno costoso, più rapido e con minor numero di reazioni avverse nell’adulto.

    Fonte:
    BMC Compl Alt Med, 2007, 7, (7), 1472

    Evidenza dell’efficacia dell’omeopatia

    Omeopatia poco efficace? Non si direbbe, almeno dalla quantità di pubblicazioni che dimostrano il contrario. Michel Van Wassenhoven, vicepresidente della LIGA, ha raccolto in un articolo evidenze cliniche e ricerche di base.

    In questo lavoro l’Autore ha voluto affrontare uno degli aspetti più dibattuti e non ancora risolti dell’omeopatia, quello che concerne la sua efficacia secondo il modello della medicina delle evidenze. I punti fondamentali che possono evidenziare l’efficacia dell’omeopatia devono essere riferiti ai diversi parametri che contraddistinguono in medicina sia la ricerca clinica che quella di base. A questo proposito uno studio sperimentale viene considerato rilevante se affronta il fenomeno da osservare nella sua specifica struttura, e se l’oggetto dello studio è isolato dalle influenze esterne. In medicina umana, sebbene gli effetti delle medicine siano specifici, un numero di fattori, inclusi quelli psicologici, sono correlati ad altri effetti non specifici. Per questa ragione, gli studi di omeopatia applicati in veterinaria sono molto significativi, in quanto essendo più facile isolare gli effetti dei trattamenti, l’effetto placebo può essere non necessario e gli aspetti etici sono molto esigui. Questi studi infatti includono un numero abbastanza omogeneo di soggetti e un numero molto ampio di animali. Ad ogni modo uno studio ben condotto deve rispettare le particolarità della ricerca omeopatica come la legge dei simili e i sintomi idiosincrasici. Lavori di ricerca omeopatica in veterinaria sono stati già effettuati in Europa, utilizzando dei rimedi omeopatici complessi secondo il modello in doppio cieco, su soggetti omogenei e numericamente significativi, con protocolli di facile applicazione nel contesto degli allevamenti. Per quanto attiene i lavori di ricerca omeopatica clinica in medicina umana, secondo una recente analisi della letteratura (2000-2006), inclusi i questionari sulla qualità di vita, il 70% delle ricerche (19.272 pazienti) ha mostrato un significativo miglioramento clinico. I trattamenti omeopatici hanno dato migliori risultati di quelli convenzionali nell’asma, nelle cure palliative dei pazienti affetti da cancro, nella sindrome da iperattività dei bambini e nelle infezioni delle alte vie respiratorie, con un minore indice di effetti collaterali. A conferma di questo trend, è stata condotta una ricerca in letteratura, riguardo l’efficacia dei trattamenti omeopatici in un ampio campo di specifiche condizioni mediche. Questa ricerca ha interessato quattro database: Medline, Cochrane Library, Hominform e Ciscom (Research Council for Complementary Medicine database), valutando i dati statistici favorevoli all’omeopatia negli studi pubblicati in rapporto sia versus placebo che in altri tipi di metodi di ricerca. In tutti questi lavori di ricerca clinica, il presupposto è stato la diagnosi e la prescrizione secondo i criteri della biomedicina, mentre l’omeopatia estende il suo campo di ricerca al di là delle singole condizioni specifiche mediche, valorizzando non solo la malattia ma anche il malato secondo il modello olistico.
    Numerosi ricercatori sono ancora dubbiosi nella ricerca di base relativa al meccanismo di azione dei rimedi omeopatici. Più di 800 lavori sono stati pubblicati su questo argomento critico, con lavori su modelli di culture cellulari vegetali e animali. Gli studi di fisica molecolare e di biochimica, con strumenti quali la termoluminescenza e la RMN, hanno evidenziato, nelle soluzioni omeopatiche, la presenza di specifici segnali anche a concentrazioni diluite oltre il numero di Avogadro e, sebbene questi fenomeni siano indiscutibili, statisticamente significativi e riproducibili, non è stato ancora possibile spiegarne il meccanismo.
    Un ulteriore aspetto della ricerca in omeopatia riguarda la codificazione dei proving, cioè le procedure di sperimentazione a cui vengono sottoposte tutte le sostanze da cui derivano i rimedi omeopatici e che compongono farmacologicamente la struttura portante delle prescrizioni terapeutiche. Tutte le sperimentazioni sono comunque state codificate in modo rigoroso e sistematicamente confrontate con controllo versus placebo. Ciascun proving può essere comparato alla fase I delle sperimentazioni comunemente effettuate in ambito accademico. Un tale studio è sempre necessario nel processo di approvazione di ogni nuova droga. In omeopatia vengono impiegati giornalmente migliaia di rimedi, e per ognuno di essi sono selezionati dettagliatamente migliaia di sintomi. Ultimamente sono state realizzate numerose review di gran parte della letteratura omeopatica pubblicata, ma con l’uso di nuovi strumenti di statistica, la verifica clinica può essere ulteriormente migliorata, in particolare con il metodo matematico probabilistico Bayesiano applicato alla medicina in tutti quei casi che risultano di difficile valutazione con i modelli in doppio cieco. Con questo metodo, differentemente da quanto si verifica con quelli di analisi tradizionali, vengono impiegati tutti i dati in un clinical database. L’indice di vera positività dei casi è diviso da quello di falsa positività (ratio LR), con la possibilità di applicare questa metodica sia prospettivamente che retrospettivamente. Lo studio retrospettivo si basa sulla raccolta dei dati nella pratica quotidiana. L’indice di probabilità positiva (LR ) segnala che un rimedio sarà efficace se il sintomo è presente, e più alto sarà il grado di probabilità, maggiore sarà la sua efficacia. Al contrario l’indice negativo (LR-) indicherà l’inefficacia del rimedio se questo non presenta il sintomo e una probabilità minima se l’indice LR si avvicina allo zero. Attualmente un gruppo di ricercatori olandesi del Verening van de Homeopathisch Artsen olandese, sta conducendo uno studio con questa metodologia. In conclusione si può affermare che, secondo il criterio dell’EBM, l’omeopatia necessita di ulteriori ricerche cliniche e di base, ma dai dati già disponibili emerge con chiarezza l’efficacia clinica dei rimedi in molte condizioni patologiche.

    Fonti:
    Cult Homeo, 2007, 6, (20), 27
    Int J High Dil Res, 2007, 6, (20), 27

    Articolo di Roberto Pulcri

    Le Meta-analisi

    Le conclusioni delle 6 meta-analisi (tecnica clinico-statistica che permette di assemblare, in un unico risultato cumulativo, i risultati di più studi clinici su di un medesimo trattamento) effettuate negli ultimi 15 anni sono tutte positive e mettono in evidenza l’efficacia dei medicinali omeopatici.

    Fonti:
    Kleijnen J, Knipschild P, ter Riet G. Clinical trials of homoeopathy. BMJ 1991; 302: 316–23

    Boissel JP, Cucherat M, Haugh M, Gauthier E. Critical literature review on the effectiveness of homoeopathy: overview of data from homoeopathic medicine trials. Brussels, Belgium: Homoeopathic Medicine Research Group. Report to the European Commission. 1996: 195–210

    Linde K, Melchart D. Randomized controlled trials of individualized homeopathy: a state-of-the-art review. J Alter Complement Med 1998;4: 371–88

    Cucherat M, Haugh MC, Gooch M, Boissel JP. Evidence of clinical efficacy of homeopathy: a meta-analysis of clinical trials. Eur J Clin Pharmacol 2000; 56: 27–33

    Shang A, Huwiler-Müntener K, Nartey L, et al. Are the clinical effects ofhomoeopathy placebo effects? Comparative study of placebo-controlledtrials of homoeopathy and allopathy. Lancet 2005; 366: 726–32

    Linde K, Clausius N, Ramirez G, et al. Are the clinical effects of homoeopathy placebo effects? A meta-analysis of placebo-controlled trials. Lancet 1997; 350: 834–43

    Fibromialgia
    Uno studio eseguito negli USA nel 2002/2003 presso 62 pazienti dimostra che un trattamento omeopatico personalizzato è efficace nel trattamento della fibromialgia, specie per quanto riguarda la ponderazione del dolore. In sede di studio, il trattamento omeopatico personalizzato è stato raffrontato ad un placebo che si presenta in modo del tutto identico (test a doppia incognita). I pazienti che hanno assunto il trattamento omeopatico hanno presentato miglioramenti notevolmente superiori del dolore nei punti sensibili e quindi una tendenza minore alla depressione rispetto ai pazienti trattati con placebo. Gli autori ritengono che questo studio, “che ha utilizzato un’ampia scelta di farmaci, ha dimostrato che l’omeopatia personalizzata è notevolmente migliore del placebo per i pazienti affetti da fibromialgia”.

    Fonte:
    I.R. Bell et al., Amélioration de l’état clinique chez des patients souffrant d’une fibromyalgie par des médicaments homéopathiques personnalisés contrôlés contre placebo., Rheumathology, Janvier 2004

    Allergie

    In uno studio condotto sulla rinite allergica è diminuita l’intensità dei sintomi e il fabbisogno di antistaminici è minore nei pazienti del gruppo trattato con una diluizione di pollini rispetto al gruppo trattato con placebo. Uno studio ulteriore ha confermato questi risultati e precisato che i pazienti trattati con medicinali omeopatici presentano un maggiore flusso d’aria inspiratorio e un migliore quadro generale. In uno studio su soggetti affetti da un grave tipo di asma, coloro che sono stati curati con medicinali omeopatici hanno presentato sintomi decisamente meno intensi.

    Fonti:
    Reilly D.T., Taylor M.A., Potent placebo or potency ? A proposed study model with initial findings using homeopathically prepared pollens in hayfever, British Homeopathic Journal, 1985

    Reilly D.T., Taylor M.A., Mc Sharry C., Aitchison T.C., Is homeopathy a placebo response ? Controlled trial of homeopathic potency, with Pollen in hayfever as model, The Lancet, 1986

    Matusiewicz R., The homeopathic treatment of corticosteroid-dependent asthma. A double-blind,placebo-controlled study, Biomed. Ther., 1997

    Influenza
    Vari studi condotti su persone che presentavano i segni di un’influenza incipiente hanno dimostrato l’efficacia dell’Oscillococcinum contro l’influenza rispetto al placebo. La febbre è più bassa, i sintomi sono alleviati, il numero di malati guariti è maggiore e la guarigione è più rapida.

    Fonti:
    Ferley J.P., Zmirou D., D’Adhemar D., Balducci F., A controlled evaluation of a homeopathic preparation in the treatment of influenza-like syndromes, British Journal of Clinical Pharmacology, 1989

    Papp R., Schuback G., Beck E., Burkard G., Bengel J., Lehrl S., Belon P., Oscillococcinum(R) in patients with influenza-like syndromes: a placebo-controlled double-blind evaluation, British Homeopathic Journal, 1998

    Iperattività infantile

    Alcuni bambini affetti dal Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività, sono stati curati con farmaci omeopatici in occasione di uno studio condotto in Svizzera. Gli autori dello studio (test clinico incrociato, randomizzato, in doppio cieco, contro placebo) ne hanno concluso che i risultati « dimostrato l’efficacia dell’omeopatia nel trattamento del Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività » con notevole divario rispetto al gruppo placebo.

    Fonte:
    Frei H. and al, Homeopathic treatment of children with attention deficit hyperactivity disorder : a randomised, double link, placebo controlled crossover trial, European journal of pediatrics, 2005

    Diarrea acuta
    Tre studi realizzati in Nicaragua e poi in Nepal, su bambini affetti da diarrea acuta hanno evidenziato una diminuzione della durata e dell’intensità della diarrea, dopo somministrazione di idonei medicinali omeopatici.

    Fonti:
    Jacobs J., Jimenez L.M., Gloyd S., Carares F.E., Gaitan M.P., Crothers D., Homeopathic treatment of acute childhood diarrhea, British Homeopathic Journal, 1993

    Jacobs J., Jimenez M., Malthouse S., Chapman E., Crothers D., Masuk M., Jonas W., Homeopathic treatment of acute childhood diarrhea : results from a clinical trial in Nepal., J. Altern. Complement. Med., 2000

    Prevenzione della radiodermite acuta

    Uno studio, condotto in Francia per 2 anni (dal luglio 1999 al giugno 2001) presso 254 pazienti, dimostra che la pomata alla Calendula è efficace nella prevenzione della radiodermite acuta (infiammazione dolorosa della pelle) conseguente ad una radioterapia per tumore al seno. Questo lavoro è stato pubblicato da una rivista scientifica internazionale, Journal of Clinical Oncology. In sede di studio, la Pomata alla Calendula per digestione è stata raffrontata alla trolamina, trattamento spesso utilizzato in questa indicazione.

    Presso i pazienti trattati con la Pomata alla Calendula per digestione, è stato riscontrato:

    1) un’occorrenza ridotta delle dermiti acute (41% per la calendula, 63% per la trolamina),
    2) la diminuzione dei dolori e una migliore osservanza del trattamento mediante radioterapia.

    Gli autori dello studio ritengono che “la calendula sia molto efficace per la prevenzione delle radiodermiti di grado 2 o superiore e deve essere proposta ai pazienti secondo una radioterapia postoperatoria per tumore al seno”.

    Fonte:
    P.Pommier et al., Essai randomisée de phase III de Calendula officinalis comparé à la trolamine pour la prévention de la dermatite aiguë au cours d’une radiothérapie pour cancer du sein, Journal of Clinical Oncology, Avril 2004

    • Pepito Sbazzeguti dice:

      Cominciano le mie risposte punto per punto alle referenze da te proposte. Le riporto sotto in commenti separati, per favorire la lettura da parte di tutti. Qui specifico soltanto che non commentero’ piu’ di tanto le tue considerazioni sulla medicina ufficiale: come in tutte le attivita’ umane, nella pratica medica c’e’ chi lavora bene e chi lavora male. In ogni caso l’affermazione che la ricerca medica (quella basata sul metodo scientifico) e le conseguenti attivita’ cliniche siano dannose e’ talmente illogica che non mi va di commentarla. Dico solo che mio padre sarebbe molto probabilmente gia’ morto se in due giorni ben precisi della sua vita ci fosse stato uno sciopero dei medici (ha avuto due infarti). Per fortuna scioperi non ce ne sono stati, e lui e’ vivo e vegeto. Quando sarai in punto di morte, Mariella, mi raccomando: per coerenza, non permettere che ti portino in un ospedale, qualunque sia la patologia che ti ha colpito. Prendi invece i tuoi farmaci omeopatici! (P.S.: scusami eh, ma so bene quanto sono stato male. Meglio pesare l’effetto delle proprie parole prima di scrivere; specifico che le mie di parole non sono un invito al tuo suicidio, ma un invito a riflettere)

    • Pepito Sbazzeguti dice:

      Ecco il commento al primo articolo proposto da Mariella:

      Claudia Witt, Rainer Lüdtke, Roland Baur1, Stefan N Willich1. Pratica medica omeopatica: I risultati a lungo termine di uno studio di coorte su 3981 pazienti. BMC Public Health. 2005 Nov 3;5:115
      (La Witt lavora allo Charite’, ospedale dove operano alcuni miei amici: se avro’ notizie su tale autrice dalle mie fonti, ovviamente le riportero’ qui)

      Lo studio in questione non e’ uno studio in doppio cieco, il che vuol dire che non e’ mai stato usato alcun placebo nel corso della ricerca. E’ stata invece valutata l’efficacia delle cure omeopatiche usando farmaci omeopatici su pazienti che si rivolgevano intenzionalmente all’omeopata. Uno studio di questo tipo evidentemente non e’ in grado di distinguere tra la suggestione sul soggetto esaminato e l’efficacia del farmaco somministrato al soggetto (cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Doppio_cieco). E’ per ora confermata quindi la validita’ del seguente link, che avevo gia’ postato in precedenza: http://rationalwiki.org/wiki/List_of_Scientifically_Controlled_Double_Blind_Studies_which_have_Conclusively_Demonstrated_the_Efficacy_of_Homeopathy

      Lo studio proposto quindi non dimostra la validita’ dei farmaci omeopatici. E’ a tutti gli effetti uno studio di scarsa rilevanza, come testimoniato dalla scarsa rilevanza editoriale della rivista su cui e’ stato pubblicato (Impact factor: 2.36). Ma al di la’ dell’impact factor, la cosa importante e’ che non dimostra l’efficacia intrinseca del farmaco. Attendo fiducioso di leggere un cavolo di studio in doppio cieco sull’omeopatia.

      Finiro’ tutti i commenti agli articoli proposti ribadendo che non c’e’ alcuna prova scientifica della memoria dell’acqua. L’affermazione riportata da Mariella: “[Lo studio] dimostra che questi risultati sono stati ottenuti con l’omeopatia classica: questa metodica quindi, non solo ha solide basi scientifiche (è basata su dati sperimentali, le sperimentazioni sull’uomo sano), ma dà anche importanti risultati clinici” e’ priva di fondamento, sia perche’ uno studio non in doppio cieco non dimostra la rilevanza terapeutica di un bel niente, sia perche’ le basi teoriche dell’omeopatia (ovvero la memoria dell’acqua) semplicemnte non hanno alcun fondamento scientifico.
      A tal riguardo, ribadisco a tutti coloro che eventualmente abbiano prove sperimentali dell’esistenza della memoria dell’acqua di contattarmi, perche’ ho un muto da pagare e voglio vincere il Nobel (valore del premio: 1 milione di dollari + gloria eterna).

      Appena posso, commento il secondo articolo di Mariella, e cosi’ via fino all’ultimo… Per ora, vi auguro una buona notte!!

      • Gianni Comoretto dice:

        Sul primo studio la cosa che mi ha colpito è che i risultati sono assolutamente non significativi. NON MOSTRA risultati migliori dell’omeopatia, tutti gli odd ratio sono compatibili con “nessun effetto”.

        Riguardo alla lunga lista di metaanalisi citate di seguito, sarebbe interessante andare a guardare le conclusioni. Si scoprirebbe che sono piene di frasi tipo: “l’omeopatia non dà risultati migliori del placebo per nessuna patologia specifica” (Linde, ed è il più ottimistico, citato spesso come prova che l’omeopatia funzioni).

        Jacobs et al. non sono riusciti a replicare il loro studio (che comunque aveva una evidenza statistica bassa) sulla diarrea infantile. Ovviamente non hanno pubblicato il lavoro di non replica.

      • Gianni Comoretto dice:

        Sui lavori di Elia. Ne ho visto uno e trova che una soluzione succussa ha proprietà fisico-chimiche differenti rispetto ad acqua pura. Ma:
        - la cosa succede anche con acqua pura succussa
        - l’effetto sparisce in pochi giorni dalla succussione

        Ora sono misure molto delicate, gli effetti sono molto aleatori (alle volte ci sono, alle volte no, o sono differenti), per cui comunque andrebbero replicati indipendentemente per capire di cosa si tratti, ma anche assumendo sia reale, cosa ci azzecca con l’omeopatia?

  • Mariella dice:

    Non riesco più a postare. spero si tratti semplicemente di problemi tecnici…

    • Giovanni Argento dice:

      Mariella, nessun problema tecnico o problemi di censura. :)
      semplicemente, il primo commento che avevi scritto (questo qui sopra) era troppo lungo, e il sistema automatico l’ha bloccato come “sospetto spam”; successivamente, ne hai pubblicati altri due quasi identici, e il sospetto di spam per il sito (ripeto, e’ un controllo automatico!) si e’ rafforzato.
      La redazione di OMG! Science! e’ al momento in vacanza, per questo c’e’ stato un po’ di ritardo nel controllare i commenti, ma adesso e’ stato tutto ripristinato.
      Auguro a tutti di continuare in un sereno dibattito :)

  • Pepito Sbazzeguti dice:

    No beh, io non sono mai in vacanza! Cmq sono impegnatissimo in questi giorni, ma davvero ringrazio Mariella per tutto il materiale fornito: solo ti chiedo, Mariella, di smetterla di prendermi per i fondelli per il mio pseudonimo, veramente ne ho piene le scatole e non serve a nulla. Poi se vuoi continuare a farlo, me ne faro’ una ragione, ma io una possibilita’ te la do.
    E comunque si’, confermo: io credo solo, esclusivamente, essenzialmente ai fatti, ai numeri, alle misure, alla statistica. Cio’ che non e’ misurabile non e’ Scienza, non rientra nel metodo Scientifico, data la definizione di Scienza. Se poi questo per te e’ un fatto che riduce il tuo entusiasmo verso la Scienza, beh… non e’ colpa di nessuno. Per quanto mi riguarda invece, vale l’esatto opposto, ma e’ una questione di gusti. La Scienza pero’ si basa sul metodo Scientifico, no way!! Cio’ non vuol dire che la Scienza sia tutto nella vita, eh…
    Consideriamo l’Arte, ad esempio: essa non ha nulla di quantitativo, ma nonstante cio’ e’ pratica perfettamente lecita. Rimane comunque il fatto che l’Arte non e’ Scienza.
    Risulta comunque stucchevole che, nella tua risposta, prima attacchi l’approccio quantitativo, e poi fai riferimento ad una serie di lavori su giornali scientifici (e che quindi devono essere necessariamente quantitativi).
    Per quel che riguarda me poi, confermo eh… non sono come Brunetta, non mi aspetto nessun premio Nobel! Certo, avessi avuto il tuo supporto, Mariella, sarei stato comunque piu’ contento… ma tant’e', me ne faro’ una ragione.
    A presto per la mia risposta dettagliata al materiale da te proposto!!

    Sempre tuo, Pepito.

  • Piermatteo Barambani dice:

    Devo dire che non potrei aggiungere nulla a quanto ho detto fin’ora, sia nei commenti che nell’articolo, se non di condividere appieno quanto sostenuto da Pepito. L’appuntamento è ai prossimi approfondimenti sullo stesso tema: sapete già come la penso, ma vedrò di scovare altro materiale su cui discutere.
    Sperando in un sorriso di chi legge (almeno dei più), vi segnalo questo interessante link che mi hanno suggerito: come funziona l’omeopatia? E’ in inglese, ma dovrebbe essere adatto anche a chi non lo mastica tantissimo. Buona lettura! http://www.howdoeshomeopathywork.com/

  • Andrea dice:

    Come ho già scritto in altri post su questo blog, provo particolare fastidio quando qualcosa di non scientifico cerca di spacciarsi come tale.
    Sarei piu’ tollerante nei confronti dell’omeopatia se i suoi sostenitori dichiarassero che funziona ‘per magia’, ‘per intercessione di santi e divinità varie’, o anche solo che ‘funziona ma non abbiamo la piu’ pallida idea del perchè’.
    Come già ripetuto piu’ volte da altri non esiste prova scientifica dell’efficacia dell’omeopatia, tuttavia c’è un effetto scientificamente documentato che puo’ spiegare il perchè chi prende farmaci omeopatici stia meglio.
    Quell’effetto è l’effetto placebo.
    Care Mariella e Lucia il non è il farmaco omeopatico che vi cura, ma la certezza che il farmaco vi aiuti a guarire, vi puo’ far guarire davvero.
    Ma non è cio’ che c’è (o non c’è) nella boccetta a farvi stare meglio, ma cio’ che c’è nella vostra scatola cranica.
    E ci tendo a sottolineare che il beneficio in salute ‘non è necessariamente illusorio’.
    Il cervello controlla l’organismo, lo stress puo’ causare l’ulcera, la dermatite o una miriade di manifestazioni psicosomatiche che possono davvero invalidare una persona. Credere fermamente che qualcosa ci fa bene puo’ ridurre il livello di stress e dirottare una maggior quantità di risorse dell’organismo verso la guarigione. Daltro canto credere che qualcosa ci fa male puo’ peggiorare il quadro clinico (quando facevo volontariato ho assistito personalmente ad uno shock con edema della glottide causato da effetto nocebo su un paziente che era convinto di aver mangiato semi di finocchio cui era terribilmente allergico).
    Questo per dire che l’omeopatia è tanto efficace quanto un ferro di cavallo o una zampa di coniglio per chi ci crede, e dicendolo non voglio dire che non è efficace, voglio dire che è efficace quanto un qualunque placebo, feticcio voodo e catenina con la statua di san gennaro.
    Cioè che ha un’efficiacia variabile tra il 30% e l’80% (è massimo per le malattie con forte componente psicosomatica).
    Cara Mariella, anche i famosi 8 milioni di italiani che traggono giovamento dall’omeopatia rientrano in questa categoria, ma aggiungo che è molto disonesto dal punto di vista intellettuale citare questo valore senza specificare l’entità del campione di coloro che hanno provato l’omeopatia, magari poi restandone delusi (otto su otto è un conto, otto su sessanta è un po’ diverso).
    Vorrei inoltre aggiungere che i farmaci della farmacopea convenzionale (cioè con veri principi attivi) avendo un’efficacia biologica realmente avvertita dal paziente possono anche contribuire ad un rafforzamento della loro azione tramite effetto placebo anche se non è un effetto placebo propriamente detto (l’effetto finale sul paziente è maggiore di quanto semplicemente atteso dalla quantità farmacologica).

    Concludendo, se volete dirmi che l’omeopatia funziona come il voodo, perchè ci si crede, mi va bene. Ma se tirate in ballo la scienza cascate male, perchè l’omeopatia non è piu’ scientifica dei tarocchi.

    Cordiali saluti.

  • Giovanni Argento dice:

    Qualcuno (http://pepe.blogautore.repubblica.it/2011/08/18/facile-accusare-lomeopatia/) dice che è facile accusare l’omeopatia. Io penso invece che un ragionamento del genere è tutta una messinscena che ti fa nascondere dietro a un dito. Voi che ne pensate?

  • ivabellini dice:

    @Giovanni

    roba vecchia, questo articolo è aggiornato al 13 settembre:

    http://pepe.blogautore.repubblica.it/2011/09/13/dalla-parte-della-medicina-integrata/

    • Giovanni Argento dice:

      di male in peggio… :(

      Leggo con tristezza questa frase, in particolare: “Addirittura c’è chi distingue i medici tra “normali e omeopati”: perché questi ultimi sono “anormali”?”.

      Possibile che quel buon uomo, a prescindere da livori proteste verita’ e quant’altro, non capisca che finche’ davanti alla scienza e alla legge queste due pratiche (ufficiale e omeopatica) non siano considerate uguali, le due cose non possono per forza di cose avere la stessa dignita’?

  • tom dice:

    io penso che la criticità aggressiva vero un argomento sia fondamentale, soprattuto su questioni come questa, che se fossero vere, distruggerebbero la chimica intera per come la conosciamo.
    Aggiungo che sono sempre stupefatto quando si parla di chiusura mentale e atteggiamento prevenuto. A parte che dire i fatti come stanno non lo è, io invece ribalto il discorso. Gli omeopati sono i più chiusi mentalmente di sempre. Se io avessi la certezza che quelle supposizioni siano vere, mi spaccherei il culo per dimostrarlo, perchè poi sarebbe incredibile! dovremmo riscrivere praticamente tutta la scienza! Sarebbe fantastico! E invece gli omeopati che fanno? stupide prove per vdere se magari c’è una leggerissima tendenza a migliormanenti smacchinando con le deviazioni standard. La loro limitata prospettiva mi fa venire la claustrofobia.

    Aggiungo solo che la signora mariella ha dei problemi perchè si fa infinocchiare dai santoni in cui crede. Tipo i dati per la cura per il cancro sono ben diversi e molto molto più positivi. Leggere medbunker per capirlo.

  • Analisi di letteratura scientifica (e non) sull’omeopatia – Puntata 1 | OMG! Science! dice:

    [...] rilevanza nazionale, essendo stati i nostri post rilanciati da un blog connesso a La Repubblica. In un nostro articolo di luglio abbiamo fatto notare tutte le contraddizioni che la pratica omeopatica porta con sé, qualora la si [...]

  • Ermanno dice:

    Ciao Piermatteo,
    ho accettato di condividere G+ e guardando tra i tuoi articoli sento il bisogno di raccontarti dell’omeopatia e della mia famiglia.
    Dopo la nascita Silvia (28 anni, otto anni dopo della sorella Sarah) mia moglie è entrata in depressione e nonostante l’aiuto del medico curante, di uno psichiatra, uno psicologo e di psicofarmaci dopo un anno non ne riusciva a venire fuori.
    Consigliato da un amico sono andato dal dottor Buffetti (di Perugia che aveva uno studio a Terni, figlio del più famoso dei registri); non quarti d’ora e medicine e sentenze “sparate” ma innocue pillolette e ore di colloqui (mi ricordo che pagai solo la prima visita). Nel giro di due mesi e risolvemmo
    Poi pensai di iniziare a consultarlo per le solite malattie delle bambine. Forse sarà un caso ma Sarah che era cresciuta con la medicina tradizionale (antibiotici dal medico curante ad ogni febbre o placche alla gola o febbri) era molto diversa dalla sorella (curata con l’omeopatia, febbre a 38 senza neanche la classica tachipirina).
    Per le malattie serie successive, come operazioni al fegato, appendicite abbiamo fatto ricorso alle terapia tradizionali, antibiotici compresi coadivati da pilloline omeopatiche di supporto.
    Fortunatamente per una decina di anni non ne avevamo mai avuto bisogno, ma all’inizio di quest’anno sono andato allo studio per consigli sul vaccino anti HPV e a Silvia, l’allievo del dottor Buffetti, ha consigliato di farlo.
    Per non annoiarti ulteriormente, direi che se curarsi con l’omeopatia fosse solo effetto placebo e la guarigione avviene spontaneamente, almeno abbiamo avuto il vantaggio di non diventare resistenti ai farmaci tradizionali e di non averne subito la tossicità e gli effetti collaterali

    • Piermatteo Barambani dice:

      Caro Ermanno,

      la mia opinione la conosci bene.
      Sono assolutamente convinto che i dati non debbano piegarsi per giustificare una teoria, ma viceversa. Se la logica che sottende la preparazione dei preparati omeopatici fosse valida, questo fatto dovrebbe essere dimostrabile – e non lo è.

      Mi spiace per tutto quello che tu e i tuoi cari avete dovuto passare, e sono contento di tutti gli effetti collaterali che hai potuto evitare.
      La tua voce si aggiunge a quella di chi dice che – ogni tanto – qualche cosa si muove utilizzando preparati omeopatici.

      Sono molto scettico riguardo a queste segnalazioni (non ti sto dando del bugiardo assolutamente, sto solo dicendo che escluso l’impossibile, quello che rimane – per quanto improbabile – deve essere la verità). Adoro questa frase di Conan Doyle. Poichè è impossibile che l’acqua giochi qualche ruolo in questo, questo deve stare da qualche altra parte. Vuoi negli eccipienti (la storia della farmacologia è piena di eccipienti che si sono scoperti avere proprietà farmacologiche; alcune sono state scoperte anche in coloranti e altri additivi che si pensavano “inerti”), vuoi nel fatto che magari qualcosa c’è davvero nelle pastiglie/gocce.
      La chiarezza che tanti cercano è già stata fatta: diluire non serve (le “pastiglie omeopatiche” mi convincono ancora meno dell’omeopatia liquida, a proposito).

      Sono contento che ci siano persone che traggono effettivo giovamento dall’utilizzo di questi prodotti. Sarebbe molto meglio per tutti se quel qualcosa che fa funzionare alcuni preparati alcune volte fosse chiaramente identificabile ed utilizzabile davvero per tutti.

  • Manuel dice:

    Sono arrivato anche io a questo post tramite g+.

    Non ho un’opinione definita sull’omeopatia.

    Non mi è mai capitato di farne uso, ma ho sentito di molte persone che ne hanno tratto benefici, sia a titolo personale che nei riguardi di figli più o meno piccoli.

    L’argomento in ogni caso mi interessa, quindi non mi sono fatto pregare per leggere il vostro articolo.

    Con un titolo pomposo come “Omeopatia: attacco finale, energia!” mi aspettavo però in effetti qualcosa di meglio.

    Ed anche i commenti della redazione non mi hanno esattamente entusiasmato.

    Mi permetto di scrivere di seguito alcune critiche, basate anche su altri articoli da voi pubblicati o segnalati (mi sono fatto un giretto sul blog).

    Inizio con l’articolo sul Corriere. Quello che leggo sullo stesso è:

    Se altri laboratori confermeranno quello che ha visto Montagnier cercheremo di capire e ne riparleremo. Per adesso gli studi di Montagnier non spiegano eventuali effetti dell’omeopatia che nessuno per altro finora ha mai dimostrato.

    Ben diverso da una stroncatura lapidaria, come viene da voi descritta. Remuzzi non sa e non può sapere se la scoperta di Montagnier è vera. Se altri laboratori la confermeranno, bene, altrimenti peggio per lui. Ma la replica degli esperimenti non è responsabilità di Montagnier.

    Di sicuro però questa ricerca non può essere considerata falsa solo perché pubblicata su una rivista che a Remuzzi, o a chiunque altro, non aggrada.

    Leggo più avanti che secondo voi

    [Montagnier] aveva abortito, in una pubblicazione in formato pseudoscientifico, una delle scempiaggini più abiette che abbia mai sentito proferire“.

    Siccome segnalate di averne parlato in un altro articolo, mi aspetto in quello dei dati sostanziosi che smontino questa scoperta.

    Sono andato a leggermelo. E scopro che “praticamente tutta la comunità scientifica critica la ricerca Montagnier” (virgolettato non preciso, scusate, ma ho cercato di rispettare il senso).

    Ci sono due link a conforto di questa frase. Il primo al sito “quackometer.net” e il secondo a wikipedia.

    E’ questa “tutta la comunità scientifica”? Quackometer è un sito soggetto a peer review? Gli articoli su Wikipedia sono scritti con il metodo del doppio cieco?

    Continuo: nella pagina italiana di Wikipedia su Montagnier, tra i link relativi alle voci critiche ritrovo “quackometer.net” (interessante autoreferenzialità) e il blog “spaghettovolante” (sul serio…).

    Andando avanti con il vostro precedente articolo, non trovo argomenti che confutano le tesi di Montagnier, ma scopro che si è macchiato delle colpe gravissime di usare molti punti esclamativi e inserire uno screenshot.

    Per carità, una forma elegante e l’uso sapiente delle immagini nel testo possono avere la loro importanza ma… in che modo la loro mancanza inficerebbe la validità di una ricerca? E’ veramente tutta qui la “stroncatura”?

    Interessante comunque apprendere che per i “peones” della ricerca, presentare articoli anche perfetti dal punto di vista dei contenuti ma con uno screenshot al loro interno significa non vederne la pubblicazione. Aumentano le mie perplessità sulla validità del peer review (non del metodo scientifico: del peer review).

    Dopo, la digressione torno ora all’articolo di partenza (“Attacco finale”).

    E, similmente alla vostra critica sullo screenshot di Montagnier, ne muovo una io alla seconda figura utilizzata, ed in particolare alla didascalia che l’accompagna:

    Nemmeno chi produce prodotti omeopatici sa di cosa sta parlando

    In che senso? Quell’immagine è tratta dal sito “salute.pourfemme.it”. Vi risulta siano produttori di rimedi omeopatici?

    Seconda obiezione: l’immagine è corretta. Mostra tipici granuli omeopatici e uno dei possibili elementi da cui sono ricavati. Il riferimento alla fitoterapia è decisamente pretestuoso. Certo, dalle margherite si possono anche ricavare rimedi fitoterapici, ma non è quello che l’immagine suggerisce.

    Il ragionamento che segue (che segue nell’articolo, non che segue all’immagine) diventa poi veramente difficile da seguire.

    Cosa significa che vi aspettereste di trovare anestetici omeopatici, additivi omeopatici, antizanzare (spray) omeopatici?

    Perché allora non aspettarsi di trovare anche antibiotici antirughe e aspirine catturamosche?

    Con l’omeopatia qualcuno riesce a convivere meglio con le allergie (ad esempio), e con l’aspirina altri si fanno passare il mal di testa. Dimostrate che è vero o non è vero questo, non tirate in ballo problemi per i quali questi rimedi non hanno nulla a che fare).

    Proseguo:

    Se funzionassero veramente, proverei a recarmi in una farmacia omeopatica [...] e a farmi preparare un composto omeopatico che non abbia un retrogusto simile a un qualsiasi amaro del supermercato“.

    Anche qui mi sfugge il senso del discorso. Non funzionano perché hanno un retrogusto simile all’amaro del supermercato? Che retrogusto dovrebbero avere, per funzionare?

    E’ un ragionamento che non fila di per se, ma anche fosse… è pure sbagliato: i granuletti omeopatici hanno piuttosto un sapore dolce (essendo composti principalmente di saccarosio o altri zuccheri). Con un gusto/retrogusto alcolico in farmacia posso piuttosto farmi preparare del propoli spray, che certo nulla ha a che vedere con l’omeopatia.

    Vado avanti:

    E invece non funzionano veramente“.

    Detta così senza fonti non significa nulla.

    E invece il farmacista da cui mi sono recato per una allergia (vera) per cercare un rimedio (vero) che mi ha proposto un geniale collirio omeopatico si è sentito rispondere che l’acqua del rubinetto esce anche a casa mia e costa meno“.

    A parte l’ovvia domanda che nasce spontanea (“Ma l’acqua che esce dal rubinetto di casa tua ha il retrogusto di un amaro del supermercato?”), come fai a dire che non funziona se non l’hai provato? Credi, che non funzioni, ed è un tuo diritto, ma non sai che non funziona (a meno che “metodo scientifico” non siginifichi “se non ci credo, allora non è vero”).

    Avanti ancora:

    E invece l’effetto placebo fa miracoli“.

    Oltre agli studi segnalati da Mariella, dai quali risulta che i gruppi di controllo trattati con placebo non hanno riscontrato i benefici del gruppo che ha ricevuto cure omeopatiche, vi segnalo uno studio, pubblicato sul New England Medical Journal, che sostiene che l’effetto placebo è praticamente inesistente (tranne che per la diminuizione del dolore):

    As compared with no treatment, placebo had no significant effect on binary outcomes, regardless of whether these outcomes were subjective or objective. For the trials with continuous outcomes, placebo had a beneficial effect, but the effect decreased with increasing sample size, indicating a possible bias related to the effects of small trials.

    (fonte: http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJM200105243442106)

    Sulla base di quali studi voi invece affermate che l’effetto placebo fa miracoli?

    Conclusione dell’articolo:

    nessuno è mai riuscito a dimostrare MAI l’efficacia dell’omeopatia

    In realtà studi che ne dimostrano l’efficacia esistono, solo che sono pubblicati su riviste e/o da persone che secondo voi non sono affidabili.

    Qui si potrebbe aprire una grande parentesi.

    Chi ha maggiore interesse a dimostrare l’efficacia dei rimedi omeopatici? Ovviamente, i produttori e i medici omeopati. Però, i loro studi non vanno bene, perché sono parte in causa e potrebbero falsare i risultati per dolo o anche involontariamente.

    Un discorso all’apparenza perfetto… ma perché non lo applicate anche alla medicina allopatica? Perché non dite “non mi fido della ricerca che attesta il valore del farmaco X, in quanto la stessa è stata finanziata dall’industria che lo produce e portata avanti da medici allopatici?” (e non è certo un segreto che gli studi sui farmaci vengono finanziati da chi quei farmaci li vende).

    Ridetto nuovamente: un medico che sia anche omeopata no n può fare degli studi sull’efficacia dell’omeopatia, mentre un medico allopatico può tranquillamente portare avanti delle ricerche sulle medicina allopatica.

    Nel primo caso ci sarebbe la possibilità di falsare i risultati, nel secondo, per qualche non specificato motivo, questo rischio svanisce.

    Un ragionamento che non mi convince, scusate.

    Anche e soprattutto alla luce da quanto dichiarato qualche anno fa in un’intervista dal dott. Richard Smith, ex direttore del British Medical Journal:

    il 70% delle ricerche pubblicate dalle cinque maggiori riviste mediche sono finanziate dalle case farmaceutiche e già nel 2003 uno studio pubblicato su JAMA (Journal of the American Medical Association)
    mostrava che un terzo degli autori aveva interessi economici nella propria ricerca. E aggiunge che per di più i ricercatori non dichiarano di essere condizionati da un conflitto di interesse, come dimostra un altro studio condotto nel 2001
    “.

    Chiudo con una riflessione sugli interventi dell’utente Mariella, che sicuramente dimostra di conoscere l’argomento di cui parla molto meglio di chi ha curato l’articolo sul blog.

    Lei porta argomenti molto convincenti, e le repliche (oltre al già citato “lo studio di un medico omeopata non può essere considerato valido”, che continuo a non capire) sono decisamente deludenti.

    Ad esempio, quando lei cita gli studi che evidenziano come lo sciopero dei medici abbia portato ad una diminuizione dei decessi, mi aspetteri come replica la confutazione di quelle percentuali, o una qualsivoglia spiegazione alternativa che dimostri che non è stato lo sciopero a far calare i decessi.

    Invece, viene riportata un’esperienza personale sugli infarti del padre di Sbazzeguti.

    Con tutto il rispetto, ma che argomenti sono? Buon per lui (per suo padre) se è stato salvato dai medici, ma qui si parla di statistiche, percentuali, non singoli casi.

    Insomma, per essere un blog che ha la pretesa di parlare di scienza, di scienza ne ho trovata ben poca.

    E se le critiche contro l’omeopatia sono solo quelle che ho letto qui… beh, avete capito.

    Scusate la prolissità, buona serata.

  • Giovanni Argento dice:

    Ciao Manuel,
    grazie per il tempo che hai dedicato a risponderci. E, soprattutto, per il modo civile con cui avanzi le tue giuste critiche (le critiche oneste e senza peli sulla lingua, per come la vedo io, sono sempre giuste).
    Ovviamente sollevi diversi spunti interessanti (ma non per forza esatti), su cui ci sarebbe da discutere lungamente; ho chiesto alla redazione di OMGS di preparare un articolo che risponda, punto per punto, al tuo esaustivo commento. Quindi ti chiedo di avere pazienza, di continuare a seguirci (se ti va), e a breve avrai una risposta quanto piu’ possibile completa. Ci risentiamo ;)

  • Manuel dice:

    Grazie per la risposta, Giovanni.

    Sarò ben felice di leggere la vostra replica.

    Se possibile fai in modo che comprenda un’eventuale critica a questa ricerca:

    Homeopathic treatment of Arabidopsis thaliana plants infected with Pseudomonas syringae.

    Shah-Rossi D, Heusser P, Baumgartner S.

    Society for Cancer Research, Hiscia Institute, Kirschweg 9, 4144 Arlesheim, Switzerland. shah@hiscia.ch

    Abstract

    Homeopathic basic research is still in the screening phase to identify promising model systems that are adapted to the needs and peculiarities of homeopathic medicine and pharmacy. We investigated the potential of a common plant-pathogen system, Arabidopsis thaliana infected with the virulent bacteria Pseudomonas syringae, regarding its response towards a homeopathic treatment. A. thaliana plants were treated with homeopathic preparations before and after infection. Outcome measure was the number of P. syringae bacteria in the leaves of A. thaliana, assessed in randomized and blinded experiments. After a screening of 30 homeopathic preparations, we investigated the effect of Carbo vegetabilis 30x, Magnesium phosphoricum 30x, Nosode 30x, Biplantol (a homeopathic complex remedy), and Biplantol 30x on the infection rate in five or six independent experiments in total. The screening yielded significant effects for four out of 30 tested preparations. In the repeated experimental series, only the homeopathic complex remedy Biplantol induced a significant reduction of the infection rate (p = 0.01; effect size, d = 0.38). None of the other four repeatedly tested preparations (Carbo vegetabilis 30x, Magnesium phosphoricum 30x, Nosode 30x, Biplantol 30x) yielded significant effects in the overall evaluation. This phytopathological model yielded a small to medium effect size and thus might be of interest for homeopathic basic research after further improvement. Compared to Bion (a common SAR inducer used as positive control), the magnitude of the treatment effect of Biplantol was about 50%. Thus, homeopathic formulations might have a potential for the treatment of plant diseases after further optimization. However, the ecological impact should be investigated more closely before widespread application.

    [fonte: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19468651

    Per precauzione vi segnalo le critiche che non riterrei soddisfacenti (ovviamente voi potete muoverle ugualmente, semplicemente per me non significheranno nulla):

    1) uno o più degli autori sono medici omeopati. Ho già esplicitato perché non la reputo un'obiezione valida, quindi non mi ripeto;

    2) la rivista (in realtà online) che ha pubblicato l'articolo ha un basso impact factor. Ammetto che non mi intendevo molto di impact factor. Ho cercato un po' e ho scoperto che è un meccanismo tutt'altro che esente da critiche [http://en.wikipedia.org/wiki/Impact_factor#Criticisms] (sì, in effetti anche io ogni tanto consulto wikipedia…).

    Inoltre, allo scopo di esplicitare meglio i motivi per i quali sono critico verso la medicina allopatica (e, di riflesso, perché mi interesso e mi informo su altri tipi di rimedi, come l’omeopatia), vi invito a guardare il documentario “Inventori di malattie”, trasmesso qualche anno fa da Rai 3:

    http://www.youtube.com/watch?v=XLE8ORIDU9o

    Vi potrei suggerire, sul tema, anche alcuni libri, ma questo documentario è già un ottimo punto di partenza per ulteriori eventuali approfondimenti che non faticherete a trovare.

    E spero che la replica non sia “Voglio vedere se ti viene la polmonite se non prendi un antibiotico”. Quello che faccio o non faccio in caso di necessità non importa. Quella che importa, e che va eventualmente confutata, è la tesi di fondo, ossia che lo strapotere dell’industria farmaceutica arriva a produrre delle aberrazioni come la somministrazione di psicofarmaci per combattere la sindrome premestruale.

    Un caro saluto.

  • Piermatteo Barambani dice:

    Carissimo Manuel,
    le rispondo in un commento e non con un’articolo come effettivamente chiestomi da Giovanni semplicemente perchè mi sembra che il suo scritto non discuta questioni generali, piuttosto la sua interpretazione dell’articolo, che è importante (ed è per quello che rispondo con piacere) ma altresì non penso possa essere appealing per un testo a sè stante. Cito tra virgolette il suo testo e non riporto tutto il contesto per non concorrere alla riscrittura della Genesi, e rispondo per quanto mi pertiene:

    Esco subito dal seminato per aggiungere una mia opinione sulla parte dell’articolo su Montangier: “Ben diverso da una stroncatura lapidaria, come viene da voi descritta”. A proposito del commento di Remuzzi. Leggere con buona frequenza un po’ ovunque delle virtù dell’approccio alternativo, e trovarmi – inaspettatamente – la frase che lei ha citato mi ha effettivamente colpito, e non penso scriverei una cosa diversa. Peraltro, non so come diversamente interpretare la frase – che ricito per comodità “Per adesso gli studi di Montagnier non spiegano eventuali effetti dell’omeopatia che nessuno per altro finora ha mai dimostrato” , che veicola i concetti “premio nobel” + “studio molto discutibile” + “NESSUNO ha mai dimostrato”. Se non è una stroncatura questa.. poi per carità, qualcuno ci può pur vedere un buffetto gentile.
    Ho poi cercato (un po’ frettolosamente per la verità), nelle ultime due issue di luglio e le prime due di agosto di PNAS, Nature e Science dei commenti alla notizia. Che non ho trovato. Ora, la cosa mi stupisce non poco (dacchè volevo servirle su un piatto d’argento qualche commento doc), però sono ancora più stupito dal fatto che una scoperta così incredibile, fatta da un premio Nobel così importante, non sia stata.. di pezza.

    Per la scelta dell’immagine: come nei surgelati, “ha lo scopo di presentare il prodotto”. E non si trova solo su quel sito: google immagine la propone, tra le altre opzioni, sul sito di “davidsatanassi”. Che non so cosa faccia, chi sia, e assolutamente non mi interessa: ho preso l’immagine che ritenevo evocativa. La seconda obiezione mi è oscura. O_o

    “Cosa significa che vi aspettereste di trovare anestetici omeopatici, additivi omeopatici, antizanzare (spray) omeopatici?” Significa che se il meccanismo di funzionamento è tale per cui la proprietà di una sostanza viene conservata (e/o aumentata) con appropriate diluizioni, non si spiega perchè questo succeda per sostanze che hanno effetti la cui diretta verifica è molto influenzabile da valori esterni e fallisce la verifica quando il campione statisticamente significativo. Significa dire che se da un sacchetto con due mele ne tolgo una e vedo che nel sacchetto ne rimane una, mi aspetto che lo stesso funzioni con le banane.
    “Perché allora non aspettarsi di trovare anche antibiotici antirughe e aspirine catturamosche?” O_o

    “Con l’omeopatia qualcuno riesce a convivere meglio con le allergie (ad esempio), e con l’aspirina altri si fanno passare il mal di testa.” Gli stessi produttori di prodotti omeopatici sostengono esattamente il contrario, guardi lei stesso sulla gamma di prodotti di queste aziende (può trovare un link più sopra quando parlo del “meraviglioso sito”).

    “Che retrogusto dovrebbero avere, per funzionare?”
    Manuel, deve leggere tra le righe: non so se posso essere più esplicito di così. Diciamo che ha una indicazione di cosa le diano effettivamente in mano in farmacia quando chiede un preparato omeopatico.

    “Detta così senza fonti non significa nulla.”
    Senza fonti!? Ehm, però se non legge tutto, che ci posso fare? :) Ai commenti ha fatto seguito un articolo intero! Per il mio scritto là sopra, ritenevo bastevoli i link che avevo fornito.

    “Sulla base di quali studi voi invece affermate che l’effetto placebo fa miracoli?” Leggasi: nei casi in cui si osservano benefici, essi sono imputabili all’effetto placebo. E’ chiaro che questa cosa funziona meglio nel singolo: quando si fa uno studio di popolazione, le situazioni individuali vengono diluite e la cosa non funziona. Ai non-responder del placebo (e ci sono dottori che per far star meglio alcuni pazienti danno davvero le pastiglie fatte solo con eccipienti!) va ovviamente dato il principio attivo. Aumentare il numero in uno studio è anche quella cosa che DIMOSTRA che l’omeopatia non funziona. La sua tesi rafforza quello che abbiamo scritto, in verità.

    “[...] perché non lo applicate anche alla medicina allopatica”?
    Con la “medicina allopatica” lei intende “la medicina”, immagino (perdoni la stoccatina). Sono davvero in crisi su come iniziare questa risposta. I farmaci.. il fatto che funzionino è palese da subito, fin dai primi screening delle molecole (o di qualsiasi cosa si tratti), non ha senso iniziare a sviluppare qualcosa che non funziona! Delle molecole si studia poi la farmacocinetica, la dose efficace, la dose tossica, e un sacco di altri parametri che sono naturalmente inapplicabili ai preparati omeopatici, dato che non hanno effetto, nè tossicità, nè nulla! Perchè la Roche e la Novartis spendono MILIARDI DI EURO all’anno per cercare molecole che funzionano e quell’altra azienda che ha cercato di far tacere un blogger fino a poco fa diceva di avere “conduzione familiare”? Perchè la ricerca e lo sviluppo dell’acqua non costano nulla. That’s it.

    “Chiudo con una riflessione sugli interventi dell’utente Mariella, che sicuramente dimostra di conoscere l’argomento di cui parla molto meglio di chi ha curato l’articolo sul blog.” Lei sa come la penso, ed è un birichino. Però mi ha regalato un sorriso: “saperne di più sull’omeopatia” è un titolo vuoto, come essere il miglior domatore di tigri dai denti a sciabola, o essere il più esperto di quelli che concentrandosi riescono a vedere attraverso i muri. Posso controbattere a questa non-disciplina con la farmacologia.

    Il pezzo sulla diminizuione della mortalità in relazione agli scioperi dei medici (ma perchè solo dati del 1970 e così circoscritti?) sono davvero molto simpatici; che l’effetto sia imputabile a quello non lo so, quello che so è che non c’entrano niente con ciò di cui stiamo discutendo. Io le sto dicendo che la macchina va a benzina e lei dice che se la benzina la diluisce uno a cento miliardi con l’acqua la macchina va lo stesso. E poi mi dice che comunque quando non porta la macchina a fare il tagliando dal meccanico ha meno problemi. Che c’entra?

    Mi spiace che non abbia trovato esaurienti le noste trattazioni. Come ripeto spesso, il modo con cui scriviamo il nostro, ma i fatti quelli sono. Parafrasandola, se le cose che non le sono piaciute sono solo quelle che ha scritto qui.. beh, l’ha capito!

    Attendo la risposta di Pepito.
    Buon fine settimana Manuel, e buon sabato sera a tutti i lettori!

    • Manuel dice:

      Caro Piermatteo,

      ricordati sempre che le risposte sono già dentro di te. Purtroppo, in questo caso, sono sbagliate [Guzzanti].

      Ho letto la tua replica, ma non ho trovato nessuna risposta soddisfacente alle mie critiche.

      Era la terza “possibilità” che personalmente davo a questo blog:

      - la prima: vedere se l’articolo portava argomentazioni convincenti. Non è stato così;

      - la seconda: vedere se le obiezioni di un utente competente (Mariella) venivano rintuzzate in modo altrettanto competente. Nemmeno questo;

      - la terza: vedere le eventuali risposte alle mie perplessità. Sono state una delusione (anche perché in realtà non ce ne sono state, nella tua replica secondo me si parla di altro).

      Quindi, evito di perdere e farti (farvi) perdere altro tempo.

      Vi lascio, purtroppo tenendomi l’impressione che qui non si parli di scienza, ma di dogmi di fede.

      Un caro saluto.

      PS: avevo spedito ieri un commento. Forse si è perso nello spam.

      • pepito sbazzeguti dice:

        Caro Manuel,

        risponderò dettagliatamente alle questioni da te poste in merito alla letteratura scientifica sull’omeopatia in un articolo dedicato; ritengo la materia complessa e meritevole di una trattazione specifica, in linea con quanto da me già affermato in precedenza (cfr. miei commenti a questo articolo ed il seguente: http://www.molecularlab.it/omgscience/?p=952). Mi preme però sottolineare i seguenti due aspetti fin da subito

        1) Mariella non appare competentissima almeno per quanto riguarda la ricerca bibliografica (aspetto non secondario, perché per farsi una buona opinione dei fatti bisogna sapere quali siano i fatti. Ed i fatti scientifici sono in letteratura): come notato in un mio precedente articolo di analisi delle citazioni proposte da Mariella, quest’ultima ha incluso tra le sue varie referenze una che dimostra come i farmaci omeopatici abbiano un’efficacia confrotabile con il placebo: http://www.molecularlab.it/omgscience/?p=952

        2) la question dell’impact factor (IF) è molto delicata: è vero che il valore dell’IF ha dato origine a molte discussioni, però non c’è dubbio che l’IF dia un’idea molto buona della rilevanza del giornale. Giornali poco rilevanti non li legge nessuno, ed il risultato è che uno può scriverci sopra tutto quello che gli viene in mente (o quasi), senza (quasi) alcun controllo. E’ una tematica centrale questa: pare per esempio che qualcuno sia riuscito a farsi accettare un abstract “scientifico” per una conferenza di informatica, abstract però creato da un generatore automatico di testi… Ciò che dirò nel mio futuro articolo su OMG Science è che basso IF equivale a basso controllo da parte della comunità scientifica. Ed il controllo è tutto nella scienza. E ciò che si controlla è solo e sempre la seguente semplice cosa: che i dati presentati non siano smentiti dalla realtà dei fatti.

        Concludo ricordando a tutti che sarò ben contento di condividere eventuali dati scientifici a conferma dell’esistenza della memoria dell’acqua: ho un mutuo da pagare, ed attendo solo di poter vincere il Nobel (ed il conseguente milione di dollari) per la scoperta del millennio, condividendola con uno di voi!

        A presto,
        Pepito

  • Giovanni Argento dice:

    Ciao Manuel,
    si’, il tuo precedente commento era nello spam a causa dei link che avevi inserito; ho subito provveduto a sbloccarlo, ora e’ online :)
    Io non entro nel merito del dibattito, questa volta; e’ chiaro che qui ciascuno e’ fisso sulle sue posizioni, di “fede” o meno.
    Voglio pero’ chiederti almeno una cosa: perche’ ritieni che l’utente Mariella sia “competente”? Non suoni come offesa, questa domanda, eh. Mi chiedevo solo: se la conosci personalmente, il tuo giudizio e’ viziato. Ma se non la conosci, non ti stai forse “fidando” di quello che scrive, senza sapere chi e’? Dopotutto, nei suoi commenti non ha dimostrato niente. Ha solo riportato letteratura omeopatica, della quale validita’ molti scienziati dubitano.
    E allora mi chiedevo, ma onestamente e sinceramente: qual e’ l’elemento che ti fa pensare che Mariella sia competente? Magari lo e’ davvero, ma ci tengo davvero a sapere cosa ti ha convinto di questo aspetto, a partire dai suoi commenti.
    Perche’ se lei, con i suoi commenti, e’ convincente solo perche’ in fondo in fondo eravate gia’ d’accordo su certe questioni, sono comprensibili – ma non condivisibili! – le critiche che rivolgi a noi (“Qui non si parla di scienza”). Se invece tu partivi come un “nemico” dell’omeopatia, e lei ti ha convinto ad abbracciare la causa omeopatica con i suoi commenti, allora vorrei sapere come ha fatto, cosa ha scritto per convincerti cosi’ profondamente. E anche in questo caso, se partivi da “amico della scienza” e ti sei dovuto ricredere, non so come tu non abbia trovato scienza nel nostro blog, dato che ne trasuda.

    un saluto!

  • Davide Equazioni dice:

    Fantastico post. vi suggerisco al riguardo anche il sito inglese di una famosa campagna volta a smascherare l’omeopatia http://www.1023.org.uk/ Homeopathy – there’s nothing in it!
    ciao

  • Manuel dice:

    Carissimi,

    sono ben lontano dal volervi convincere della validità dell’omeopatia, visto che non è una cosa della quale sono pienamente sicuro nemmeno io.

    La mia è una ricerca personale dettata (anche ma non solo) dalla curiosità.

    In questo, per quanto mi riguarda il vostro sito ha “lasciato il tempo che trova”. Non ho trovato infatti valide argomentazioni che possano confutare o dimostrare alcunché, ma solo un’esposizione delle vostre convizioni (stringendo: “l’omeopatia non funziona perché non può funzionare”).

    Quello che noto è che proprio la sbandierata scientificità viene a mancare, in modo che appare purtroppo selettivo.

    Se voi scrivete più volte che il funzionamento dell’omeopatia è tutto da ricercare nell’effetto placebo, dovete dimostrare che l’effetto placebo esiste. Ma questo entra in (pesante) conflitto con la meta ricerca che ho già segnalato, che sostiene la non esistenza dell’effetto placebo (tranne che per il trattamento del dolore).

    Allora i casi sono due: o la meta ricerca è sbagliata (ma bisogna dimostrarlo), o gli effetti positivi dell’omeopatia (sperimentati da chi la usa regolarmente) non sono ascrivibili all’effetto placebo ma ad altro.

    In modo analogo, esperimenti svolti secondo il metodo scientifico sulle piante (verosimilmente non soggetto all’effetto placebo, qualora esistesse) hanno dimostrato effetti tangibili nell’uso di trattamenti omeopatici (anche questo è un link che ho già segnalato).

    Se non vi fidate di chi ha svolto gli esperimenti, benissimo: fateli voi stessi. Non avranno validità per la “comunità scientifica” (qualsiasi cosa essa sia), ma almeno voi vi sarete tolti il dubbio e potrete parlare con cognizione di causa.

    Oppure provate un altro classico esperimento: prendete due piantine uguali. Una la innaffiate con acqua bollita (e poi fatta raffreddare) nel forno a microonde. L’altra la annaffiate con acqua bollita (e poi fatta raffreddare) sul un fornello elettrico o a gas. Le altre condizioni devono ovviamente essere il più possibile uguali per le due piante (posizione, esposizione solare…). Il risultato tipico è che la pianta innaffiata con l’acqua passata per il microonde muore, mentre l’altra rimane in salute. Il tutto è facile da realizzare, quindi potete ripeterlo più volte per avere eventuali conferme. Anche in questo caso, nessuno ve ne riconoscerà i meriti (sarete solo alcuni tra i tanti che hanno verificato questo fenomeno), ma di nuovo vi sarete tolti una curiosità. Perché, se verificate che questo fenomeno si verifica, allora le due acque devono avere qualcosa di diverso, di osservabile e misurabile. Ma così non sembra essere. A voi trovare le differenze fisiche tra le due acque, se disponete della necessaria strumentazione. Ma, se non le trovate, allora può essere che qualcosa (una sorta di memoria dell’acqua) esista veramente (e l’omeopatia segnerebbe un punto a suo favore).

    Un saluto

    Manuel

    Nota 1: per evitare contaminazioni da plastica, alcuni suggeriscono di utilizzare un contenitore in vetro per il microonde. Gli esperimenti potrebbero essere ripetuti usando plastica e vetro per verificare effettive differenze di comportamento delle piante.

    Nota 2: per non sapere ne leggere ne scrivere, da quando ho scoperto questo fenomeno ho smesso di usare il microonde. Se l’acqua riscaldata con esso fa morire le piante, non deve essere troppo salutare nemmeno per noi (stesso discorso per il cibo, ovviamente).

    Nota 3: no, non conosco personalmente Mariella, e non avevo nemmeno mai sentito parlare di lei prima di leggere i suoi interventi in questa discussione.

    • walter stucco dice:

      beh, se innaffi le piante con acqua sterilizzata, cosa ti aspetti?
      la differenza è fra acqua scaldata al microonde e acqua di rubinetto.

      se la scaldi al microonde o la fai bollire in maniera tradizionale (sterilizzandola) il risultato è lo stesso
      l’unica differenza è che il microonde ci mette molto meno a far bollire l’acqua del gas…

  • Mattia dice:

    Siete una banda di ignoranti limitati di mente

    • Giovanni Argento dice:

      a questo punto della discussione non e’ molto chiaro a chi tu ti riferisca.
      in ogni caso, l’insulto non penso sia il mezzo migliore per esprimere la propria posizione ;)

  • Un anno di Oh my god! Science! | OMG! Science! dice:

    [...] Omeopatia: attacco finale, energia! 57 commento/i | 1549 lettura/e [...]

  • Ermanno Peciarolo dice:

    http://goo.gl/R6NE7
    INVENTORI DI MALATTIE – Documentario trasmesso da RaiTRE

    Se non hai molto tempo per vederlo interamente, almeno prova a guardare questo sconosciuto documentario dal minuto 11:30 al 16:00 e poi sentite Silvio Garattini…….

  • Giovanni Argento dice:

    Documentario (parzialmente) interessante, che mi fa sottolineare alcune cose.
    1) Come dimostra la nostra posizione su Montagnier, non ci piace santificare gli scienziati (che, in quanto uomini, sbagliano pure loro). A noi piace santificare la scienza, che è onesta, pura e imparziale – se fatta dalle persone giuste, s’intende.
    2) Nel passaggio indicato da Ermanno si parla della Eli Lilly, e la voce narrante fa bene attenzione a usare i verbi al condizionale: avrebbe dipinto la capsula, avrebbe creato una nuova indicazione alla malattia… e cosi’ via. Il condizionale è la tipica invenzione dei giornalisti per parlare di quello che vogliono, anche cose scottanti, senza finire in tribunale. Provate a farci caso, la prossima volta che leggerete una notizia su un sito o un quotidiano.
    3) Garattini è da sempre contrario all’abuso ingiustificato di farmaci, e da sempre strenuo avversario dell’omeopatia (come abbiamo spiegato anche in questo post: http://www.molecularlab.it/omgscience/?p=1591). La nostra stima per lui, quindi, è alle stelle :)

  • Martina dice:

    Ho trovato molto interessante la lettura dell’articolo ed di tutti i commenti ad esso collegati. Mi ha chiarito alcuni punti oscuri sull’omeopatia (dovuti ad una mia ignoranza dell’argomento), tuttavia le nozioni che ho acquisito, sia da parte della redazione di OMGS che dei sostenitori dell’omeopatia, non hanno fatto altro che aumentare i miei dubbi e le mie perplessità su questa pratica. A mio modesto parere sarebbe molto più utile ricercare metodi di cura “alternativi” in ambiti come l’erboristeria, se proprio si vuole rimanere in stretto contatto con la natura e evitare di utilizzare troppi farmaci troppo frequentemente. Almeno in questa pratica ci sono studi scientifici che la supportano, per quanto non sia comunque un completo e valido sostituto dei farmaci.
    Intendo inoltre esprimere un vivo apprezzamento e complimentarmi con gli articolisti di questo blog.
    Cordiali saluti.

    • Sabrina dice:

      questo commento è la ragione per cui OMGS esiste.

      *grazie*.

  • Giancarlo Cavallino dice:

    A prescindere dalla palese ed iniqua avversione di questo sito nei confronti dell’omeopatia, non so se dettata da imperizia o negligenza, e poiché trovo obsoleto discutere di paradigmi ampiamente superati, mi limiterò a riportare il parere dello Stato italiano sull’argomento…

    La Suprema Corte di Cassazione, Sezione VI Penale, con Sentenza del 6 settembre 2007 n. 34200, aveva stabilito che il prescrivere cure omeopatiche senza il possesso della prescritta abilitazione professionale costituiva reato di esercizio abusivo della professione medica (art. 348 c.p.). L’abilitazione necessaria, infatti, si ottiene solo dopo il conseguimento della laurea, il superamento dell’esame di Stato e l’iscrizione all’albo professionale.

    Torniamo su questa notizia perchè il tema è della massima importanza: infatti, i pazienti, spesso, si trovano di fronte ad omeopati che non sono laureati in medicina.

    Il ricorso alla Cassazione era giunto dopo che il tribunale aveva condannato in primo grado per esercizio abusivo della professione medica un soggetto che esercitava l’omeopatia senza essere laureato in medicina; in seguito, la stessa persona era stata assolta dalla Corte di Appello che non aveva ravvisato alcun illecito nella sua attività, dato che i pazienti che si rivolgevano a lui sapevano che egli non era medico, le prescrizioni da lui fatte riguardavano prodotti innocui e la metodologia applicata non era oggetto d’insegnamento universitario nelle Facoltà di Medicina.

    La Cassazione Penale con questa sentenza ha chiarito che:
    - l’essere il paziente a conoscenza della mancata abilitazione del terapeuta non elimina il reato, che sussiste indipendentemente dalle capacità di cura e dall’esito della stessa;
    - che i prodotti prescritti siano innocui è irrilevante rispetto al reato.

    Secondo la Cassazione, inoltre, non è importante che l’omeopatia non abbia ancora in Italia un riconoscimento giuridico e non sia insegnata nell’Università in quanto quello che conta è che questa metodologia si esplica in un campo – la cura delle malattie – corrispondente appunto a quello della medicina, per così dire, ufficiale: lo stesso oggetto dell’omeopatia, di fatto, non sembra così diverso da quello della medicina convenzionale poiché, pur se si avvale di metodi e tecniche da questa non riconosciuti, è finalizzato alla diagnosi e alla cura delle malattie dell’uomo.

    Hahnemann, il fondatore del metodo omeopatico, era un medico che, alla fine del 1700, nell’omeopatia aveva trovato un modo di curare i suoi pazienti migliore rispetto a quello allora seguito dalla medicina accademica. Quindi, l’omeopatia si è proposta fin dal suo inizio come uno strumento nelle mani dei medici. Successivamente, l’ostracismo da parte dei medici convenzionali ha reso spesso difficile l’esercizio dell’omeopatia da parte dei laureati in medicina col risultato che, in molti paesi, essa è sopravvissuta perché hanno continuato ad esercitarla figure professionali differenti dal medico.

    La situazione attuale nel mondo riflette questa differente storia e giustifica il modo variegato in cui si presenta: si va da paesi come il Brasile, dove l’omeopatia è una specializzazione medica riconosciuta al pari delle altre, a realtà come quella statunitense, inglese o tedesca, dove convivono omeopati medici e non medici, per arrivare a paesi come quelli scandinavi in cui ai medici è addirittura vietato praticare la medicina omeopatica, pena la loro radiazione dall’albo.

    I terapeuti non medici portano a sostegno del loro diritto ad esercitare l’omeopatia l’affermazione che l’omeopatia cura la persona e non la malattia, il che allontanerebbe l’obbiettivo terapeutico dell’omeopata da quello del medico convenzionale.

    In realtà, come opportunamente ribadito dalla Cassazione, quest’affermazione non costituisce una negazione ma un ampliamento degli obbiettivi del medico. Il medico omeopata, ad esempio, di fronte ad un dolore articolare, oltre alla comune diagnosi eseguita con gli strumenti della medicina convenzionale, non si accontenterà di dare un sollievo sintomatico, ma inserirà il sintomo nel complesso della situazione psico-fisica del paziente e cercherà di riportare in equilibrio tutti i fattori che si accompagnano o, addirittura, sostengono tale disturbo.

    Con questa sentenza della Cassazione la legislazione italiana si schiera a favore del massimo di garanzia per i pazienti. Affinché essa non rimanga un contenitore vuoto, è necessario adesso che il Parlamento faccia la sua parte, disciplinando finalmente tutta questa materia.

  • L'omeopatia va in Tribunale: "Non c'è niente, dentro!" | OMG! Science! dice:

    [...] dieci alla ottanta). Ve l’avevo detto che si potevano ottenere delle preparazioni omeopatiche anche dalle pozzanghere, ma questo è sicuramente di gran lunga più inutile: per quale motivo del brodo di carne (diluito [...]

  • Lady dice:

    L’ignoranza è la più brutta tra tutte le malattie e purtroppo incurabile sia per l’omeopatia che per la medicina allopatica… Io sono stata guarita dall’omeopatia in più occasioni e per diverse sintomatologie, ero arrivata al punto che non potevo più mangiare niente, grazie all’omeopatia ora mangio tutto, se dovevo dar retta ai medici allopatici ora come ora ero ancora a carne bianca e integratori. I ragionamenti che ho sentito da queste parti non fanno una piega per persone che utilizzano una logica elementare e superficiale, mi dispiace veramente tanto per voi, vi intossicherete tutta la vita con i veleni allopatici che sono validissimi solo quando si è in fin di vita.
    Per chi pensa che si guarisce con i rimedi omeopatici solo per una convinzione mentale e psicologica vorrei domandare come ha fatto a guarire anche il mio cane…

    • Giovanni Argento dice:

      … come la famosa “aspirina per il fin di vita”, Lady? ;)
      come puoi dire che la medicina ufficiale sia valida solo per malattie gravi o in caso di pericolo di morte?
      Se – per contro – l’omeopatia serve solo per i piccoli malanni, non è allora il caso di pazientare e aspettare che passino da soli?

      Infine, riguardo alla guarigione del tuo cane con l’omeopatia, cito un vecchio adagio popolare: “un raffreddore curato guarisce in una settimana; uno non curato, in sette giorni”.

  • Omeopatia: funziona? Do-it-yourself! O fatelo con noi dal vivo! | OMG! Science! dice:

    [...] di procedere, vi consiglio caldamente di leggere almeno questo mio post. Se siete detrattori dell’omeopatia, vorrete abbracciarmi; se ne siete sostenitori, vorrete [...]

  • Giorgia dice:

    Davvero molto interessante questo blog, grazie per tutte le utili informazioni che fornite. Soprattutto apprezzo lo stimolo a ragionare, molto poco diffuso, al giorno d’oggi, momento storico nel quale si tende più che mai a sragionare pecorescamente. Un ringraziamento a chi ha commentato le foto (quella dell’acqua e quella delle pilloline) che grazie alla loro pungente sagacia hanno generato in me una ilarità smodata. Buon lavoro.

    • Giovanni Argento dice:

      Grazie Giorgia, è sempre bello quando un lettore (in questo caso una lettrice!) si accorge di qualcosa che sta solo sullo sfondo, ma è importantissimo: la voglia di divulgare, ma anche la voglia di ragionare su quello di cui si parla.
      Senza questo, purtroppo, non si va da nessuna parte…
      Quindi grazie per avercelo ricordato! A volte è facile scordare ciò che si dà per scontato… ;)