Le piastrine non sono uguali per tutti
Da uno studio su oltre 40mila individui emergono differenze tra uomini e donne, tra diverse fasce di età ed infine tra diverse aree geografiche
Probabilmente nessuno si sottrae all'antico rito di dare una occhiata veloce a quelle carte appena ritirate dal laboratorio di analisi. La ricerca degli asterischi che indicano qualcosa di anormale la si potrebbe definire istintiva. E tutto si basa sui cosiddetti valori di riferimento, che fissano i limiti minimi e massimi dei vari componenti del sangue.
Per uno di questi componenti, le piastrine, cellule fondamentali per i processi di coagulazione del sangue, sembra essere giunto il momento di ripensare quei numeri, di adattarli meglio a ciascuna persona. I valori di riferimento comunemente usati per definire "normale" il numero di piastrine sono compresi tra un minimo di 150.000 e un massimo di 400.000 (450.000 in alcuni casi) per microlitro di sangue. Ma questi valori non rispecchiano perfettamente la realtà. Uno studio condotto da ricercatori di dieci istituzioni scientifiche italiane ha dimostrato l'esistenza di una grande variabilità tra la popolazione italiana. Il risultato finale è che quei limiti, attualmente uguali per tutti, dovrebbero essere rivisti per adattarsi alle differenze esistenti tra uomini e donne e tra giovani, adulti ed anziani, mettendo in conto anche le aree geografiche del nostro Paese.
La ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica PLOS ONE e il cui primo autore è Ginevra Biino del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Istituto di Genetica delle popolazioni, Sassari e Istituto di Genetica Molecolare, Pavia), ha preso in esame 40.987 persone che erano state inserite in sette studi condotti in differenti parti del nostro Paese (elenco allegato), per un totale di nove distinte popolazioni. Alcune ricerche avevano incluso popolazioni residenti in aree piuttosto ampie, mentre altre si erano concentrate sui cosiddetti "isolati genetici", zone in cui c'è stato poco scambio con l'esterno, dove gli abitanti si sono sposati molto spesso con persone della stessa area, portando a creare un patrimonio genetico uniforme e ben distinto dalle altre zone.
"Ciò che abbiamo osservato – dice Carlo Balduini, Direttore del Dipartimento di Medicina Interna del policlinico San Matteo di Pavia, che ha guidato lo studio – è qualcosa che altre ricerche in passato avevano fatto sospettare, ma che oggi, con un numero così grande di persone studiate, possiamo definire con esattezza: esistono variazioni importanti nel numero delle piastrine ed è giunto il momento di ripensare quei valori di riferimento uguali per tutti".
La ricerca pubblicata su PLOS ONE mostra come le donne abbiano mediamente un numero più alto di piastrine rispetto agli uomini.
Ma anche l'età è importante. Negli anziani, infatti, si nota una diminuzione progressiva delle piastrine. Nei ragazzi al di sotto dei 15 anni, invece, il numero è decisamente più alto rispetto agli altri periodi della vita, senza che si notino differenze tra uomini e donne. Infine, differenze significative sono state riscontrate tra le diverse aree del territorio italiano prese in esame. Con questi dati, appare evidente che i valori di normalità non possono essere uguali per tutti.
"Tutti noi crediamo – continua Balduini – che sia giunto il tempo di pensare ad una migliore definizione dei limiti di normalità per le piastrine del sangue. I valori usati in laboratorio oggi possono andare bene per l'età adulta, nella quale non vediamo molta differenza con i numeri da noi riscontrati. Dove le differenze si notano maggiormente, però, è soprattutto nel caso di bambini e anziani."
Non c'è solo un valore di conoscenza scientifica in questa ricerca. La ridefinizione dei valori di normalità per le piastrine potrà avere importanti risultati clinici, come spiega ancora il Direttore del Dipartimento di Medicina Interna del San Matteo di Pavia: "Il risultato che possiamo augurarci è una minore medicalizzazione di persone che in realtà stanno bene. Facciamo l'esempio dei bambini. Alle analisi, tanti risultano avere un numero alto di piastrine. In questi casi spesso si avvia una serie di esami per verificare la possibile presenza di patologie anche gravi. Negli anziani avviene il contrario, ed anche qui ci si preoccupa della possibile presenza di malattie serie. D'altro canto, sempre secondo i limiti attuali, un valore apparentemente "normale" in un bambino potrebbe in realtà non esserlo. Ridisegnando i valori di riferimento secondo l'età e il sesso potremo decidere con molta più cura se approfondire o no una situazione. Avremo una minore medicalizzazione per persone che in realtà stanno bene ed una maggiore precisione nelle diagnosi".
"Ricerche come questa – dice Giovanni de Gaetano, membro del Comitato scientifico del Progetto Moli-sani, che ha contribuito alla ricerca con oltre 20.000 soggetti adulti sani - dimostrano come gli studi di popolazione, quelli che raccolgono informazioni sulle persone di un particolare territorio, siano una delle colonne portanti della medicina moderna. Da questi grandi progetti possono derivare informazioni cruciali, dalle quali possono scaturire nuovi metodi di indagine o nuove terapie. Potremmo dire che siamo di fronte ad una medicina e ad una ricerca scientifica fatte tra la gente e per la gente".
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