Ritrovato un feto di 4 mesi in Biccoca
Come è avvenuto il ritrovamento di un feto umano in un freezer -80 ed i dubbi di un sabotaggio contro il prof. Vescovi
In una cella frigorifera dell'Università di Bicocca a Milano, è stato scoperto un feto umano di 4 mesi. "Il feto è stato ritrovato nel freezer nel quali sono contenuti campioni utilizzati dal prof. Vescovi e dal suo gruppo che fa ricerca sulle staminali". Dall'Università spiegano che "l'ateneo non ha approvato linee di ricerche che prevedano l'utilizzo di feti umani e che per tanto il ritrovamento non è conforme ai protocolli autorizzati". Il rettore del dipartimento di Biotecnologie, Marcello Fontanesi, si è detto pronto a prendere "provvedimenti disciplinari, nel caso saranno accertate violazioni ai protocolli scientifici approvati dall'università". "Né io, né l'Università abbiamo mai autorizzato attività di ricerca di questo tipo, né abbiamo mai avuto notizia di cose di questo genere. Non abbiamo sospetti, o qualcuno ha fatto una cosa che non poteva fare o l'ha fatto per un atto, diciamo così, di provocazione" - ha proseguito il rettore. I ricercatori si difendono: "Qui non si lavora sui feti, ci sono regole ben precise che rispettiamo". E la rabbia dei dottorandi si conclunden con la paura che venga screditato il loro lavoro. "In collaborazione con la polizia e la magistratura, - spiega Fontanesi in una conferenza stampa - possiamo istituire una commissione d'inchiesta universitaria per cercare di ricostruire i responsabili, sperano che non si tratti di un dipendente, ricercatori o impiegati che siano". Il ritrovamento sarebbe avvenuto venerdì sera quando alcuni ricercatori che stavano cercando del ghiaccio seccon hanno individuato un contenutore in un frigorifero, al terzo piano, in cui c'erano dei reperti che non hanno identificato.
Stamattina alle 13.30 una giovane laureata, identificando un feto in quel sacco nero, si è rivolta al suo tutor il quale ha chiamato la polizia. Per accedere al freezer in questione servono delle chiavi ed i ricercatori spiegano che recentemente sono stati eseguiti dei lavori di manutenzione e sottolineano che sono frequenti episodi di piccoli furti. Anche Marina Lotti, direttrice del Dipartimento di Biotecnologie e Scienza Biologiche cerca di fare chiarezza: "Da un punto di vista del lavoro quando si fa ricerca non si utilizzano feti interi, ma solo una parte di essi. Di fatto poi un feto a -80 gradi non è più utilizzabile: i tessuti, a quelle temperature, sono rovinati". Sarà la commissione d'inchiesta ed il lavoro della polizia a chiarire, Lotti continua dicendo che "siamo anche noi in attesa di risposte. Vogliamo capire come sia finito un feto nei nostri laboratori".
A rincarare i dubbi ci ha pensato Angelo Vescovi, uno dei massimi studiosi italiani nel campo delle cellule staminali e responsabile per le attività di ricerca del laboratorio in cui c'è stato il ritrovamento: "Escludo che sia collegabile a noi questo cadavere, non è materiale che ci riguarda, non è roba nostra e possiamo dimostrarlo. Trovo del tutto singolare questo ritrovamento proprio quando stiamo arrivando a presentare ottimi risultati. Venerdì trapiantiamo l'ultimo paziente del primo gruppo per una ricerca sui pazienti affetti da SLA che sta funzionando. Stendo a credere sia una coincidenza. In effetti non sono presenti tornelli, sistemi di sicurezza se non delle telecamere esterne e nello stabile entrano ed escono centinaia di persone. Vescovi cita altri due episodi di sabotaggio, uno nel 2009 ed uno nei laboratori del San Raffaele nel 2005-2006 che "hanno distrutto anni di lavoro". Tra le ipotesi anche gruppi contrari all'utilizzo di staminali, il rettore Fontanesi ha assicurati che se dalla Commissione di inchiesta "ci risulteranno interni coinvolti, non metteranno mai piede in Bicocca".
Redazione (19/03/2013)
Pubblicato in Medicina e Salute
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feto
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