Intervista al prof. Umberto Veronesi di Arnaldo D’Amico per l’inserto Salute de La Repubblica, 24 marzo 2005
Il professor Veronesi comincia con una premessa politica. «Il referendum», dice, «è un istituto che giustifica la sua natura proprio nei casi che toccano i diritti e la libertà di ogni singolo individuo. Così è stato nel divorzio, nell’aborto e così è nel caso della legge 40 sulla fecondazione assistita, una legge che viola in diversi punti la libertà riproduttiva della coppia e la libertà personale della donna. Prima ancora che come medico, voglio parlare come cittadino di una democrazia, ricordando, con Jean Jacques Rousseau, che “ogni uomo è nato libero e padrone di se stesso, nessuno può, sotto qualunque pretesto, assoggettarlo senza il suo consenso”.
Qual è la principale critica scientifica da fare a questa legge?
«L’imposizione alla donna di farsi impiantare contro la propria volontà tutti gli ovuli fecondati, anche se portatori di una malattia genetica. Come medico non posso non far rilevare che questo divieto rende inutile uno dei grandi progressi della scienza, cioè la selezione degli embrioni che permette a un uomo e a una donna, minacciati da una malattia genetica nella propria discendenza, di generare un figlio sano. Rinunciare ai benefici scientifici dell’indagine genetica pre-impianto è vanificare la speranza di ridurre il tragico peso umano e sociale di trentamila bimbi che ogni anno nascono in Italia con gravi malformazioni».
E le violazioni della libertà personale?
«La legge mette dei limiti che ci fanno arretrare rispetto all’Europa e che di fatto costringeranno le coppie sterile a ricorrere a costose trasferte all’estero, creando una differenza tra cittadini abbienti e non abbienti. Ad esempio, il divieto della fecondazione eterologa, cioè con gameti donati. Significa che la più antica e semplice delle metodiche è fuori dalla portata di quelle coppie che non riescono ad avere figli perché uno dei due è sterile. In questi casi, quando si esprime la volontà di diventare genitori di un figlio che si alleverà con amore anche se non ne sarà il genitore biologico, io credo che sia profondamente ingiusto negare il diritto all’autodecisione. Inoltre il ricorso alla fecondazione eterologa non supera il 20% dei casi. Sono coppie che non scelgono questa strada per capriccio ma vi arrivano dopo una penosissima odissea di tentavi falliti».
La legge può causare problemi di salute alle donne?
«La legge non consente la produzione di un numero di embrioni superiore a quello strettamente necessario ad un unico e contemporaneo impianto degli embrioni, e fissa a tre il loro numero massimo. Considerando che la percentuale di gravidanze avviate con ovociti fecondati in vitreo non supera il 15-20%, ciò significa che in caso di fallimento la coppia non potrà più avvalersi di embrioni congelati, che dovrà sottoporsi da capo a tutta la non facile procedura, e che la donna dovrà subire ogni volta una nuova stimolazione ormonale, dannosa per la salute».
E sulle staminali?
«I limiti che la legge, di fatto, mette alla ricerca sulle staminali embrionali espropriano gli italiani anche di frutti di questo settore di ricerca. Ribadisco: è una legge ingiusta, inumana e antiscientifica. Andrò a votare al referendum e voterò sì a tutti i quesiti».